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Ambiente & Veleni - 27 Marzo 2024
Legge sulla caccia, Caramiello (M5s): “L’Italia finirà sotto procedura d’infrazione Ue. E a pagare saranno i cittadini”
“Il governo Meloni ha ricevuto lo scorso 7 febbraio dalla Commissione Europea una lettera di messa in mora per il mancato rispetto della Direttiva Uccelli (2009/409/CE) e del Regolamento REACH (1997/2006/CE), perché non protegge adeguatamente le catture accidentali di specie marine, autorizza l’uccisione e la cattura di animali selvatici nelle aree protette e nei periodi di divieto e, soprattutto, non rispetta le norme sull’uso del piombo nelle munizioni utilizzate dai cacciatori”. A denunciarlo è il capogruppo M5s in commissione Agricoltura a Montecitorio, Alessandro Caramiello, nel corso di una conferenza stampa alla Camera, insieme ad alcune tra le principali associazioni ambientaliste (Enpa, Lav, Lipu e Wwf). Un’iniziativa nel quale è stata contestata la nuova legge sulla caccia, a prima firma del leghista Francesco Bruzzone e già ribattezzata ‘Legge spara-tutto‘. “Dopo queste due pre-procedure, se passasse questo provvedimento l’Italia – ha avvertito – finirebbe sicuramente sotto procedura d’infrazione. E a pagare sarebbero i cittadini italiani“, ha continuato il deputato M5s.
Al momento, rispetto alle violazioni già riscontrate, la fase è di pre-contenzioso. Secondo quanto previsto infatti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, quando la Commissione europea rileva la violazione di una norma comunitaria, procede all’invio di una “lettera di messa in mora“, concedendo allo Stato un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni. La violazione contestata può consistere nella mancata attuazione di una norma europea, oppure in una disposizione o in una pratica amministrativa nazionali che risultano con essa incompatibili. Nel caso lo Stato membro non risponda alla lettera di messa in mora nel termine indicato, oppure fornisca alla Commissione risposte non soddisfacenti, quest’ultima può emettere un parere motivato con il quale cristallizza in fatto e in diritto l’inadempimento contestato e diffida lo Stato a porvi fine entro un dato termine. In caso contrario, la Commissione può presentare ricorso per inadempimento davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee contro lo Stato in questione. Si conclude così la fase del cosiddetto “precontenzioso” ed inizia la fase contenziosa diretta ad ottenere dalla Corte l’accertamento formale, mediante sentenza, dell’inosservanza da parte dello Stato di uno degli obblighi imposti dall’Unione.
“Il governo ha pochissimo tempo (entro il 7 aprile 2024, ndr) per rimediare alle violazioni riscontrate, rischiando addirittura di finire sotto la scure della Corte di Giustizia dell’Ue. Ancora una volta il Governo Meloni ci espone alla vergogna internazionale: è ora di mettere un freno a questa deriva pericolosa, nel rispetto del nostro ambiente e delle future generazioni”, ha avvertito Caramiello.
In merito alle violazioni riscontrate nella direttiva Uccelli (su tutela degli habitat e specie migratrici, regime generale di protezione delle specie di uccelli e regime giuridico degli abbattimenti, ndr), Caramiello ha spiegato come il nostro governo abbia “motivato la norma con il problema dei cinghiali, dichiarando che analoghe disposizioni erano già presenti e che il piano attuativo limiterebbe il piano di azione della disposizione e garantirebbe il rispetto della legislazione europea. In sostanza, una norma di rango primario prevede una serie di violazioni, ma la sua norma attuativa (di rango secondario) correggerebbe la non conformità. Una tesi molto ardita“. E ancora: “Queste argomentazioni sono state contestate dalla Commissione, evidenziando come la lettera della norma non sia in realtà circoscritta ai cinghiali, ma astrattamente riguarda tutta la fauna selvatica. Ma non solo: ha fatto emergere altre contraddizioni, dall’esplicita previsione dei piani di abbattimento, all’eliminazione dell’obbligo di privilegiare i metodi ecologici (quindi incruenti), la riduzione a semplice consultazione del ruolo dell’ISPRA, la declassazione del ruolo delle guardie venatorie; la scomparsa delle garanzie complessive del sistema che prevedeva metodi scientifici e uso di personale specializzato. Inoltre la Commissione ha evidenziato la “grave incertezza giuridica” del rinnovato quadro normativo”. Una situazione simile riguarda invece le contestazioni sul regolamento REACH, in merito ai limiti all’uso di munizioni di piombo all’interno o in prossimità delle zone umide. “In risposta all’avvio della procedura il Governo italiano ha informato che le disposizioni contestate erano state trasfuse in una norma di rango primario, come se il passaggio ad un livello superiore di una norma in contrasto con il diritto europeo ne sanasse miracolosamente la difformità”, hanno ricostruito il M5s e il suo capogruppo Caramiello, attraverso la lettura di atti riservati in commissione Agricoltura. costa
“Questo governo può ancora rispondere alle contestazioni Ue, ma non lo farà, dato che ha portato in commissione la proposta di legge a prima firma del leghista Bruzzone, che fa ancora peggio rispetto a quanto ci è stato già contestato”, ha concluso il deputato M5s. Parole condivise anche dal vicepresidente della Camera, Sergio Costa: “La proposta di legge della Lega sulla caccia vuole legalizzare l’attività dei bracconieri contro la fauna selvatica. È un liberi tutti, giorno e notte, è una barbarie ambientale e faunistica, in palese contrasto con la norma costituzionale che nella scorsa legislatura abbiamo fortemente voluto: l’articolo 9 e 41. Andremo in infrazione europea, già ce ne sono due in pre-contenzioso. Io da cittadino non voglio che le mie tasse paghino il far west del bracconaggio e l’infrazione europea che ne deriverà”.