Secondo gli inquirenti per almeno 10 anni avrebbe ceduto più volte la sua identità all’allora latitante Matteo Messina Denaro. Massimo Gentile, l’architetto 51enne arrestato questa mattina in Brianza, è cugino di secondo grado del boss ergastolano Salvatore Gentile e dal 2019 vive a Limbiate in provincia di Monza-Brianza dove lavora come istruttore direttivo tecnico al Comune e dal 2021 ha ricevuto anche l’incarico di responsabile dei procedimenti del servizio Lavori pubblici, gestendo così decine di progetti finanziati con il Pnrr. Tutto questo in un Comune dove – come sottolinea la Dia – è molto presente la criminalità organizzata soprattutto calabrese: proprio a Limbiate, infatti, risulta operativa una locale della ‘ndrangheta.

L’inizio dell’attività professione – Massimo Gentile è originario di Campobello di Mazara, il paese in cui Messina Denaro ha trascorso gli ultimi anni di latitanza e dove viveva prima di essere arrestato. Dopo il liceo a Castelvetrano, si laurea in Architettura all’Università di Palermo nel 2000 e nel marzo dal 2001 risulta iscritto all’albo degli architetti di Trapani. Come scrive lo stesso nel suo curriculum, inizia a lavorare come libero professionista a Campobello per poi trasferirsi subito dopo a Milano. Da qui collabora prima con un’impresa di pavimenti in provincia di Varese e poi con un’azienda edile di Piacenza. Tornerà però in Sicilia: come risulta ai magistrati nel 2017 Gentile lavorava a Campobello di Mazara presso la ditta individuale di Chiana Laura, attiva in colture di olivi e pompe funebri. Chiana è la moglie di Bonafede Andrea, il dipendente del Comune di Campobello condannato nel novembre scorso a 6 anni e 8 mesi come fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro: era lui a ritirare le ricette mediche del boss di Castelvetrano scritte dal medico di base, Alfonso Tumbarello.

La sospensione dall’ordine degli architetti – Dal sito dell’ordine degli architetti però viene fuori che “il professionista è attualmente sospeso a seguito della misura disciplinare comminata dal 16/01/2016“. Non è noto il motivo della sospensione disciplinare, ma – secondo quanto presente sul portale dell’ordine – sembrerebbe tuttora in corso. Una sospensione che gli è costata nel marzo del 2018 l’esclusione da un concorso del Comune di Castenedolo in provincia di Brescia: “Architetto Massimo Gentile, non ammesso, per sospensione dall’ordine degli architetti come risulta dalla verifica effettuata all’albo on line”, si legge nella determina. Per il Comune di Castenedolo non aveva i requisiti previsti nel bando di concorso per “un posto a tempo pieno ed indeterminato di istruttore direttivo tecnico, Cat. D1″. Lo stesso ruolo per il quale, però, Gentile vince il concorso al Comune di Limbiate dove si insedia il primo marzo del 2019 come istruttore tecnico categoria C e dal primo settembre 2020 come istruttore direttivo tecnico categoria D. La promozione arriva poi nell’ottobre del 2021 quando gli viene conferito l’incarico di “posizione organizzativa nonché la responsabilità dei procedimenti relativi al Servizio Lavori Pubblici per il periodo dal 01/11/2021 al 31/10/2024″. Dalle sue mani passano così numerosi progetti finanziati con il Pnrr. È lo stesso professionista a “raccontare” su Facebook delle opere realizzate grazie ai fondi europei. Lavori legati a ristrutturazioni di scuole, impianti sportivi, infrastrutture. Tutto questo mentre da anni i magistrati denunciano il rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei finanziamenti del Pnrr.

I legami familiari e il rapporto con Messina Denaro – I carabinieri del Ros lo hanno arrestato per associazione mafiosa, “per avere fatto parte, unitamente a Matteo Messina Denaro e Andrea Bonafede cl. 63 e numerose persone già separatamente giudicate nonché altre non ancora identificate, dell’associazione mafiosa Cosa Nostra“. Secondo gli inquirenti, tra il 2007 e il 2017, l’architetto avrebbe ceduto più volte la sua identità al capomafia ricercato, consentendogli così di acquistare una Fiat 500 e una moto Bmw, di stipulare l’assicurazione sui due mezzi, di compiere operazioni bancarie, “insomma – scrivono i magistrati – di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque e con un apparentemente regolare documento di riconoscimento”. Il Gip nell’ordinanza fa anche riferimento alla parentela di Gentile Massimo con Gentile Salvatore, marito di Bonafede Laura, “mafioso condannato all’ergastolo per gravi fatti di sangue commessi in concorso e soprattutto su ordine di Messina Denaro Matteo”. I padri di Gentile Massimo e Gentile Salvatore sono cugini di primo grado, in quanto figli di fratelli: “Si tratta – si legge ancora – di legami familiari che rivestono particolare importanza, specie se inquadrati in una dimensione territoriale molto ridotta ed altresì in un contesto mafioso come quello della famiglia Bonafede-Gentile. Ma oltre a tale dato familiare, certamente coerente con la massima fiducia riposta dal Messina Denaro in Gentile Massimo”. L’arresto è avvenuto a Limbiate, comune della provincia di Monza-Brianza dove, come sottolinea la Dia nella sua relazione semestrale, è molto radicata la criminalità organizzata soprattutto calabrese e dove risulta operativa anche una locale della ‘ndrangheta.

Il Comune di Limbiate – Sindaco del Comune di Limbiate è Antonio Domenico Romeo, primo cittadino dal 2001 (con un’unica pausa tra il 2011 e il 2016). Ex consigliere regionale di Forza Italia in Lombardia, originario di Melito di Porto Salvo (in provincia di Reggio Calabria), secondo un’inchiesta del 2012 della Procura di Monza Romeo avrebbe ricevuto i voti della ‘ndrangheta quando quest’ultima ha voltato le spalle all’ex assessore regionale Massimo Ponzoni. In favore di Romeo, non indagato, si era registrata anche una dichiarazione pubblica di voto espressa da Natale Moscato, grosso imprenditore edile di Desio. Anche Natale Moscato è originario di Melito Porto Salvo ed è imparentato con la famiglia Iamonte, storica cosca di ‘ndrangheta egemone nel paese del reggino. Già assessore comunale all’urbanistica per il Psi, fu arrestato per associazione mafiosa nel 1994 e poi assolto. Annunziato, fratello di Natale, figurava tra i presunti boss da arrestare nell’inchiesta Infinito del luglio 2010, ma era deceduto prima del blitz. In un’intervista al Giornale di Desio del 17 agosto di quello stesso anno, dove nega ogni coinvolgimento con la criminalità, Natale Moscato dice la sua sulle elezioni regionali lombarde svoltesi in primavera: “Massimo Ponzoni non è mai stato presente a Desio né in Brianza e gli stessi brianzoli l’hanno punito. Io non ho fatto la campagna elettorale per nessuno, ma come sa ho una famiglia numerosa e tutti noi alle Regionali abbiamo votato per Antonio Romeo, un sindaco che al suo paese, a Limbiate, è stato premiato con tremila voti. Evidentemente fa bene il suo lavoro e, lui sì, merita la mia stima: Ponzoni non avrebbe neanche dovuto essere eletto”. Romeo comunque non è stato mai indagato in quell’inchiesta. A sollevare il caso politico era stato l’allora consigliere del Pd Giuseppe Civati.

“Il Comune non è coinvolto” L’arresto di Massimo Gentile è “una brutta vicenda personale di un dipendente ma non coinvolge in alcun modo il Comune” e non riguarda la sua attività lavorativa, fanno sapere con una nota dal Comune di Limniate spiegando di “aver prestato la necessaria massima collaborazione alle autorità per tutti i controlli di rito”. E il sindaco Antonio Romeo si dice pronto “ad adottare atti e provvedimenti che tutelino l’Ente, l’intera comunità limbiatese e l’immagine della nostra Città”. “L’Amministrazione Comunale ha sempre lavorato nel rispetto della legalità – ha sottolineato – Quanto sta emergendo in queste ore riguarda una brutta vicenda personale di un dipendente ma non coinvolge in alcun modo il Comune di Limbiate. Non permetterò pertanto che questi fatti possano intaccare o compromettere l’immagine dell’Ente che ha sempre operato e continuerà ad operare nel rispetto della legalità”.

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