Kate Middleton non è purtroppo l’unica under 50 colpita da un tumore. Prima di lei, molti altri: Fedez, operato nel 2022 di tumore al colon; la showgirl Wanda Nara, che ha annunciato a gennaio di soffrire di leucemia mieloide cronica; il cantante Valerio Scanu, operato nel 2023 di tumore al polmone. Qualche giorno fa se n’è andato a soli 37 anni Marco Petrini, “DottorPet”, ma tanti altri giovani vip sono guariti: tra loro l’attrice Carolina Marconi e la cantante Emma Marrone – la prima soffriva di tumore al seno, la seconda a utero e ovaie. Come mai il tumore, di solito associato agli over 50, tanto che gli screening per la diagnosi precoce partono da quell’età, colpisce ora giovani?
Numeri in crescita
Cifre pesanti, quelle riportate da uno studio pubblicato a settembre su BMJ Oncology.“L’incidenza globale del cancro a esordio precoce è aumentata del 79,1% […] tra il 1990 e il 2019”, scrivono gli autori. L’impatto maggiore è nei paesi sviluppati: Australia, Europa occidentale e Nordamerica. L’articolo “Why are so many young people getting cancer? What the data say”, uscito a marzo su Nature, denuncia: “Tra il 1990 e il 2019, l’incidenza di 29 tumori – tra cui seno, polmone e colon-retto – è aumentata globalmente in persone sotto i 50, soprattutto nelle donne”. Il Wall Street Journal riferisce che negli Stati Uniti tra il 2000 e il 2020 le diagnosi di nuovi tumori negli under 50 segnano un più 13%. Quanto all’Europa, uno studio degli atenei di Milano e Bologna uscito a gennaio su Annals of Oncology prevede una riduzione della mortalità per vari tipi di tumore ma non per quello al colon-retto tra i giovani adulti, dato invece in crescita in tutta Europa, anche se un po’ meno in Italia. Proprio l’apparato gastro-intestinale sembra il bersaglio preferito dei tumori giovanili. A Milano per esempio, tra il 1999 e il 2015 c’è stato un aumento dello 0,7% annuo dei casi di cancro al colon-retto negli under 50, a fronte di un calo del 3% annuo nella fascia d’età 50-60 anni (Agenzia per la Tutela della Salute di Milano – ATS), mentre negli USA un caso su cinque colpisce sotto i 55 anni. I risvolti sono facilmente comprensibili: giovani alle prese con malattie pesanti, da curare per molti anni con conseguenti costi socio-economici.
Tante ipotesi
La scienza è al lavoro, ma l’opera è lunga e difficile, essendo il cancro una malattia multifattoriale cui contribuisce anche l’elemento psicologico. Tante le piste battute: l’esposizione prenatale a fumo, alcol o malnutrizione, oppure – ipotesi su cui lavorano le epidemiologhe B. Cohn e C. Murphy – a una forma sintetica di progesterone assunta per prevenire parti pre-termine. A Milano, gli studi in vitro in corso presso l’IFOM (Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare ETS) additano microplastiche, particolato sottile, consumo di carni rosse troppo cotte e lavorate, alcol, zuccheri aggiunti – presenti soprattutto in bevande industriali e in certi succhi di frutta. Del resto, non va dimenticato che il rischio maggiore riguarda l’apparato gastrointestinale. E qui entrano in gioco i microrganismi di stomaco e intestino, addetti alla digestione e all’assimilazione dei cibi. Così i ricercatori stanno verificando se anche l’ampio uso di antibiotici possa avere un ruolo. “Alterazioni nella composizione del microbioma, come quelle causate da cambiamenti dietetici o da antibiotici, sono collegate a infiammazioni e aumento di rischio di varie malattie, tra cui alcune forme di cancro”, ricorda Nature.
Dieta e sovrappeso
Stringi stringi, eccoci allo stile di vita. “Le ipotesi riguardano l’alta incidenza di obesità e sedentarietà nella popolazione giovanile, entrambe fattori di rischio universalmente riconosciuti per tutta una serie di tumori. Mi sembra plausibile: gli studi epidemiologici indicano che obesità e sovrappeso sono correlati a un rischio maggiore di tumori. Occorre prevenire questi stati fisiologici soprattutto a partire dalla popolazione infantile”, osserva la dott. Lucilla Titta, ricercatrice e nutrizionista, coordinatrice del progetto SmartFood all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Sulla stessa lunghezza d’onda la dott. Michela de Petris, esperta in nutrizione del paziente oncologico: “La dieta impatta per il 30-40% sulla probabilità di sviluppare malattie oncologiche”. E negli ultimi decenni è cambiata molto. “Oggi la vita è più stressante e frenetica, c’è più l’inquinamento acustico, ambientale ed elettromagnetico. Rispetto agli anziani, i giovani mangiano peggio perché c’è molto più cibo spazzatura”.
Rincara la dose il dott. Franco Berrino, medico, epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: “I bambini bevono in media ogni anno 56 litri di bevande gassate; secondo molti studi, ogni bicchiere al giorno di bevanda zuccherata aumenta il rischio di cancro dell’8%. Consumano poi merendine industriali, dolciumi trattati con coloranti, emulsionanti: questi ultimi, secondo il grande studio francese NutriNet-Santé, aumentano il rischio di cancro”. E tra bevande zuccherate e cibi ultraprocessati cresce l’obesità, tra le cause dei tumori.
Igiene di vita
Anche se la scienza non ha dato una risposta definitiva sui tumori giovanili, vale la pena giocare la carta dello stile di vita, sempre remunerativa. “Oltre a migliorare le scelte alimentari occorre combattere la sedentarietà. E poi più tempo all’aria aperta, in natura, e più meditazione”, consiglia la dott. De Petris. Che sia in movimento o statica, la meditazione è fondamentale in ambito oncologico. Fumo e alcol già sappiamo che non sono indicati, ma nemmeno trascurare il sonno. “A letto presto”, raccomanda. “L’organismo produce autonomamente melatonina, che regola il ritmo sonno-veglia ma è pure antitumorale”.