Quando ho iniziato a occuparmi di bufale sul web (molto tempo fa, con questo blog che ha appena compiuto dieci anni), c’era una piccola ma appassionata comunità di persone che dedicava tanto tempo a controllare le affermazioni di mezzi d’informazione e politici. Recentemente, soprattutto sui social, abbiamo assistito a un notevole incremento di persone che si improvvisano divulgatori scientifici e cacciatori di bufale sugli argomenti più disparati. Praticamente nessuno si occupa però dell’inceneritore di Roma, di cui ho parlato nell’incontro di Genzano.

Sono state raccontate una serie di frottole spaventose ma nonostante questo tutti zitti, con l’eccezione dei comitati locali che si battono contro questo scempio. Attenzione: c’è chi lecitamente è a favore di questo impianto perché pensa possa essere utile o necessario. Ebbene, dovrebbero essere i primi ad alzare la voce, piuttosto che chiudersi in un silenzio assordante.

Partiamo da una delle frottole più grandi: quella sulle tempistiche. Sul sito di Roma Capitale si legge che “secondo il cronoprogramma, il cantiere dovrebbe iniziare entro l’autunno 2024 per finire entro il 2026.” Visto che l’avvio dei lavori ben difficilmente avverrà prima dell’autunno di quest’anno, qui si ipotizza che in soli due anni l’impianto possa essere terminato. Il famoso inceneritore/termovalorizzatore di Copenaghen, quello con la pista da sci di plastica verde sopra, ha visto l’avvio lavori nel marzo 2013 e la consegna dell’impianto nel marzo 2017, cioè ben quattro anni dopo. Come a Roma ci si possa mettere addirittura meno che in Danimarca appare un mistero. L’impianto di Copenaghen è preso a modello dal Sindaco Gualtieri, che recentemente ha anche realizzato un video propagandistico in Danimarca. Il punto chiave è che qualcosa che funziona in Danimarca non è affatto detto che lo possa fare nello stesso modo a Roma, con le condizioni ambientali di Roma.

“I prezzi delle case qui vicino sono più alti” ha detto Gualtieri. Questo non accadrà per le case vicino l’impianto di Roma, che anzi vedranno presumibilmente calare il loro valore.

L’impianto danese recupera energia sotto forma di calore tramite i tubi del teleriscaldamento (potenza dell’impianto da 157 a 247 MW, per le esigenze di 120.000 famiglie) oppure elettricità (0-63 MW) e in un luogo freddo avere il teleriscaldamento è un vantaggio significativo: ecco perché l’impianto in Danimarca è posto al centro della città. Quello progettato a Roma però (come specificato nel bando) avrà una rete di teleriscaldamento puramente simbolica (solo un MW, espandibile eventualmente a 20 MW). Si tratta di un valore centinaia di volte inferiore. Quindi, a differenza di quello danese, l’impianto di Roma produrrà quasi solo elettricità, non calore. Tuttavia, per produrre elettricità e far funzionare l’impianto servirà tanta acqua per il raffreddamento: tra uno e due metri cubi per tonnellata di rifiuti bruciati secondo la letteratura scientifica.

La disponibilità di acqua fredda è un aspetto cruciale: ecco perché gli impianti sono costruiti per lo più al nord piuttosto che al sud: lì il teleriscaldamento è utile.

Nell’incontro di Genzano Roberto Sallustri, uno dei tecnici intervenuti, ha spiegato molto bene lo stato drammatico degli ultimi due laghi rimasti nell’area. Il lago Albano in soli 40 anni ha visto il suo livello diminuire di ben sei metri. C’è una piattaforma costruita per le Olimpiadi del 1960 che era allora al livello del lago e che ora si staglia in alto diversi metri sulla spiaggia lontano dalla riva.

Il prelievo di acqua dal lago è già adesso insostenibile: con un ulteriore milione di metri cubi annui sottratti (questo sarà l’ordine di grandezza dell’acqua consumata dall’inceneritore) il sistema della falda acquifera andrà probabilmente al collasso. Questo aspetto non è stato affrontato nel bando: si sostiene genericamente che per le esigenze idriche si provvederà tramite le acque meteoriche, le acque condensate dai fumi di scarico, le acque di un depuratore di una frazione vicino e se tutto questo non dovesse bastare (evento che si verificherà di sicuro) si ricorrerà all’acqua estratta da due pozzi artesiani. Qui ci troviamo di fronte a una forte criticità nella progettazione: l’impianto di teleriscaldamento a Copenaghen funziona anche come impianto di raffreddamento, ma questo non sarà possibile a Roma. Anche perché al netto del riscaldamento globale le condizioni climatiche di Copenaghen sono molto diverse rispetto a quelle di Roma.

Sulla fake news spaventosa della “cattura e stoccaggio” dell’anidride carbonica (CO2) per l’impianto di Roma penso sia inutile ripetermi. Dalla lettura del bando, si evince che nel caso tutto dovesse andare bene sarà di meno dello 0,1% di quella prodotta. Il Sindaco Gualtieri ha parlato più volte di “abbattere le emissioni” (con solo lo 0,1% catturata!) o addirittura di “emissioni negative” secondo questa fonte.

La questione “emissioni di CO2” non riguarda solo i ragazzi e le ragazze di Extinction Rebellion o Ultima Generazione. A breve la CO2 prodotta dagli inceneritori sarà tassata nella misura di circa 100 euro a tonnellata. E questa ulteriore tassa la pagheranno i romani.

Controllare le affermazioni su un dato argomento dovrebbe essere un servizio importantissimo per la società, indipendentemente da quale parte politica esse provengano. Dire “l’inceneritore serve” (ammesso serva davvero) non giustifica tutte le frottole raccontate. Non voglio nemmeno immaginare come sarebbe stata attaccata l’ex Sindaca Raggi se avesse lei sostenuto solo una parte di tutto questo. Quindi, cari debunker, qui c’è tanto lavoro per voi. Datevi da fare.

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