Dopo l’Università di Torino, che il 7 marzo scorso si è sfilata dall’Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele, ora la Scuola Normale di Pisa chiede di rivalutare il bando Maeci Italia-Israele. Nella mozione approvata dal Senato accademico martedì scorso, come riportano oggi alcuni quotidiani, al punto 5 si legge che la Normale “chiede al Maeci, alla luce dei principi sopra richiamati, di riconsiderare il ‘Bando Scientifico 2024’ emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell’accordo. Si tratta dei primi risultati della lotta dei gruppi studenteschi di tutta Italia, tornati a protestare da Roma a Genova, passando per Bologna e Bari. Sono almeno 20 gli atenei in protesta – tra cui Roma Tre e Tor Vergata, Trento, Firenze, Pisa, Milano e Milano-Bicocca, Napoli e Bologna – e vedono per la prima volta una saldatura tra studenti e docenti e ricercatori per la “smilitarizzazione” e l’autonomia delle università.

La richiesta di riconsiderare il bando Maeci è stata fatta dagli studenti. La mozione è stato poi approvata a maggioranza dalle componenti del Senato accademico. Nel testo la Normale, “richiamando integralmente i contenuti della mozione approvata dal Senato Accademico il 28 novembre 2023, rinnova con forza, anche alla luce della risoluzione Onu del 25 marzo 2024, la richiesta di rilascio degli ostaggi e di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza al fine di scongiurare l’ulteriore aggravarsi di una situazione umanitaria ormai disperata, che si configura ogni giorno di più come un’inaccettabile forma di punizione collettiva della popolazione palestinese”.

“Oggi, in circostanze di eccezionale e crescente gravità – si spiega poi -, la Scuola Normale Superiore ritiene di essere chiamata, insieme a tutta la comunità scientifica internazionale, non solo ad attestare concretamente la propria solidarietà ma anche a riflettere criticamente ad ampio raggio sulle ramificazioni del proprio lavoro. A tal fine la Scuola” afferma “la necessità di ispirare le attività di ricerca e di insegnamento al rispetto” dell’articolo 11 della Costituzione “che prescrive il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e “in coerenza con il dettato costituzionale”, si impegna “a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza”.

Ancora la Normale “si impegna a promuovere il confronto e il dialogo tra tutte le componenti della sua comunità sugli sviluppi della situazione in Palestina chiedendo al direttore di convocare entro la fine di aprile un’assemblea generale dedicata al tema e di favorire altre iniziative” e conferisce al direttore il mandato di farsi portavoce in ogni sede istituzionale, e in particolare presso il Mur, il Maeci e la Crui, delle posizioni espresse nella presente mozione”.

“Torino insegna che vincere è possibile. Anche a Milano dobbiamo rompere ogni complicità con Israele e con la filiera bellica” affermano gli studenti di Cambiare Rotta riuniti mercoledì in un’assemblea all’Università di Milano Bicocca. Il “precedente” che “rappresenta un’opportunità da cogliere” è proprio quello di Torino, dove il senato accademico (quello di Bicocca si riunirà il 3 aprile) ha già deciso per lo stop al bando ‘Maeci’. Intanto nel corso dell‘assemblea nazionale svoltasi tra un centinaio di studenti, professori, ricercatori, dottorandi e personale tecnico amministrativo, firmatari dell’appello per il ritiro del bando, è stata annunciata la proposta di istituire anche una settimana di mobilitazione, dal 3 al 10 aprile, e uno sciopero che Usb Università ha pensato di indire il 9 dello stesso mese rivolto al settore tecnico amministrativo e al personale docente.

Nel corso della riunione, a cui hanno partecipato persone da tutta Italia, da Torino a Bari, sono state avanzate diverse proposte per i 7 giorni che precedono la scadenza del bando il 10 aprile: da “seminari sulla smilitarizzazione delle università” alla lettura dei report della relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese. Durante l’assemblea è stato anche ricordato l’appuntamento per il presidio del 9 aprile davanti alla Farnesina, a Roma, lanciato anche ieri dai collettivi alla Sapienza. L’appello per il ritiro dal bando Maeci è stato firmato da 2029 tra docenti e ricercatori di numerose università italiane.

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