“Stiamo coprendo questo quadro perché non possiamo sopportare che i dipinti dello stupratore di Artemisia siano appesi accanto ai suoi” con queste parole il gruppo di attiviste “Bruciamo tutto” questa mattina a Genova ha contestato quella che ritiene la “spettacolarizzazione di uno stupro”. Nessun danneggiamento al quadro di Agostino Tassi, ma un telo nero a coprirlo e vernice a terra: “Non deve stare qua, non così, non in questo contesto”. L’azione segue le polemiche dei mesi scorsi da parte di diverse realtà femministe che avevano ottenuto alcune modifiche alla mostra “Artemisia Gentileschi, coraggio e passione” in accordo con la Fondazione di Palazzo Ducale, sede dell’esposizione. Così il neonato movimento “Bruciamo tutto” riprende in chiave “anti-patriarcale” le azioni di disobbedienza civile nonviolenta tornate alla ribalta negli ultimi anni, sul fronte della crisi climatica, con Ultima Generazione e Extinction Rebellion: “È nato dal fuoco viscerale sentito dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, un fuoco che non deve più dissiparsi. Non resteremo più in silenzio davanti all’orrore della violenza di genere – scrivono – Abbiamo una richiesta concreta rivolta al governo: un reddito di liberazione che vada immediatamente a sostegno di tutte le vittime di violenza domestica, in modo che raggiungano l’indipendenza economica necessaria per liberarsi dai loro carnefici”.

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Disforia di genere, le associazioni trans: “Governo ci convochi al tavolo, no a scelte unilaterali sui protocolli”

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