Quando si parla di malattie del cuore, associamo il più delle volte il fenomeno a casi di infarto, ipertensione, ma molto di rado alla presenza di un tumore. In realtà anche in questo organo può insorgere una forma tumorale. Come abbiamo potuto scoprire in questi giorni con l’intervento cui si è sottoposto Flavio Briatore a causa proprio di un tumore benigno, intervento effettuato all’ospedale San Raffaele di Milano.

Che cosa sono
I tumori cardiaci possono essere di tipo primitivo, originati quindi da una trasformazione delle cellule cardiache oppure di tipo metastatico, a seguito di un tumore comparso in altre sedi dell’organismo. Come tutti i tumori, possono essere benigni e maligni, con i primi molto più frequenti. Di fatto, si tratta di una patologia molto rara, visto che rappresentano lo 0,02% di tutti i tumori che colpiscono uomini e donne. Nel caso di Briatore siamo di fronte a un mixoma che rappresenta “il principale tumore al cuore benigno, quasi il 50% infatti dei tumori è di questo tipo”, spiegano gli esperti del Gemelli nel sito gemellicardiocenter.it. Nel 75% dei casi i mixomi si sviluppano nell’atrio sinistro e non producono metastasi, come invece accade per un tumore maligno. Nel caso del noto imprenditore, l’intervento è stato mini-invasivo, eseguito in toracotomia endoscopica, con circolazione extracorporea.

Sintomi: che cosa dice l’esperto
“Il mixoma è un tumore cardiaco benigno che nella stragrande maggioranza dei casi si forma all’interno dell’atrio di sinistra. Per il cardiologo è una grande sfida”, spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Carlo Cipolla, Direttore Divisione di Cardioncologia e Second Opinion, Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “Perché si forma e cresce rapidamente e contempla sintomi molto generici (palpitazioni, aritmie, respiro corto) o più spesso nessuno. Al contrario le possibili complicazioni (se non scoperto prestissimo) possono essere molto gravi – sincope, embolia polmonare, scompenso cardiaco fino alla morte improvvisa – o addirittura letali.

Prevenzione
Sulla diffusione di questi tumori però Cipolla ha un’altra opinione: “La loro frequenza è di sicuro troppo sottostimata, come confermano alcuni studi. Quindi l’unica arma è la prevenzione”. In che modo però si possono evitare, vista anche la possibilità che compaiano in modo asintomatico? “Si deve ricorrere periodicamente a un esame con ecocardiogramma che ne svela subito l’esistenza e le caratteristiche, nonché la operabilità”, continua l’esperto. “La combinazione dei due fattori citati, ossia frequente asintomaticità e conseguente mancata diagnosi in vita, nonché cause di morte che vengono attribuite a tutt’altro (aritmie, infarto, embolie, ictus cerebrale) impone l’esecuzione routinaria, sia nei giovani sportivi che negli adulti sopra i 40 anni, di un semplice ecocardiogramma almeno ogni 2 anni. Tra i tanti esami, spesso inutili, che si fanno per prevenzione questo è indispensabile”.

Altre tipologie di tumore cardiaco
Tra i tumori cardiaci primitivi meno frequenti, va ricordato il fibroelastoma papillare, di origine fibrosa (nasce in corrispondenza delle valvole cardiache e la complicanza peggiore è l’embolia); il rabdomioma, che compare soprattutto in età infantile e in genere regredisce con l’età; il fibroma, emangioma, che in genere si scopre per caso; paraganglioma; lipomi e cisti pericardiche che, pur non essendolo, simulano un tumore. Per i tumori cardiaci primitivi maligni, tra i più frequenti troviamo il sarcoma, spesso angiosarcoma, che si sviluppa di solito nell’atrio destro e può dare problemi sulla valvola tricuspide o sul ventricolo destro. Il sarcoma può produrre metastasi – in genere polmonari – o estendersi al pericardio. Tra le altre forme, anche il leiosarcoma, liposarcoma, rabdomiosarcoma e istocitioma. Il mesotelioma e il linfoma cardiaco, associato spesso a sindromi immunodepressive, sono invece forme più rare.

Cause, terapie e intervento
Le cause di questi tumori primitivi sono ancora sconosciute, tranne che nei casi di familiarità o nei metastatici, perché conseguenza di tumori pregressi. Per la diagnosi, i medici si avvalgono soprattutto di tac cardiache, ecocardiografie colordoppler e risonanze magnetiche cardiache. Infine, la cura dei tumori cardiaci primitivi benigni richiede l’asportazione del tessuto neoplastico, qualora non siano coinvolte parti inoperabili. Ma l’asportazione completa del tumore deve prevedere l’eliminazione della base d’impianto, ovvero il punto in cui il tumore si innesta nel tessuto cardiaco.

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