Dopo la seconda udienza del caso Salis, in occasione della quale il giudice ungherese ha negato la richiesta degli arresti domiciliari, il padre dell’attivista ha dichiarato di volersi rivolgere direttamente al presidente Sergio Mattarella. “Ho mandato una Pec al presidente della Repubblica, una lettera molto asciutta riferendomi a quella che gli avevo inviato il 17 gennaio e a cui aveva subito risposto. È il garante della Costituzione e l’articolo 3 si applica a tutti i cittadini italiani: può intervenire sul governo Orban e deve smuovere il governo italiano perché evidentemente non ha fatto quello che doveva fare”, ha riferito il padre dell’insegnante milanese all’Ansa.

Il governo italiano è immobile. A questo punto chiederò di nuovo aiuto al presidente Mattarella”, spiega in un’intervista rilasciata a Repubblica. “Nordio ha detto che era colpa nostra se Ilaria non era fuori dal carcere, che abbiamo perso un anno a non chiedere i domiciliari in Ungheria. Ora abbiamo avuto la prova che era una fandonia. E la conferma che il motivo per cui al tempo non avevamo avanzato la richiesta dei domiciliari a Budapest era fondato”. Roberto Salis dice di aspettarsi che “qualcuno chieda scusa o prenda dei provvedimenti. Oggi non ho ricevuto nemmeno una chiamata dalle istituzioni italiane. Al processo c’erano 7 parlamentari, nessuno di maggioranza”.

E al vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, che dice che “il caso non va politicizzato”, replica: “Non c’è da politicizzare o meno, questo è già un processo politico. Ci sentiamo dire che il governo italiano non può interferire sui giudici di Budapest ma la scelta di portare mia figlia in aula in catene non dipende dalla magistratura ma dal ministero di Giustizia ungherese, in barba alle norme europee e allo stato di diritto. Il governo italiano può e deve fare in modo che una nostra cittadina non venga trattata come un cane”.

“Oggi abbiamo avuto due violazioni importanti, Ilaria è riportata in tribunale con le catene e poi hanno rifiutato i domiciliari nonostante avessimo fatto tutto quello che ci avevano chiesto di fare. È inutile stare a discutere le motivazioni di un paese in cui le leggi di diritto sono completamente calpestate; la motivazione del diniego era già pronta, ancor prima che l’avvocato facesse l’arringa, il giudice aveva già scritto tutto“, aveva anticipato, subito dopo il processo, in collegamento dall’aeroporto Budapest con “Piazza Pulita”. “Io gli appelli al governo italiano non so più come farli, abbiamo fatto tutto quello che ci avevano detto di fare, abbiamo fatto delle richieste e ci hanno risposto che non si potevano fare; credo che a questo punto dovrò fare una chiamata al Quirinale, mi rivolgerò al Presidente della Repubblica“.

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