di Michele Sanfilippo
E’ di queste ore la notizia che Stellantis (leggi Fiat) intende tagliare altri 1.500 posti a Torino Mirafiori.
Dovrebbe essere chiaro a tutti, e da molto tempo, che le imprese multinazionali non hanno alcun interesse a far crescere e prosperare le condizioni economiche del territorio, neppure quel territorio che le ha generate e fatte arricchire, come nel caso della Fiat. Lo scopo principale di quasi tutte tali imprese è generare dividendi per gli azionisti e, quindi, stock option per i managers.
Come dicevo, tutto questo dovrebbe essere chiaro a tutti e in particolare a quella parte della politica la cui missione storica è la tutela dei più deboli. A quanto pare, invece, per il Pd, erede del più forte partito di sinistra italiano, non è così. Il Pd da tanto tempo ha scelto la pericolosa commistione tra affari e politica culminata nella famosa frase di Renzi: “Con Marchionne senza se e senza ma”, prontamente ripresa, a livello locale, dall’allora sindaco di Torino, Fassino.
A parte l’abbandono al loro destino di un numero sempre crescente dei dimenticati da questa economia che non sa redistribuire equamente la ricchezza, i risultati di tanta fiducia sono sotto gli occhi di tutti. La Fiat, allora Fca, dopo molte delocalizzazioni e svariati errori strategici (l’auto elettrica non è il futuro, disse Marchionne) è stata assorbita da Stellantis che prosegue a spron battuto politiche non dissimili in termini di riduzione dell’occupazione, senza che la famiglia Agnelli opponga la minima resistenza.
Elly Schlein sembrava aver capito la necessità di riposizionare il partito a sinistra. Ma il partito sembra non rispondere e continua ad oscillare tra posizioni decisamente inconciliabili come dimostra l’esperienza sarda, da un lato, e quella piemontese, dall’altro. Qui a Torino è stata scelta come candidata per le Europee Gianna Pentenero, che fa parte della giunta dell’attuale sindaco Lo Russo. Questo è un politico che, per politiche ambientali e sociali, potrebbe tranquillamente far parte di partiti come Italia Viva di Renzi (di cui è fiero discepolo) o di Azione di Calenda e che, non appena insediato, ha voluto marcare la netta distanza dal M5S.
È vero che Torino è una città dove lo scontro Pd-M5S, a partire dall’inopinata sconfitta di Fassino per opera di Appendino, ha lasciato molte macerie sul campo. Il M5S ci ha poi messo del suo, buttando via almeno 18 mesi a disfare quanto (anche di buono) fatto dall’amministrazione precedente (un errore da cui Pizzarotti, allora sindaco di Parma, aveva invano provato a mettere in guardia sia la sindaca di Torino che quella di Roma). Tutto ciò ha generato molta ruggine tra i due schieramenti e le colpe non sono solo da una parte. Ma la scelta fatta dal Pd di nominare Pentenero è incomprensibile. Si tratta di un chiaro atto di ostilità che preclude ogni possibile collaborazione elettorale (ricordo che per le regionali non esiste ballottaggio) e che apre la strada ad una nuova vittoria dell’attuale Governatore Cirio.
Non capisco il silenzio di Schlein. Eppure lei sa bene che, contrariamente a quanto sostengono numerosi mezzi d’informazione gli aedi della Confindustria, le elezioni, almeno a partire dalla crisi economica del 2008, non si vincono al centro ma, caso mai, andando a cercare la fiducia delle quasi 6 milioni di famiglie che vivono sulla soglia della povertà o del 40% di elettori che ha smesso di votare per totale sfiducia in un cambiamento possibile.