“Mi hanno contattata da una scuola paritaria della Campania e sai cosa mi hanno offerto? Dodici punti in graduatoria in cambio del lavoro. Stipendio zero. Avrei dovuto lavorare gratuitamente in cambio del punteggio. Io questo lo chiamo ricatto”. Il racconto di Ilaria (nome di fantasia) a ilfattoquotidiano.it apre uno squarcio sulle condizioni in cui operano alcuni insegnanti nelle paritarie: istituti che svolgono servizio pubblico, fanno parte del sistema nazionale di istruzione e rilasciano titoli di studio con lo stesso valore legale delle scuole statali. Oltre ad essere finanziati ogni anno con fondi pubblici che per l’anno 2023/2024 risultano essere pari a 700 milioni di euro. Ma gli insegnanti ricevono stipendi generalmente inferiori rispetto a quelli delle scuole pubbliche, con straordinari non pagati, pagamenti spesso in ritardo e lavoro gratuito in cambio del punteggio in graduatoria. Episodi ai limiti dello sfruttamento e dell’illegalità.
“Io ho sempre voluto fare l’insegnante, ma entrare nelle scuole pubbliche è ormai difficilissimo e ogni governo si diverte a cambiare i requisiti di accesso e a imporre corsi costosissimi. Così ho tentato la strada delle scuole paritarie, ma mi sono arrivate proposte allucinanti”, riassume Ilaria. “In Campania anche a me, come ad altri colleghi, è capitato di ricevere proposte di lavoro in cambio di punteggio”, aggiunge Paolo (anche il suo è un nome di fantasia), insegnante di storia. “Io avevo inviato la cosiddetta MAD, la messa a disposizione per le supplenze, a varie scuole paritarie del territorio. Una mi chiamò per propormi 18 ore settimanali completamente gratis. Ho rifiutato perché ho una dignità, molti accettano per disperazione. Ci sono poi scuole paritarie che pagano cifre come 4 euro all’ora con contratto Co.co.co che di tutele ne ha pure ben poche”.
Ma perché questi punteggi sembrano essere così importanti per alcuni insegnanti? In estrema sintesi, lavorare in una scuola paritaria permette di acquisire un punteggio valido per scalare le graduatorie nazionali e avere la speranza di poter lavorare, un giorno, in una scuola pubblica. Alle condizioni della scuola pubblica. Molti si staranno chiedendo come fanno questi istituti a garantire il punteggio per le graduatorie applicando condizioni irregolari. Molto semplice: il contratto per l’insegnante esiste, la busta paga anche, il bonifico dello stipendio pure. Solo che una volta erogato il salario, l’istituto lo richiede indietro all’insegnante. Legale? Assolutamente no, ma spesso succede. Oppure agli insegnanti viene richiesto di pagarsi i contributi. Quindi non solo niente stipendio, ma devono pagare per lavorare. Di testimonianze ce ne sono molte, la maggior parte delle quali localizzate proprio in Campania e più in generale nelle regioni del Sud.
Anna insegna lingue e anche lei è stata contattata per un’imperdibile offerta di lavoro in cambio di punteggio: “Mi hanno offerto 12 punti in cambio di stipendio zero. Però i contributi me li avrebbero pagati loro, hanno tenuto a sottolinearlo forse per apparire più magnanimi. La loro scusa? Non abbiamo abbastanza fondi, però vi permettiamo di fare esperienza”. Chissà se alla cassa del supermercato accettano l’esperienza per pagare la spesa.
I contratti collettivi nazionali applicati dalle paritarie sono diversi: il migliore è l’Agidae, utilizzato nelle scuole cattoliche, poi il Fism (per le scuole per l’infanzia) e infine quello da cui tutti rifuggono, l’Aninsei degli istituti aderenti a Confindustria. Che prevede condizioni decisamente sfavorevoli, per quanto non illegali come le proposte di lavoro gratuito in cambio di punteggio.
Giuseppe ha lavorato con contratto regolare e retribuito, ma questo non ha evitato problematiche di ogni genere: “Ho insegnato in una scuola paritaria, fortunatamente non sono stato sfruttato nell’accezione peggiore del termine, anche se assunto con contratto Aninsei non avevo certo uno stipendio congruo rispetto al lavoro. Il problema è che ogni mese lo stipendio arrivava in ritardo, facevo ore di lavoro straordinario mai pagate, arrivava un acconto e il saldo a babbo morto, senza mai una data certa. Fortunatamente ora ho trovato una scuola cattolica che mi offre condizioni migliori”.
Delle condizioni contrattuali e salariali degli insegnanti delle scuole paritarie i sindacati si stanno occupando da tempo, ma la trattativa per migliorarle pare essere di difficile riuscita. La Cgil, ad esempio, da tempo chiede di rendere omogenei i contratti delle paritarie, operando ovviamente al rialzo e prendendo a riferimento l’Agidae, ma a rendere impervia la battaglia è la resistenza della controparte degli istituti consorziati ad Aninsei-Confindustria.