di Riccardo Bellardini
Giorgia è tornata a parlare, alleluja! E’ periodo di resurrezioni, lei è fieramente cristiana, una volta ci ha sfondato le orecchie per ricordarcelo, sarà un segnale. La premier aveva l’obiettivo di schiarire il nostro cielo convulsamente annuvolato, pieno d’inquietudine, sferzato dal vento tenebroso di guerra. Voleva in qualche modo, forse, in cuor suo, tranquillizzarci. Lei in fondo, è una giocherellona. Per questa sua indole bambinesca, direi favoleggiante, siam finiti in prima pagina sul Wall Street Journal. Che onore!
Cara Giorgia, tu piena di voce sprezzante, quante volte negli ultimi tempi sei rimasta in silenzio quando avremmo voluto sentire le tue parole. Ed eccoti, finalmente, quando le speranze erano già svanite nell’abisso, tornare a far squillare le corde vocali. Uno squillo moderato, non più l’arringa feroce di un tempo, insomma, quella moderazione a cui c’hai abituato da quando sei alla guida del governo, così vera che più vera non si può. Su Rete4, a Fuori dal coro, su due temi centrali, hai messo alla prova l’intelligenza degli italiani, che dinanzi ai loro occhi giorno dopo giorno vedono il mondo sempre più sull’orlo del baratro, precipitante verso una guerra in cui con le armi che si potrebbero utilizzare, cadrebbero tutti i discorsi su vittoria e sconfitta, sepolti da un solo concetto: distruzione e morte.
Ed ecco l’apparente distanziamento dalle posizioni estremiste di Macron, distanziamento simulato, poiché Giorgia dall’urlo redivivo dice che il presidente francese “dovrebbe essere più muscolare nei fatti, non a parole”. Ok. Quindi doveva prendere le truppe Nato di peso, portarsele dietro e fomentarle con veemenza degna del sergente Hartman, piombare d’improvviso sul suolo ucraino per far la guerra, senza colpo ferire? Senza avvertire prima? Doveva andare dritto al punto? Però potrei aver capito male, perché di sicuro al giorno d’oggi oltre alla morte c’è che non si capisce nulla, anche se a me cara Giorgia sembra proprio d’aver capito questo. Quindi Macron ha ragione, ma doveva agire senza parlare, doveva essere più concreto, non tergiversare.
E poi sulla preparazione militare-civile alla guerra, il concetto più inquietante trapelato da una bozza del consiglio Ue nei giorni scorsi, Giorgia è stata perspicace a livelli sovrumani sparigliando la confusione con altra confusione, infondendo caos al caos, generando un big bang da cui è venuto fuori un universo nebbioso, fatto di dichiarazioni intrise di inarrivabile vuotezza, rassicurazioni che invece di stoppare il tremore l’hanno amplificato, portando alla contorsione violenta. “È stato tutto travisato, si parlava della protezione civile, delle calamità, delle emergenze in generale, mica di guerra”. Questo è il colmo. Abbiamo capito male tutti. Siamo fuori strada.
La dicotomia militari-civili che abbiamo imparato a conoscere dalla storia e dalle cronache insistenti dei conflitti che attanagliano il pianeta nasconde aspetti ambigui, oscuri. La bozza del consiglio Ue parla di protezione civile, è vero, ma intesa come protezione rispetto alle nuove minacce incombenti dei nostri tempi, tra cui primariamente quelle chimiche, batteriologiche e nucleari inscindibilmente legate a questo clima sempre più guerrafondaio. Ma Giorgia pensa che evidentemente eravamo pronti a berci questa sua boutade, si sente pronta a condurci nel vortice di una battaglia dalle conseguenze imprevedibili con ammirevole superficialità. E di fronte ai missili nucleari cosa dirà? Già me lo immagino: “tanto rumore per nulla, missili comuni, non drammatizziamo”. Ci aspettano giorni bui…
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Politica - 31 Marzo 2024
Giorgia Meloni parla e poi fa dietrofront: “Tutto travisato”. Di fronte alle armi nucleari che dirà?
di Riccardo Bellardini
Giorgia è tornata a parlare, alleluja! E’ periodo di resurrezioni, lei è fieramente cristiana, una volta ci ha sfondato le orecchie per ricordarcelo, sarà un segnale. La premier aveva l’obiettivo di schiarire il nostro cielo convulsamente annuvolato, pieno d’inquietudine, sferzato dal vento tenebroso di guerra. Voleva in qualche modo, forse, in cuor suo, tranquillizzarci. Lei in fondo, è una giocherellona. Per questa sua indole bambinesca, direi favoleggiante, siam finiti in prima pagina sul Wall Street Journal. Che onore!
Cara Giorgia, tu piena di voce sprezzante, quante volte negli ultimi tempi sei rimasta in silenzio quando avremmo voluto sentire le tue parole. Ed eccoti, finalmente, quando le speranze erano già svanite nell’abisso, tornare a far squillare le corde vocali. Uno squillo moderato, non più l’arringa feroce di un tempo, insomma, quella moderazione a cui c’hai abituato da quando sei alla guida del governo, così vera che più vera non si può. Su Rete4, a Fuori dal coro, su due temi centrali, hai messo alla prova l’intelligenza degli italiani, che dinanzi ai loro occhi giorno dopo giorno vedono il mondo sempre più sull’orlo del baratro, precipitante verso una guerra in cui con le armi che si potrebbero utilizzare, cadrebbero tutti i discorsi su vittoria e sconfitta, sepolti da un solo concetto: distruzione e morte.
Ed ecco l’apparente distanziamento dalle posizioni estremiste di Macron, distanziamento simulato, poiché Giorgia dall’urlo redivivo dice che il presidente francese “dovrebbe essere più muscolare nei fatti, non a parole”. Ok. Quindi doveva prendere le truppe Nato di peso, portarsele dietro e fomentarle con veemenza degna del sergente Hartman, piombare d’improvviso sul suolo ucraino per far la guerra, senza colpo ferire? Senza avvertire prima? Doveva andare dritto al punto? Però potrei aver capito male, perché di sicuro al giorno d’oggi oltre alla morte c’è che non si capisce nulla, anche se a me cara Giorgia sembra proprio d’aver capito questo. Quindi Macron ha ragione, ma doveva agire senza parlare, doveva essere più concreto, non tergiversare.
E poi sulla preparazione militare-civile alla guerra, il concetto più inquietante trapelato da una bozza del consiglio Ue nei giorni scorsi, Giorgia è stata perspicace a livelli sovrumani sparigliando la confusione con altra confusione, infondendo caos al caos, generando un big bang da cui è venuto fuori un universo nebbioso, fatto di dichiarazioni intrise di inarrivabile vuotezza, rassicurazioni che invece di stoppare il tremore l’hanno amplificato, portando alla contorsione violenta. “È stato tutto travisato, si parlava della protezione civile, delle calamità, delle emergenze in generale, mica di guerra”. Questo è il colmo. Abbiamo capito male tutti. Siamo fuori strada.
La dicotomia militari-civili che abbiamo imparato a conoscere dalla storia e dalle cronache insistenti dei conflitti che attanagliano il pianeta nasconde aspetti ambigui, oscuri. La bozza del consiglio Ue parla di protezione civile, è vero, ma intesa come protezione rispetto alle nuove minacce incombenti dei nostri tempi, tra cui primariamente quelle chimiche, batteriologiche e nucleari inscindibilmente legate a questo clima sempre più guerrafondaio. Ma Giorgia pensa che evidentemente eravamo pronti a berci questa sua boutade, si sente pronta a condurci nel vortice di una battaglia dalle conseguenze imprevedibili con ammirevole superficialità. E di fronte ai missili nucleari cosa dirà? Già me lo immagino: “tanto rumore per nulla, missili comuni, non drammatizziamo”. Ci aspettano giorni bui…
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Salvini: “Ci sono leader europei che vogliono mandare i nostri soldati a combattere, sono un pericolo”
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Ucraina, summit a Parigi: Meloni frena sull’invio di truppe. E Scholz: “Sbagliato parlare di militari Ue sul terreno”. Starmer: “Per la pace vitali le garanzie Usa”
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La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.