C’è un’ombra azzurra che si aggira alle spalle di Novak Djokovic. Perché Jannik Sinner sembra inarrestabile dopo essersi issato al secondo posto della classifica mondiale facendo un sol boccone di Grigor Dimitrov, uno che tre giorni fa aveva scherzato Carlos Alcaraz ed è appena rientrato in Top 10 vincendo già 20 match su 24 da gennaio. L’altoatesino fa suo il Masters 1000 di Miami, dove aveva perso in finale nel 2021 e nel 2023, battendo il bulgaro 6-3 6-1 in un faccia a faccia senza storia tra i due giocatori più in forma del circuito: ci mette appena un’ora e 11 minuti, senza neanche eccellere al servizio.

Ma c’è tutto il resto a iniziare da una solidità mentale che finisce per fagocitare gli avversari, mandati in tilt perché costretti all’impossibile per guadagnare ogni punto. Non lo scalfisce neanche il rovescio a una mano del bulgaro che tante pene aveva provocato ad Alcaraz e Alexander Zverev. Il ragazzo di San Candido è una roccia, ingiocabile quando mette la prima di servizio e capace nel corso della finale di alzare anche la percentuale di punti vinti con la seconda. Il resto lo fa quell’aura di imbattibile che ormai lo accompagna, frutto di 42 vittorie negli ultimi 45 incontri e una sola sconfitta – la semifinale di Indian Wells, in tre set – dall’inizio del 2024. La perfezione non esiste, ma l’altoatesino ci è a un passo.

Dopo aver costruito in sei mesi la scalata abbattendo avversari-tabù, lo scoglio della tenuta sui 5 set e il muro del primo Slam, ora arriva il test della stagione sulla terra rossa che lo scorso anno fu avara di soddisfazioni. Sinner ci entra sull’onda del tredicesimo titolo della carriera (il secondo Masters 1000) alzato dopo una semifinale in cui ha battuto Daniil Medvedev senza mai farlo entrare in partita e replicando la prestazione perfetta in finale contro Dimitrov. Superata la curva di un quarto game del primo set in cui deve annullare una palla break, è tutto in discesa. Perché si prende subito il vantaggio con un passante pazzesco, lo consolida con un vincente e due ace per il 4-2 che chiudono una striscia di 11 punti vinti su 14 giocati dal momento in cui aveva rischiato di perdere il servizio. Dimitrov deve salvare altre due palle break per rimanere in vita (4-3) ma a Jannik basta tenere il turno di battuta per conquistare il primo set, griffato da un passante da un urlo che chiude il 6-3.

Il secondo set è quasi accademia. Sinner rompe l’equilibrio nel quarto game e lo fa in un modo che manda in confusione il bulgaro, nuovo numero 9 al mondo. Dimitrov conduce 40-15 quando l’azzurro inizia a farlo correre a velocità folle con palle pesanti, sempre angolate: gli valgono quattro punti di fila che ribaltano il gioco e l’intera finale. Sinner sale 3-1 e da quel momento non c’è storia. La solidità al servizio vale il 4-1, quindi due risposte micidiali sono l’architrave del secondo break, chiuso grazie a un “rigore” sbagliato a rete da Dimitrov, emblema dello stato mentale in cui l’azzurro è stato in grado di ridurre uno dei giocatori più esperti e in questo momento brillanti del circuito. Il 6-1 arriva al servizio con quattro punti in meno di due minuti. Il terzo titolo nel 2024 vale il secondo posto nel ranking mondiale, vetta mai raggiunta da nessun italiano né prima né dopo l’era del computer. Lui dice che è solo un numero. Il più ambito adesso è lì, a un passo, distante poco più di 1.000 punti: Djokovic lo vede nello specchietto retrovisore. I prossimi mesi saranno da gustare. Accomodarsi, prego, guida un italiano ed è il vice-re del tennis mondiale.

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