Il mirino è posizionato sul bersaglio grosso, quello che nessuno ha mai voluto menzionare ma che adesso è davvero impossibile non osservare. Questa nuova finale di Jannik Sinner a Miami non mette in palio soltanto un titolo, la rottura di un tabù nato con le sconfitte nell’ultimo atto delle edizioni 2021 e 2023 o il numero 2 del mondo a discapito del grande rivale generazionale Carlos Alcaraz. In ballo c’è molto di più: l’assalto alla vetta della classifica, a Novak Djokovic.
Attualmente a quota 8.360 punti in classifica mondiale, superare Grigor Dimitrov (la storia del bulgaro) e alzare il secondo Masters 1000 della carriera in Florida significherebbe per l’azzurro portarsi a circa mille punti di distacco dalla vetta: 9.725 per il serbo, 8.710 per l’altoatesino. Il tutto con una stagione sulla terra rossa che vede Sinner in una posizione molto favorevole rispetto ai rivali diretti per la leadership. Oltre a Nole infatti non vanno dimenticati Alcaraz e Daniil Medvedev. Ma può Sinner diventare numero 1 del mondo entro la prossima estate? Sì, e andiamo a scoprire perché.
Indipendentemente dall’esito della finale di Miami (e quindi da quanto si avvicinerà a Djokovic nel ranking), Sinner ha l’opportunità, tra aprile e giugno, di scalzare il 24 volte campione Slam. L’azzurro infatti ha molti meno punti da difendere sulla terra rossa. Per la precisione appena 585, mentre Djokovic 2.315. Alcaraz avrà una cambiale da 2.265 punti, Medvedev da 1.280. Insomma, per il vincitore degli Australian Open ci sono ottime chance di stravolgere la classifica, a patto ovviamente che mantenga il rendimento attuale e non incappi nell’andamento altalenante della scorsa annata, caratterizzata anche da alcuni fastidi fisici.
In programma ci sono tre Masters 1000, a Montecarlo (dove l’azzurro difenderà i 360 punti della semifinale 2023), Madrid (dove l’anno scorso non partecipò) e soprattutto gli Internazionali d’Italia a Roma (fuori agli ottavi un anno fa). Un torneo, quest’ultimo, speciale per ogni italiano, e che quest’anno si preannuncia ancora più appassionante dopo i trionfi dell’altoatesino in Coppa Davis e Australian Open. In più non va sottovalutato il 500 di Barcellona, in cui Sinner dovrà difendere appena 90 punti.
Ma il momento chiave potrebbe rivelarsi il Roland Garros. Qui Djokovic sarà chiamato a difendere i 2.000 punti del titolo, Sinner appena i 45 del secondo turno. Insomma, da terra rossa si potrebbe passare a terra di conquista. E se il sorpasso non arrivasse con la stagione sulla terra? Esiste anche un’altra strada, una via alternativa da attraversare sull’erba. Anche in questo caso Sinner si presenta come il giocatore con meno punti da difendere complessivamente: 855 contro i 2.500 di Alcaraz e 1.200 di Djokovic.
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Sinner numero 2 del mondo se vince la finale di Miami. Ma ora anche la vetta di Djokovic è nel mirino: quando può superarlo? Ecco i calcoli
Il mirino è posizionato sul bersaglio grosso, quello che nessuno ha mai voluto menzionare ma che adesso è davvero impossibile non osservare. Questa nuova finale di Jannik Sinner a Miami non mette in palio soltanto un titolo, la rottura di un tabù nato con le sconfitte nell’ultimo atto delle edizioni 2021 e 2023 o il numero 2 del mondo a discapito del grande rivale generazionale Carlos Alcaraz. In ballo c’è molto di più: l’assalto alla vetta della classifica, a Novak Djokovic.
Attualmente a quota 8.360 punti in classifica mondiale, superare Grigor Dimitrov (la storia del bulgaro) e alzare il secondo Masters 1000 della carriera in Florida significherebbe per l’azzurro portarsi a circa mille punti di distacco dalla vetta: 9.725 per il serbo, 8.710 per l’altoatesino. Il tutto con una stagione sulla terra rossa che vede Sinner in una posizione molto favorevole rispetto ai rivali diretti per la leadership. Oltre a Nole infatti non vanno dimenticati Alcaraz e Daniil Medvedev. Ma può Sinner diventare numero 1 del mondo entro la prossima estate? Sì, e andiamo a scoprire perché.
Indipendentemente dall’esito della finale di Miami (e quindi da quanto si avvicinerà a Djokovic nel ranking), Sinner ha l’opportunità, tra aprile e giugno, di scalzare il 24 volte campione Slam. L’azzurro infatti ha molti meno punti da difendere sulla terra rossa. Per la precisione appena 585, mentre Djokovic 2.315. Alcaraz avrà una cambiale da 2.265 punti, Medvedev da 1.280. Insomma, per il vincitore degli Australian Open ci sono ottime chance di stravolgere la classifica, a patto ovviamente che mantenga il rendimento attuale e non incappi nell’andamento altalenante della scorsa annata, caratterizzata anche da alcuni fastidi fisici.
In programma ci sono tre Masters 1000, a Montecarlo (dove l’azzurro difenderà i 360 punti della semifinale 2023), Madrid (dove l’anno scorso non partecipò) e soprattutto gli Internazionali d’Italia a Roma (fuori agli ottavi un anno fa). Un torneo, quest’ultimo, speciale per ogni italiano, e che quest’anno si preannuncia ancora più appassionante dopo i trionfi dell’altoatesino in Coppa Davis e Australian Open. In più non va sottovalutato il 500 di Barcellona, in cui Sinner dovrà difendere appena 90 punti.
Ma il momento chiave potrebbe rivelarsi il Roland Garros. Qui Djokovic sarà chiamato a difendere i 2.000 punti del titolo, Sinner appena i 45 del secondo turno. Insomma, da terra rossa si potrebbe passare a terra di conquista. E se il sorpasso non arrivasse con la stagione sulla terra? Esiste anche un’altra strada, una via alternativa da attraversare sull’erba. Anche in questo caso Sinner si presenta come il giocatore con meno punti da difendere complessivamente: 855 contro i 2.500 di Alcaraz e 1.200 di Djokovic.
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La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.