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Gaza, l’Idf si ritira dall’ospedale di al-Shifa. Hamas: “Decine di morti nell’edificio”. Summit Usa-Israele per evitare l’invasione di Rafah

Decine di cadaveri all’interno dell’ospedale di al-Shifa, la struttura sanitaria di Gaza assediata da due settimane dall’esercito di Israele. Lo riferisce il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, dopo che le forze armate dello Stato ebraico hanno lasciato l’edificio, ritirando carri armati e altri veicoli. “Decine di corpi di martiri, alcuni in stato di decomposizione, sono stati rinvenuti nel complesso e attorno all’ospedale”, afferma il dicastero in un comunicato stampa precisando che ci sono danni materiali “molto significativi” su tutti gli edifici. Non è chiaro se i cadaveri siano di combattenti o di civili. Il ritiro da Al-Shifa è stato confermato anche dall’esercito israeliano che ha annunciato di aver completato le “operazioni mirate“. Secondo il portavoce dell’Idf i soldati “hanno ucciso terroristi in scontri ravvicinati, hanno localizzato numerose armi e documenti di intelligence in tutto l’ospedale, prevenendo danni a civili, pazienti ed équipe mediche”. Sempre a Gaza City – secondo la stessa fonte – “un elicottero ha colpito un complesso militare di Hamas dotato di trappole esplosive”. A Khan Yunis, commando dell’Idf – ha aggiunto il portavoce militare – stanno operando nell’area di al-Amal dove “sono stati uccisi terroristi in scontri ravvicinati e altri sono stati catturati”.

È di oggi la notizia che nel frattempo nel Sud di Israele è stata arrestata la sorella del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh per il sospetto “di contatti con operativi della fazione islamica e di sostegno ad atti di terrorismo”. Secondo la polizia – citata dai media – Sabah Abdel Salam Haniyeh, 57 anni, è stata arrestata in un’operazione congiunta con lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna. Secondo la stessa fonte, nella sua abitazione sono trovati documenti, telefoni e altre prove che la legano “a serie offese alla sicurezza”. Haniyeh ha due fratelli e otto sorelle. Tre di queste sono sposate con beduini israeliani, hanno quindi cittadinanza israeliana e vivono a Tel Sheva, nel Negev. Ismail Haniyeh, 62 anni, è sposato e padre di 13 figli e di norma vive in Qatar.

E poi c’è la questione Rafah. Ieri il premier Benyamin Netanyahu ha confermato che Israele non si fermerà e varcherà quella che lo stesso presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito una “linea rossa”. “Siamo pronti a operare, evacueremo i civili” ha detto il capo del governo israeliano, aggiungendo che non c’è nessun motivo per fermarsi, tantomeno le pressioni degli Usa. E tuttavia proprio per oggi è fissato un incontro a distanza tra delegati americani e israeliani per discutere le “proposte alternative” dell’amministrazione Biden all’invasione militare di Rafah. Il meeting si svolgerà tramite una videoconferenza sicura, secondo le fonti del sito web di notizie americano. I funzionari israeliani citati dalla testata Axios hanno affermato che tenere un incontro virtuale è un modo per Netanyahu di “salvare la faccia” e discutere con la Casa Bianca su Rafah senza inviare una delegazione a Washington, come avevano chiesto invece gli Stati Uniti. Si prevede che il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, guiderà la parte americana nell’incontro, alla quale parteciperanno rappresentanti del Pentagono, del Dipartimento di Stato e delle agenzie di intelligence statunitensi. Il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e il consigliere per la Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi condurranno invece i colloqui da parte israeliana, con la partecipazione di alti funzionari della difesa e dell’intelligence. Un fonte israeliana di Axios ha annunciato che un secondo incontro avrà luogo di persona già la prossima settimana.

Dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas in Israele, si contano 600 soldati israeliani uccisi nei combattimenti (256 dall’inizio delle operazioni di terra a Gaza). A questi vanno aggiunte le circa 1200 vittime che hanno perso la vita lo stesso 7 ottobre. I palestinesi morti nella Striscia dal 7 ottobre, invece, sono circa 32800.

Anche a questo si è riferita oggi Hamas chiedendo “scusa” per la prima volta agli abitanti della Striscia per le sofferenze causate dalla guerra, in una lunga dichiarazione pubblicata sul suo canale Telegram. Il movimento islamista palestinese “si scusa” per le difficoltà causate dal conflitto contro l’esercito israeliano che dura da quasi sei mesi. Ma ribadisce anche il desiderio di continuare questa guerra che, secondo Hamas, deve consentire di ottenere “vittoria e libertà” per i palestinesi. Il movimento al potere nella Striscia ha inviato “un messaggio di ringraziamento al popolo” palestinese, di cui riconosce “l’esaurimento“. Hamas ha insistito sulle misure che ha cercato di mettere in atto per alleviare le difficoltà, in particolare tentativi di “controllo dei prezzi” entro i limiti delle sue capacità “vista l’aggressione in corso”. Ha inoltre affermato di comunicare con “tutte le componenti” della società di Gaza, citando altri movimenti armati, “comitati popolari” e “famiglie” per “risolvere i problemi causati dall’occupazione” israeliana.

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Nella foto in alto | Nello scatto di Hussein Malla per l’Associated Press il lancio da un aereo militare Usa di aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza. Sullo sfondo la distruzione dei centri abitati