“Non c’è nessun boicottaggio” ma la “doverosa” riflessione sul “rischio di cosiddetto ‘dual use’ di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche“, cioè ricerche finalizzate all’ambito civile “ma potenzialmente anche militare“. È quanto chiarisce il direttore della Scuola Normale di Pisa, Luigi Ambrosio, in merito alla decisione del Senato accademico di chiedere al Ministero degli Esteri di rivalutare il bando Maeci Italia-Israele. Si tratta di un bando relativo all’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica siglato dai governi di Roma e Tel Aviv.
A chiedere lo stop al progetto sono state tante università italiana a partire dall’Ateneo di Torino, che hanno acceso i riflettori sul rischio che queste ricerche possano avere un fine anche militare, proprio mentre è in corso nella Striscia di Gaza la guerra di Israele scaturita dagli attentati di Hamas del 7 ottobre. “In questo momento storico riteniamo doveroso e urgente promuovere una riflessione non solo interna, ispirata dall’Articolo 11 della nostra Costituzione, in merito al rischio di cosiddetto ‘dual use’ -civile ma potenzialmente anche militare- di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche”, spiega il direttore della Normale. “È in quest’ottica – aggiunge Ambrosio – che abbiamo chiesto al Ministero degli Esteri di riconsiderare attentamente i bandi di cooperazione con tutti gli stati esteri che coprono non solo l’area strettamente scientifica, ma anche quella industriale e tecnologica, a partire da quello emesso nei mesi scorsi nell’ambito degli accordi Italia-Israele, al fine di offrire garanzie in tal senso alla comunità degli studiosi, oggi e in futuro”.
“Non boicottiamo, e non chiediamo a nessuno di boicottare”, sottolinea ancora il direttore intervenuto per “chiarire alcuni equivoci che stanno caratterizzando le discussioni in corso”. “La Normale è e resta aperta alla collaborazione con studiosi e atenei di tutto il mondo”, aggiunge Ambrosio: “Nella mozione facciamo riferimento a diverse iniziative di studio e confronto, tra le quali il recente stanziamento per assegni di ricerca su tematiche relative allo studio del contesto e del conflitto di Israele e Palestina, per i quali auspichiamo in particolare candidature di studiosi sia israeliani sia palestinesi“. Non si tratta di una presa di posizione in merito al conflitto Israelo-Palestinese “a meno che non si voglia ritenere tale la richiesta”, sottolinea il direttore che ricorda come, su questo punto, la posizione della Normale coincide con quella “ufficiale del Parlamento italiano e del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, “di rilascio degli ostaggi e del cessate il fuoco”, ha sottolineato.