“Un grido di dolore e allarme parte da Casal di Principe durante il seminario su Ambiente, Inquinamento e Salute tenuto giovedì 8 marzo 2012 nella casa confiscata a Sandokan in via Bologna: ‘Siamo in guerra, siamo sotto un bombardamento di rifiuti tossici, stiamo morendo e nessuno se ne preoccupa’. La metafora bellica è stata coniata da Antonio Marfella, tossicologo oncologo del Pascale, che nel suo quotidiano lavoro all’istituto tumori di Napoli registra da anni una altissima incidenza di patologie tumorali nel territorio fra Napoli e Caserta. L’intervento del dottor Marfella è stato forse il più ricco di pathos insieme a quello di Antonio Tessitore, giovane di Villa Literno affetto da Sla, che, con la voce sintetica del suo computer, ha parlato delle sue condizioni di malato grave in un territorio difficile, dove le istituzioni sono troppo spesso latitanti.”

Come purtroppo abbiamo appreso anche nella eccezionalmente lunga latitanza di Matteo Messina Denaro, un ruolo determinante di complici dei criminali mafiosi ed ecomafiosi è stato svolto da due categorie di professionisti non colpite però da giuste condanne penali: agronomi e medici.

Terra dei Fuochi in Campania si caratterizza ormai con dati certificati (2013-2017) ma pubblicati soltanto nel febbraio 2024, come il più grande disastro ambientale di Italia, divenuto tale perché negato oltre ogni limite di ragione e di evidenza scientifica anche da una serie di medici negazionisti, tutti con importanti e lautamente retribuiti incarichi regionali, che si sono opposti contro ogni evidenza scientifica, logica e di principio di precauzione a quanto ogni giorno veniva denunziato con malattie e morti dalla popolazione campana e da noi Medici dell’Ambiente.

Non meno di 4 milioni di cittadini su sei sono stati di fatto abbandonati a loro stessi in una tragedia ancora in atto, per precise scelte politico-gestionali: da oltre trent’anni la Regione Campania ha scelto di non volere e non avere, sul proprio territorio, il numero necessario di impianti finali di smaltimento per rifiuti industriali e non urbani, obbligando di fatto tutte le attività manifatturiere, specie quelle ad elevata produzione di rifiuti anche tossici (edilizia con amianto, impianti di depurazione con fanghi tossici) a rivolgersi a “società di servizi” locali (camorra) in grado di risolvere, a basso costo, lo smaltimento dei rifiuti.

I dati epidemiologici ormai danno anche precise indicazioni sui tempi di tale fenomeno. I dati di mortalità 2006-2014 (febbraio 2020) indicano che il fenomeno di smaltimento locale illecito e tossico dei rifiuti industriali ha inizio nel nolano, in parallelo con la attività del clan Alfieri, e viene poi seguito nel tempo da Caserta e Napoli nord per finire e diventare una vera e propria attività industriale ad altissima remunerazione con il clan dei casalesi.

I casalesi, ultimi nel panorama degli sversamenti tossici, come abbiamo accertato in tutti i processi, si sono caratterizzati con un sofisticato sistema di tombamento profondo dei rifiuti tossici nel proprio territorio, in linea con i “suggerimenti” dei loro esperti criminali tanto competenti quanto delinquenti che hanno indicato in questo sistema il metodo per consentire di effettuare consistenti sversamenti di rifiuti tossici in loco ma senza danneggiare la qualità dei prodotti agroalimentari coltivati in superficie, esempio pummarole, dal momento che le radici di queste piante sono di poche decine di centimetri.

Non avevano previsto la fotogrammometria dei carabinieri forestali che svelava differenti temperature dei terreni inquinati da quelli non inquinati. Cosa ancora più grave, a mio parere, lo Stato, nelle sue varie configurazioni, ha scelto di tutelare le sole pummarole. Ha sempre negato e non controllato adeguatamente l’inquinamento delle falde acquifere superficiali che, a partire da Acerra sino a Villa Literno, affondano da poche decine di cm (Acerra) e circa venti metri (Villa Literno) garantendo la fertilità dei nostri campi da millenni. Fertilità salubre ormai minacciata se non distrutta da circa 2746 discariche non a norma sparse sul territorio, oggi siti inquinati da bonificare, mai bonificati.

E così si è detto in pompa magna, spendendo milioni di euro a vuoto, che Terra dei Fuochi era una fake news e che solo il 3% del territorio era inquinato. Il dato è corretto ma si riferisce a non più del 3% delle sole aree coltivabili della Regione Campania quindi a non più del 10% di tutto il territorio campano – oltre 13550 kmq – non comprendendo neanche uno di quei 2746 siti inquinati da bonificare, di fatto vere e proprie discariche non a norma, presenti e diffuse a macchia di leopardo su tutto il territorio in particolare della Province di Napoli e Caserta. Queste discariche uccidono chi vi risiede attorno ormai da oltre 30 anni, come ha certificato l’Istituto Superiore di Sanità alla Procura di Napoli nord nel febbraio del 2021. La Regione Campania ne ha preso atto? No, anzi ha criticato ISS cioè il nostro organo di controllo sanitario nazionale!

Questa è la base della strage negata di Terra dei Fuochi campana, che oggi può essere stimata in non meno di 50mila cittadini ammalati ed uccisi in maniera evitabile e non evitata nei soli ultimi 11-15 anni da chi questo fenomeno criminale ha sempre scelto di sottovalutare in termini di danno alla salute dei cittadini, scegliendo di tutelare solo il buon nome delle pummarole.

Oggi è tutto chiaro, tutto documentato, tutto certificato, ma abbiamo dovuto attendere almeno altri 15 anni di silenzi e menzogne. Anche oggi è reso pubblico e trasparente soltanto da Medici dell’Ambiente come me, che hanno fatto semplicemente il proprio dovere, obbligati ad avvisare politici e popolazione in scienza e coscienza sulla base innanzitutto del principio di precauzione, pur disponendo di pochissimi dati ufficiali se non i nostri, prodotti a nostre spese come ad esempio i biomonitoraggi di diossine e pcb, ma soprattutto facendo ricorso ai dati ufficiali Ispra dei flussi di rifiuti speciali.

La nostra produzione locale campana di rifiuti industriali, sempre a zero discariche a norma intraregionali, è passata da 4 milioni di tonnellate anno (2009) ad oltre 9 milioni di tonnellate anno nel 2022, portando i rifiuti prodotti in regime di evasione fiscale da circa 1.5 milioni di tonnellate anno nel 2009 a non meno di 2,5 milioni di tonnellate anno di rifiuti nel 2022, una quantità ormai pari e superiore a tutti i rifiuti urbani prodotti in Campania.

Quell’8 marzo 2012, nel convegno in casa Schiavone divenuta sede della Onlus “La forza del silenzio” che ospita e cura i bambini autistici di Casale di Principe e Caserta, mi portarono a fare un giro nei locali ex casa Schiavone. Ho visto la sala giochi al primo piano, ex salone di casa Sandokan, dove i bambini di Casale giocavano su un pavimento meraviglioso in marmo azzurrino e verde smeraldo: sembrava che i bambini stessero giocando nel meraviglioso mare limpido della Sardegna.

Restai affascinato e completamente basito quando venni a sapere che era marmo azzurro di provenienza brasiliana (Iguazu) dal costo non inferiore a 11mila euro a mq dell’epoca. Il salone di Sandokan ospitava decine di bambini di Casale di Principe che mai in tutta la loro vita avrebbero neanche compreso il valore di quel pavimento meraviglioso. Mi misi a piangere e lo urlai nel convegno affermando che, quando era stato ucciso Don Peppe Diana il 19 marzo del 1994, Casale di Principe non registrava neanche un solo bambino autistico. Cosa è accaduto? Oggi sono diventati centinaia.

Nella mia audizione in Parlamento del 10 settembre 2013, ritenni necessario fare cenno sull’esplosione in atto in Terra dei Fuochi non solo del cancro ma anche di autismo e fui selvaggiamente attaccato da incompetenti politici medici che mi offesero dicendo che io parlavo di “pancia” e non sulla base di dati scientifici certificati. Ebbene i dati certificati sono arrivati sul cancro solo nel febbraio del 2024 e sono tragici, ma ancora nessuno dato ufficiale regionale esiste sulla autentica esplosione delle diagnosi di autismo nei nostri territori.

Abbiamo creato una “tempesta perfetta” che ha distrutto la salute e il SSN pubblico, universale e solidale del tutto impossibilitato a potere resistere ad un così grave carico di malattie cronico degenerative. Infertilità grave da inquinamento, autismo, Alzheimer, Parkinson e solo in ultimo cancro stanno letteralmente falcidiando i cittadini residenti nelle Province di Napoli e Caserta ormai da non meno di trent’anni. Di chi è la colpa? Soltanto dei camorristi casalesi o dei Pellini di Acerra? Assolutamente no! Chi doveva osservare ed avvisare per tempo politici e popolazione perché non lo ha fatto?

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