Una stagione a parlare di guardie e ladri, lepri, cacciatori e cavalli. A dire che l’obiettivo era il quarto posto, quando in realtà non poteva che essere lo scudetto. A schierare formazioni sempre difensive e strampalate. A buttare giovani nella mischia più per mandarli allo sbaraglio e procurarsi un alibi, che per valorizzarli. Un bluff continuo, logorante, insostenibile. Alla fine smascherato dal campo: quando si è trattato di mettere le carte in tavola, si è scoperto che Max Allegri non aveva nulla in mano. Come la sua Juventus.

Due punti nelle ultime quattro partite, che diventano appena sette nelle ultime nove, una media da zona retrocessione (letteralmente: solo Sassuolo, Frosinone e Salernitana hanno fatto peggio). La squadra che aveva illuso tutti, anche a se stessa, di poter vincere il campionato col suo “corto muso” si è dissolta nel nulla dopo lo scontro diretto contro l’Inter. Ma anche prima era inevitabile che accadesse, giocando così male, senza uno straccio di idea o di schema offensivo, puntando solo sulla difesa e sugli episodi. Allegri rimane imperturbabile, sostiene che i bianconeri hanno fatto il numero giusto di punti ma distribuiti male: troppi all’inizio, troppo pochi adesso, lasciando intendere che la stagione rimane comunque positiva. Sta bluffando ancora. Come un giocatore incallito.

Alla favola della Juve scarsa, che poteva solo arrivare nelle prime quattro, non crede più nessuno. La Juve è una squadra forte, che ha il primo monte ingaggi del campionato, acquisti da 50, 60 o 90 milioni come Bremer, Chiesa e Vlahovic che nessun altro in Serie A si è potuto permettere negli ultimi anni. E come tale deve puntare allo scudetto, magari non vincerlo, ma almeno giocarselo. E soprattutto non comportarsi da provinciale. Bisognava essere davvero ingenui prima per non capirlo, adesso la cavalcata del meraviglioso Bologna di Thiago Motta ha fatto cadere anche l’ultimo velo: passi per l’Inter, vada per il Milan, mettiamoci pure Napoli, Roma, Lazio, persino l’Atalanta, ma chi può sostenere (come fatto più o meno a torto per tutte le precedenti) che la Juve non sia superiore al Bologna? Eppure sono lì, praticamente appaiate, in una classifica che comincia seriamente a imbarazzare la Juve e il suo allenatore.

Se non avesse incamerato tanti punti (almeno su questo ha ragione Allegri) e così fortunosamente all’inizio, adesso la Juve rischierebbe seriamente di ritrovarsi risucchiata nella corsa per l’Europa. E non è detto che non lo sia comunque (il calendario prevede Fiorentina, derby col Torino, Milan e Roma). Sarebbe un’apocalisse per il club. Non impossibile, molto difficile. Più probabile che la Juve in Champions ci arrivi ugualmente, magari da terza, fra mille stenti e qualche mugugno. Magra consolazione. È vero che nel calcio di oggi non c’è grande differenza fra arrivare secondi o quarti (quest’anno addirittura quinti, visto il posto extra in Champions che quasi sicuramente spetterà all’Italia), ma c’è modo e modo di farlo. Specie se sei la squadra che spende e costa più di tutti in Serie A.

La stagione della Juventus, per la qualità del gioco espresso e ormai anche per i risultati, che sono la diretta conseguenza della prima, è fallimentare. Allegri ha fatto gli stessi identici punti dello scorso anno, ma senza le coppe e soprattutto senza più l’alibi della penalizzazione che aveva oggettivamente condizionato la stagione dei bianconeri. Questa, invece, la Juve se l’è affossata da sola. Col suo non gioco e la filosofia retriva coltivata dal suo allenatore: mentre il calcio andava avanti, Allegri è tornato indietro. E con lui anche la Juve. Rimane ancora la Coppa Italia, la possibilità di alzare un trofeo che a Torino manca da tre anni: non sposterebbe di una virgola il discorso, ma permetterebbe ad Allegri di dire che la stagione è stata comunque vincente. L’ultimo jolly da pescare, l’ultimo bluff disperato. Sperando che qualcuno ci caschi.

Twitter: @lVendemiale

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