Il premier israeliano Benyamin Netanyahu lo ha definito “un tragico caso” perché le forze armate “hanno colpito senza intenzione gente innocente”. Ma la sua ricostruzione viene smentita dai media israeliani. Il convoglio dell’organizzazione umanitaria World Central Kitchen sarebbe stato attaccato da un drone delle forze di difesa israeliane con “ripetuti spari” perché si presumeva che all’interno della carovana ci fosse “un terrorista armato” di Hamas, stando a quanto scrive Haaretz citando fonti di sicurezza anonime a conoscenza dell’incidente. Nel raid sono stati uccisi 7 operatori umanitari internazionali: colpiti con tre razzi mentre stavano distribuendo aiuti alimentari. Lavoravano per l’organizzazione non governativa WCK ed erano impegnati nella distribuzione del cibo nella zona della Striscia di Gaza.
La probabile dinamica
Secondo quanto scrive Haaretz, il drone dell’esercito israeliano avrebbe lanciato i missili in rapida successione, nonostante i tetti dei veicoli fossero chiaramente contrassegnati come appartenenti all’ong. La decisione sarebbe stata presa da un’unità a guardia del percorso di trasporto degli aiuti dopo che le truppe avevano precedentemente avvistato quella che sembrava essere una figura armata a bordo di un camion che entrava in un’area di deposito degli aiuti. Ma nessun uomo armato era presente nel convoglio. “Alcuni passeggeri sono stati visti scendere dall’auto dopo che questa era stata colpita e passare a una delle altre due auto. Hanno continuato a guidare e hanno anche informato i responsabili di essere stati aggrediti, ma pochi secondi dopo un altro missile ha colpito la loro auto”, scrive Haaretz: “La terza macchina del convoglio si è avvicinata e i passeggeri hanno cominciato a trasferirvi i feriti sopravvissuti al secondo attacco, per metterli fuori pericolo. Ma un terzo missile li ha colpiti”.
Cosa facevano le vittime: “Attacco alle ong”
Le vittime provenivano da Australia, Polonia, Regno Unito, Usa-Canada e Palestina. I movimenti, ha assicurato la ong, erano “stati coordinati con l’Idf” ma nonostante questo il convoglio è stato bersaglio del raid mentre lasciava il deposito di Deir al-Balah, dove il team aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari arrivati attraverso il corridoio marittimo da Cipro. Il raid, ha denunciato la ong annunciando lo stop delle proprie attività nella zona come faranno altre organizzazioni dopo l’accaduto, “non è solo un attacco contro Wck, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili, dove il cibo viene usato come arma di guerra. È imperdonabile”.
Il coro della comunità internazionale: “Indagare”
Il massacro ha provocato la reazione di larga parte della comunità internazionale, con capofila la Gran Bretagna, paese dal quale provenivano ben tre degli operatori deceduti. Il governo del Regno Unito ha deciso di convocare l’ambasciatore israeliano a Londra per sollecitare lo ‘Stato ebraico’ a dare risposte sull’accaduto e a consentire un’indagine indipendente. L’Idf ha dichiarato di aver avviato “un esame approfondito ai massimi livelli per comprendere le circostanze”. La Casa Bianca si è detta “afflitta” e “profondamente turbata dall’attacco” aggiungendo che “gli operatori umanitari devono essere protetti mentre consegnano aiuti di cui c’è un disperato bisogno, ed esortiamo Israele a indagare rapidamente sull’accaduto”. Anche la Commissione Ue si è mossa per chiedere un’indagine approfondita: “Gli operatori umanitari devono essere sempre protetti, in linea con il diritto umanitario internazionale”, si legge su X. E il concetto è stato ribadito anche da Josep Borrell, invocando l’immediata attuazione della risoluzione Onu per “un cessate il fuoco immediato, un pieno accesso umanitario e una protezione rafforzata dei civili”. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, chiede a Israele “di fare chiarezza: rispetto del diritto umanitario e tutela civili sono prioritari”.
La disperazione della ong
Sgomento e disperazione si ritrovano nelle parole dello chef ispano-americano Jose Andres, fondatore della ong: “Il governo israeliano deve fermare queste uccisioni indiscriminate”, ha detto. “Deve smettere di limitare gli aiuti umanitari, smettere di uccidere civili e operatori umanitari e smettere di usare il cibo come arma. Niente più vite innocenti perse. La pace inizia con la nostra comune umanità. È necessario iniziare adesso. Queste sono persone, angeli con cui ho prestato servizio in Ucraina, Gaza, Turchia, Marocco, Bahamas, Indonesia. Non sono senza volto… non sono senza nome”. In segno di solidarietà ha preso la parola anche Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms che partecipa insieme a World Centralt Kitchen alla missione sulla Striscia di Gaza: “Siamo qui perché soffrivamo per la morte dei civili a Gaza, ora anche per il vuoto irreparabile che lascia la perdita dei nostri compagni della squadra del World Central Kitchen. Una tragedia poiché i lavoratori per gli aiuti umanitari e i civili non dovrebbero mai essere obiettivo” di attacchi.