di Rita Bruschi
Sono ormai sei anni che Giuseppe Conte è entrato in politica, ma c’è ancora chi si chiede chi sia “davvero” e chi si ostina a giudicarlo in base a pregiudizi stereotipati.
Martedì 26 marzo Corrado Augias a Dimartedì, al conduttore che gli chiede consigli per i leader di opposizione, risponde: “Per quanto riguarda Conte, questo suo perenne cambiare cavallo, girarsi di qua e di là… un po’ troppo, ecco. Il consiglio è di stare un po’ più fermo su una linea. Scelga la linea che gli conviene e la tenga”. Ho trasecolato: sarebbe il parametro della ‘convenienza’ ciò che lega un leader alla propria forza politica? Ciò che lo fa identificare dall’elettorato come un rappresentante attendibile dei propri bisogni?
Conte ha difeso con forza le riforme introdotte dai 5S durante i suoi due governi di coalizione, attaccate una ad una tranne quella parlamentare, lasciata però orfana di una corrispondente e adeguata legge elettorale; sbarrando la strada del Quirinale a Draghi ha scongiurato – io ritengo – un pericoloso semipresidenzialismo de facto che avrebbe alterato il disegno costituzionale; ha votato gli aiuti per mettere l’Ucraina in condizione di poter negoziare senza essere travolta, ma contestualmente, rifiutando l’assunto che la violenza militare sia il mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; ha premuto in ogni circostanza – e tanto più nel caso della crisi umanitaria conseguente alla guerra di Gaza, di proporzioni catastrofiche – affinché l’Italia, forte della propria tradizione diplomatica, porti i valori della pace ai tavoli europei.
Credo che Augias non abbia letto lo Statuto del nuovo M5S. Se l’avesse fatto, conoscerebbe i punti cardine dell’azione politica dei 5S, le priorità programmatiche dell’impegno civico e istituzionale dei suoi rappresentanti. Primato dei diritti inviolabili della persona; sottolineatura del legame fra lavoro e dignità umana, poiché è sulla dignità che si misura la crescita sociale; bene comune come finalità imprescindibile delle comunità umane, per rivendicare una più alta, forte e consapevole voce dei cittadini, davvero partecipi; riconversione ecologica dell’economia: perché oggi ‘sviluppo’ significa abbassamento dei salari, precarizzazione dell’occupazione, distruzione del welfare state, e soprattutto significa attacco agli equilibri ecologici con esiti che ormai compromettono la sicurezza di larghe fasce della popolazione.
“È determinante, pertanto, la funzione regolatrice dei pubblici poteri, volta a impedire la concentrazione dei poteri economici e a garantire la protezione dell’ambiente”. Nella legge costituzionale n. 1/2022, recante “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente” (tre disegni di legge relativi furono avviati già durante il Conte I), il diritto dell’ambiente assume oggettività giuridica, rileva come bene autonomo costituzionalmente tutelato. Quanto la tutela degli animali, della biodiversità e degli interessi delle generazioni future. L’iniziativa economica privata, d’ora in poi sottoposta al vincolo di non danneggiare la salute e l’ecosistema, è investita da una rivoluzione che muta in via legislativa lo scopo dell’impresa.
La Carta dei principi e dei valori del M5S è palesemente incardinata nella Costituzione, individuata come una vera e propria riserva di potenzialità politiche che attendono solo di essere dispiegate. Giuseppe Conte non ha mai cessato di insistere su questo punto, dal giuramento del Conte I all’ultimo intervento alla Camera pochi giorni fa. Ripudio della guerra e multipolarismo, diritti sociali, lotta alla povertà, definizione di una identità politica coerente e adeguata alle caratteristiche dell’attuale fase storica, decisamente inquietante.
Altro che “cambiare cavallo”.
Possibile che non si riesca a riconoscere onestamente quanto Conte e il M5S stanno facendo per sollecitare e perseguire un cambiamento di paradigma culturale, finalmente davvero imperniato sulla difesa della Costituzione e per la sua attuazione?