Cala, stando alle prime rilevazioni di Eurostat, l’inflazione dell’area euro di marzo, sgombrando il campo per l’attesissimo taglio del costo del denaro preannunciato dalla Banca centrale europea per il prossimo giugno. Il carovita si è attestato in marzo al 2,4%, in calo rispetto al 2,6% di febbraio, scendendo più delle attese. Si avvicina a quel 2% considerato dalla Bce il valore ottimale verso cui tendere. Il rallentamento della crescita annua dei prezzi riflette incrementi più modesti dei prezzi dei prodotti alimentari e dei beni di consumo mentre sono fermi quelli dei servizi. Particolarmente significativa la discesa da 2,7 a 2,3% della Germania, principale economia della zona euro. In Francia l’inflazione scende da 3,2 al 2,4% mentre in Italia risale dallo 0,8 all’1,3% e in Spagna dal 2,9 al 3,2%.

Non sembra aver provocato sinora particolari scossoni la situazione nel mar Rosso e l’allungamento delle rotte commerciali verso l’Europa con conseguente incremento dei costi di trasporto. I recenti rialzi del prezzo del petrolio potrebbero avere un qualche impatto sui dati dei prossimi mesi. Ieri le borse hanno vissuto una giornata di debolezza sui timori che negli Stati Uniti, un’inflazione in ripresa e un mercato del lavoro che rimane in buona saluta, possano indurre la Federal Reserve a posticipare ulteriori interventi espansiva di politica monetaria, ovvero altri tagli dei tassi.

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