Stellantis torna a mettere d’accordo i sindacati. Dopo lo strappo della Fiom sull’accordo per le 3.600 uscite volontarie dagli stabilimenti italiani, di cui 1.500 nel solo sito di Mirafiori, tutte le sigle dei metalmeccanici si alzano dal tavolo al ministero delle Imprese proprio sulla fabbrica torinese con un coro unanime: zero novità, nessuno spiraglio di reale rilancio. La delusione per il faccia a faccia su Melfi, quindi, si amplifica il giorno seguente. E cresce la preoccupazione di Fiom, Uilm e Fim che venerdì 12 saranno in piazza, proprio a Torino, per uno sciopero unitario del settore auto che mancava da 15 anni.

Il miraggio delle 200mila auto – La richiesta di arrivare a produrre 200mila auto a Mirafiori, obiettivo minimo per sindacati e governo, resta irrisolta. Come? Quando? L’azienda si è limitata a ribadire di aver creato le basi per arrivare a un milione di veicoli prodotti in Italia e sostiene che Mirafiori “è e sarà il cuore pulsante di decisioni che non si limitano soltanto al nostro Paese ma che coinvolgono tutta l’attività mondiale”, ha detto Davide Mele, deputy chief operating officer Enlarged Europe di Stellantis. Mentre arrivano i tagli, continua l’uso degli ammortizzatori sociali e la produzione di 500 e Maserati si fa meno intensa, secondo i sindacati nessuno nodo viene risolto.

“Così Mirafiori chiude per consunzione” – “Per l’ennesima volta hanno ribadito gli stessi concetti. Ma il Battery Technology Center, l’hub di economia circolare, la produzione di cambi elettrificati DCT, l’incertezza delle future produzioni delle Maserati 100% elettriche, la sola produzione della 500 Bev, non sono assolutamente sufficienti per garantire l’occupazione e il rilancio di un polo storico della produzione italiana di auto”, avvisa Edi Lazzi, segretario generale Fiom-Cgil di Torino. Il rischio? “È che tra sette anni Mirafiori chiuda per consunzione in quanto tutti gli addetti saranno in pensione – aggiunge il leader torinese della Fiom – Questo determinerebbe l’ulteriore impoverimento di Torino”. Il segretario nazionale dei metalmeccanici Cgil e responsabile settore mobilità Samuele Lodi ci mette il carico: “Serve che l’amministratore delegato Carlos Tavares sia convocato a Palazzo Chigi per chiarire le reali intenzioni del gruppo in Italia e dare le giuste garanzie richieste a salvaguardia di uno dei settori strategici per l’occupazione e l’economia del nostro Paese”.

Per i sindacati zero risposte – Una richiesta, quest’ultima, diventata il mantra della Fiom. Ma il tavolo è stato deludente anche per Fim-Cisl e Uilm. “Non abbiamo avuto risposte rispetto alle nostre richieste. Abbiamo chiesto un modello a largo consumo da aggiungere alla 500 elettrica e alla linea Maserati. L’azienda è più ottimista rispetto alla questione degli incentivi, ma pensiamo che le due Maserati attuali rispetto alle cinque dell’anno scorso e il dimezzamento della produzione della 500 elettrica non vadano bene. Bisogna mettere un altro modello, ma non ci è stata data risposta”, ha detto il segretario della Fim Ferdinando Uliano. Nulla anche sull’anticipo del lancio della produzione della Maserati elettrica, prevista nel 2028. La conclusione? “Non vediamo come si possa cogliere l’obiettivo del milione di vetture a livello nazionale”. In altri termini: il target mirato dal ministro Adolfo Urso rischia di rimanere un miraggio.

Il governo chiede – “Per Torino resta assolutamente necessaria l’allocazione di una nuova vettura, a larga produzione, possibilmente ibrida perché il full electric stenta in questa fase a imporsi sul mercato”, sottolinea Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, chiedendo “responsabilità sociale a Stellantis e azioni di concreta tutela al governo” sull’industria della componentistica. I sindacati hanno la sponda del ministero, ma la moral suasion di Adolfo Urso finora non ha sortito null’altro che vaghe promesse da parte del gruppo franco-italiano. Ancora oggi Urso è tornato a chiedere chiarezza sulle tempistiche per arrivare a 200mila vetture prodotte a Mirafiori e “soprattutto che impatto avrà sull’indotto e sull’occupazione”, chiedendo – insieme a Regione Piemonte e Comune di Torino – la produzione di “almeno un altro modello che risponda alle esigenze del mercato italiano”, sottolineando come “al momento a Torino si producano modelli come la 500 elettrica o a marchio Maserati, che sono rivolti per la gran parte all’estero”. Dal fronte opposto, tutto tace.

…e l’azienda anche – Se non per bussare ancora una volta alla porta del governo. Questa volta Stellantis è arrivata a lamentare il ritardo degli incentivi che “incide notevolmente sugli impianti italiani di Stellantis e in particolare su Mirafiori”, ha detto Mele aggiungendo che “il 1° febbraio, dopo un anno di gestazione sono stati annunciati nuovi incentivi importanti per lo sviluppo del settore automotive in Italia e noi ci siamo complimentati subito con il ministero” Ma, ha aggiunto, “ad oggi non abbiamo ancora certezza di quando questi provvedimenti saranno effettivamente operativi. E nel frattempo il mercato continua a perdere colpi”.

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