Negli ultimi giorni si sono verificate dispute fra un medico famoso il dottor Bassetti e una biologa la dottoressa Viola riguardo alla salubrità nel bere qualche bicchiere di vino al giorno. Nello stesso periodo un famoso italiano Valter Longo sui principali giornali internazionali ha espresso la convinzione che occorra digiunare per vivere a lungo. A stretto giro è uscita la notizia dell’effetto deleterio sulla salute del digiuno intermittente. Chi ha ragione? Non sono un esperto ma ritengo che nessuno possa avere delle certezze. Questo perché studi su questi argomenti si scontrano con due fattori che determinano enormi e insormontabili difficoltà.

Il primo risiede nella multifattorialità di tantissimi aspetti inerenti la nostra salute. Si parte dalla genetica che ci insegna come alcune popolazioni hanno capacità metaboliche diverse da altre per arrivare al sommarsi di fattori ambientali, lavorativi e sociali che provocano una complessità difficile da districare. Il secondo elemento che inficia gran parte delle affermazioni su cosa sia meglio fare per vivere a lungo risiede nella necessità di tempi enormi per capire come vada a finire lo studio che si è programmato. Durante questi lunghissimi intervalli si interpongono elementi imprevedibili che possono cambiare il corso delle vicende. Troppe variabili, in sintesi, intervengono nel determinare la salubrità o la positività per l’organismo umano di certi comportamenti.

A malapena come medici sappiamo con una certa sicurezza che certi alimenti a quantità elevate o comportamenti, se ripetuti in modo frequente, sono insalubri. Questo perché abbiamo maturato esperienze incontrovertibili. Definire al contrario cosa sia positivo per prolungare la vita è estremamente difficile e azzardato. Wittgenstein affermava nel Tractatus logico philosophicus uno dei suoi principi più celebri: “Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.

L’ansia di vivere a lungo si è impossessata dell’essere umano per cui tutti, pur sapendo in cuor nostro che si tratta di congetture indimostrabili, ricorriamo ai vaticini più o meno scientifici. Ricordo il caso di un signore mio amico che assumeva tutti i giorni una decina di compresse di farmaci contro il colesterolo perché si era convinto che lo proteggessero. Innumerevoli volte sento pazienti che esorcizzano l’idea della morte con convinzioni pseudoscientifiche tipo fare questo o non fare quello. Io stesso vado da alcuni anni tutti i giorni a camminare oppure in palestra non solo per mantenermi in una forma accettabile ma anche perché avverto in questa abitudine una sorta di inconscio talismano. Il fatto di avere una zia che recentemente ha compiuto in buona forma e lucidità 103 anni e che ha sempre mangiato in modo normale senza digiuni, eliminazione di qualche alimento o altre diavolerie mi conforta.

Demonizzare il vino o il cibo è divenuto di moda perché le ricette drastiche “da talebani della salute” fanno più presa che i ragionamenti. Credo, come afferma il prof Bassetti, che uno o due bicchieri di vino al giorno non siano deleteri. Non ho dati per affermarlo ma ritengo che la modica quantità non possa essere dannosa e ritengo che se vivi bene e sei sereno la tua vita lunga o corta sarà migliore.

Questa ansia di non dover morire, costi quel che costi, mi pare assolutamente dannosa. Non ho studi scientifici che lo affermino ma una suggestione legata al fatto che il nostro sistema immunitario, che ci protegge dalle malattie infettive e dai tumori, di solito ha una miglior efficienza se siamo felici di vivere. Una famosa battuta affermava: “non conviene vivere da malati per morire sani!”. Rappacificarsi con “sorella morte” come la definiva San Francesco significa anche avere curiosità rispetto a questo evento che ineludibilmente dovremo affrontare. Cosa ci sarà dopo? Se il nulla e torneremo come prima della nostra nascita non mi pare che ci sia nulla da temere. Se invece qualcosa rimarrà sarà interessante scoprirlo.

Insomma invece di seguire i guru del momento che sfruttano la nostra ansia di non voler morire per venderci libri, pozioni o farmaci è meglio accettare la nostra condizione di uomini mortali.

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