Davanti al Tribunale di Napoli per manifestare contro la decisione della Corte di Cassazione di restituire un patrimonio di oltre 220 milioni di euro ai tre fratelli Pellini, condannati con sentenza definitiva a sette anni per disastro ambientale e ritenuti tra i responsabili dell’inquinamento dell’area di Acerra, nella Terra dei fuochi. Una decisione dovuta a un vizio di tardività del decreto di confisca di secondo grado, emesso oltre i termini. Al sit-in organizzato per il 5 aprile, a partire dalle 9, non ci saranno solo le associazioni che da anni si battono per non dimenticare quanto avvenuto ad Acerra, ma anche volontari e politici. Negli stabilimenti dei tre fratelli Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini, quest’ultimo maresciallo dei carabinieri sospeso dal servizio dopo il suo arresto, nel 2006, è stato stoccato un milione di tonnellate di rifiuti, anche pericolosi, quelli solidi seppelliti poi nei terreni agricoli e nelle cave e quelli liquidi nei Regi Lagni, un reticolo di canali che si estende tra le province di Napoli e Caserta, frutto di una bonifica risalente al Seicento. “Siamo allibiti, nauseati e indignati per la sentenza sui fratelli Pellini” ha scritto su Facebook il parroco di Caivano (Napoli) don Maurizio Patriciello, commentando la decisione della Corte di Cassazione. La verità è che ad Acerra c’è tanta rabbia, ma anche tanta amarezza.
Dal M5S un’interrogazione sul “grave ritardo della Corte d’Appello” – Al sit-in ci sarà il Movimento 5 Stelle. “La decisione della Corte di Cassazione di annullare il decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello di Napoli è un duro colpo per la giustizia ambientale e per una comunità negli anni martoriata” hanno scritto gli esponenti del movimento, Sergio Costa, vicepresidente della Camera, la deputata e membro della Commissione Ecomafie Carmela Auriemma, il consigliere regionale Gennaro Saiello e Salvatore Micillo, coordinatore del M5S in Campania. E hanno annunciato: “Saremo al fianco di cittadini e associazioni alla manifestazione prevista davanti al Tribunale di Napoli”. Il movimento ha chiesto “tramite il collega Federico Cafiero de Raho” un’informativa urgente al ministro della Giustizia, Carlo Nordio “per l’estrema gravità della vicenda”, spiegando che sarà presentata “un’interrogazione urgente con i colleghi della Camera per accertare cosa abbia determinato il grave ritardo della Corte d’Appello. È necessario intervenire subito sulla normativa”.
Gli appelli dei Verdi al procuratore Gratteri e al ministro Nordio – Aveva già presentato diverse interrogazioni ed aveva anche partecipato alla manifestazione organizzata a marzo 2024, ad Acerra, proprio per protestare contro la già paventata ipotesi di restituzione dei beni confiscati ai fratelli Pellini, il deputato dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli. “La sentenza della Cassazione – ha commentato in queste ore – è una chiara sconfitta dello Stato. Ma c’è una via d’uscita: la Procura di Napoli, e mi rivolgo direttamente al Procuratore Gratteri, emetta un nuovo provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca, perché il disastro ambientale è un reato permanente”. Nel frattempo il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama ha chiesto al ministro Nordio di chiarire la vicenda in Aula, al Senato “perché sono necessari fatti concreti in merito alla normativa sulla confisca dei beni ai criminali, a partire da quelli che si arricchiscono devastando il territorio e attentando alla salute umana”. Il dipartimento Antimafia della Lega, intanto, ha annunciato che sta valutando “l’opportunità di chiedere l’intervento della commissione Ecoreati e della commissione Antimafia” per eventuali e ulteriori indagini, ha spiegato il senatore napoletano della Lega Gianluca Cantalamessa, capogruppo in commissione Antimafia a Palazzo Madama e responsabile dipartimento Antimafia del partito, il tutto “affinché non vada vanificato il lavoro investigativo portato avanti fino ad ora da chi si batte per la legalità”.