Pensieri in libertà (con libertà di pensiero) sulla settimana NBA
La “Doncic-dipendenza” dei Mavericks
Il sottomano dalla linea dei tre punti contro gli Houston Rockets (una follia in quanto a selezione di tiro, diciamo la verità…) lo puoi pensare solo se hai una fiducia nei tuoi mezzi – e una irriverenza verso tutto ciò che è considerato “sotto le righe” – che non ha eguali forse nella storia. Luka Doncic ha talmente tanta fiducia in sé stesso che crede, spesso a ragione, di poter segnare a ogni suo uno contro uno. Accentratore del gioco, dominatore della sfera, primo violino moltiplicato all’ennesima potenza. Guida la NBA per usage rating, con una percentuale di possessi al 35,9% (seguito da Giannis con il 32,8%…). Praticamente tocca quasi ogni pallone. È al momento il miglior marcatore della lega a 33,9 punti di media. Il suo bagaglio tecnico sembra sconfinato. Gioca a ritmi non altissimi, non è un razzo, ma non c’è nessuno in grado di impedirgli di concludere a canestro da qualsiasi posizione. Punta il difensore e ha tutte le opzioni a portata di mano. Penetra, variando ritmo, e conclude al ferro, magari dopo una serie di finte. Usa bene corpo e piede-perno. Fa step-back e la mette da fuori. Prende il centro e conclude in arcobaleno. In attacco, oggi, impossibile trovare di meglio. Tuttavia, i Dallas Mavericks (che hanno perso una gara importante contro i Warriors) sono ancora in bilico e potrebbero rischiare addirittura i Play–in. Nelle prossime due settimane avranno pochi margini di errore. Il tema è che sembrano dipendere in modo davvero troppo morboso dalla verve offensiva e accentratrice di Doncic (nonostante Irving). In prospettiva playoff, non il massimo. Croce e delizia?