A far luce su questo delicato argomento da uno studio, pubblicato sulla rivista Neurology e condotto dagli scienziati dell’Università di Toronto, in Canada
La menopausa anticipata, che si manifesta prima dei 49 anni, potrebbe essere associata a un pericolo più elevato di sperimentare problemi cognitivi, specialmente se correlata a fattori di rischio cardiovascolare. A far luce su questo delicato argomento da uno studio, pubblicato sulla rivista Neurology e condotto dagli scienziati dell’Università di Toronto, in Canada. Il gruppo di ricerca, guidato da Jennifer Rabin, ha considerato i dati di 16.720 partecipanti, suddivisi in egual numero tra uomini e donne. I volontari, che avevano un’età media di 65 anni all’inizio dell’indagine, sono stati seguiti per tre anni nell’ambito del Canadian Longitudinal Study on Aging, ideato per monitorare l’invecchiamento dei canadesi e analizzare i disturbi legati all’età.
“Sappiamo che i rischi cardiovascolari possono aumentare la probabilità di sperimentare demenza – sottolinea Rabin – ma non era noto il motivo per cui le donne sembrano manifestare una maggiore predisposizione a malattie di degenerazione cognitiva come l’Alzheimer”. Tra gli effetti che il tempo provoca sull’organismo, gli autori riportano le conseguenze sui vasi sanguigni, compresi quelli del cervello, che possono subire danneggiamenti in grado di influenzare il rischio di problemi cardiovascolari, ma anche favorire la degenerazione cognitiva.
Nell’ambito del lavoro, i ricercatori hanno raggruppato le 8360 partecipanti in base all’età in cui avevano raggiunto la menopausa, considerata precoce se avvenuta tra i 35 ei 48 anni, nella media tra i 49 e i 52 anni e tardiva tra i 53 e i 65 anni. La maggior parte delle donne avevano sperimentato questo particolare momento fisiologico intorno ai 50 anni. Di tutti i partecipanti sono stati considerati parametri associati al rischio cardiovascolare, come colesterolo LDL alto, diabete, obesità, fumo, ipertensione e prescrizioni di farmaci per abbassare la pressione sanguigna o terapie ormonali a base di estrogeni. Per ogni individuo gli studiosi hanno raccolto i risultati di test di pensiero e memoria eseguiti all’inizio e alla fine dello studio. I ricercatori hanno quindi confrontato le differenze dei dati in base al genere dei volontari.
Stando a quanto emerge dall’indagine, il cambiamento ormonale sperimentato dalle donne con menopausa precoce era direttamente associato a un rischio maggiore di problemi cognitivi rispetto alle controparti maschili della stessa età. In altre parole, l’influenza dei fattori di pericolo cardiovascolare sembrava significativamente più elevata per le partecipanti entrate precocemente in menopausa. Nello specifico, ogni aumento di un punto percentuale del pericolo cardiovascolare nelle donne con menopausa prima dei 49 anni sembrava corrispondere a un calo di 0,044 punti nei risultati dei test cognitivi. Per gli uomini la stessa variazione era associata a una diminuzione di 0,035 punti. L’assunzione di farmaci o terapie ormonali non sembrava influenzare i valori ottenuti.
“Il nostro lavoro – spiega Rabin – suggerisce che una menopausa precoce può peggiorare gli effetti dell’elevato rischio cardiovascolare sul declino cognitivo. Non sono emerse associazioni tra demenza e gli altri gruppi di donne. Dato che abbiamo seguito i partecipanti per soli tre anni, sarà comunque necessario condurre ulteriori approfondimenti, per osservare gli effetti di questi fattori in periodi di tempo più lunghi. Ad ogni modo, questo studio evidenzia l’importanza di prendere in considerazione l’età in cui una donna entra in menopausa per quantificare il rischio di sperimentare problemi cardiovascolari”.