Un “sistema infernale”, raccontato come un sostanziale unicum, per comprare i voti e controllare che le indicazioni fossero state seguite. Lo aveva spiegato per filo e per segno, già nel 2021, Armando Defrancesco, il ‘delfino’ di Sandro Cataldo, considerato il deus ex machina dell’associazione che orientava pacchetti di voti nel Barese e marito dell’assessora regionale pugliese Anita Maurodinoia. I due si era allontanati dopo un litigio perché Defrancesco era deluso dal non essere stato ‘sistemato’ da quello che considerava il suo “padrino”. E aveva contattato un maresciallo della Finanza per “vuotare il sacco”. Il finanziere l’aveva registrato a sua insaputa e ha poi riversato il file audio in un’annotazione di servizio che ha dato il là all’inchiesta che ora ha portato una persona in carcere e 7 ai domiciliari, tra cui proprio Cataldo e Defrancesco e nella quale è indagata anche Maurodinoia.
Il sospetto della procura di Bari è che abbiano comprato voti nelle elezioni comunali di Triggiano e Grumo Appula, con un riverbero anche sulle Regionali di quattro anni fa nelle quali Maurodinoia, già record woman in due Comunali a Bari, ottenne oltre 19mila preferenze. “Senti allora io ho tutti questi contatti, più di 2000 persone che noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, noi facevamo… diciamo… compravamo i voti”, è la ricostruzione di Defrancesco che non ha poi confermato il racconto quando è stato convocato dagli investigatori. “Lui che è un genio, su questo bisogna riconoscerlo, lui aveva un sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me. Lui ti sapeva dire se tu lo votavi o meno attraverso questa tecnica”, dice Defrancesco riferendosi a Cataldo sostenendo che lo “usava” perché “tra i giovani avevo molte amicizie” e che “pagavamo 50 euro a voto”.
Come faceva Cataldo a controllare che il voto fosse stato effettivamente pilotato? “La prima fase consisteva in questo: reclutare le schede elettorali, carte d’identità, le fotocopie e il numero di telefono. Questi numeri venivano messi in un database in un computer. Mettendoli in un database in un computer l’ultimo giorno delle… era micidiale micidiale”. Alla vigilia del voto, spiega ancora Defrancesco, “li contattavamo tutti, cioè quindi noi il venerdì dicevamo ‘vedi che tu domani devi venire a quest’ora, in questo momento, in questa sede’”. Quando gli elettori arrivavano, gli veniva spiegato come dovevano votare.
Gli ‘schemi’ era diversi, così da non incappare in errori anche nel caso in cui si corrompevano elettori della stessa sezione: “Nel senso che a te diceva meni la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia. Veniva l’altro e diceva: ‘Quanti siete in famiglia? Quattro, ti do 200 euro io nella tua sezione voglio trovare questi quattro voti come ti ho detto!’ Veniva un altro poteva essere pure che era la stessa sezione, per distinguerli che faceva, diceva all’altro non mettere… che questi li chiamavamo le varie formule. Avevamo 7-8 formule di voto”, dice ancora Defrancesco ignaro di essere registrato.
Una spiegazione dettagliata: “All’altro, all’altra famiglia, all’altra persona diceva, capitava poteva capitare ad esempio sezione 7 poi veniva l’altro daccapo sezione 7 mica davi la stessa formula se no tu non potevi capire. Tu invece di mettere la X sul partito sul sindaco metti la X sul partito e scrivi Maurodinoia Anita invece di Anita Maurodinoia”. In questa maniera, Defrancesco lo dice chiaramente, “quando si dice che il voto è segreto è bugia perché tu lo scopri dopo due secondi, attraverso il suo metodo io te lo scopro dopo due secondi e quello quando andava a vedere che c’era ti pagava, altrimenti non ti pagava. Allora ci faceva dire ovviamente alle persone che dovevano volare in questa maniera”.