Anche il Consiglio d’Europa si muove contro le querele temerarie. A poche settimane dall’approvazione della legge Ue contro le SLAPP, le cosiddette cause strategiche contro la partecipazione pubblica, arriva la raccomandazione dell’esecutivo dell’organismo europeo. Che si rivolge direttamente agli Stati membri perché si attivino in difesa di giornalisti e attivisti. Il Consiglio, infatti, si è detto “allarmato per il chilling effect“, ovvero l’effetto intimidatorio, che “le azioni legali, minacciate, avviate o perseguite” hanno “sulla libertà d’espressione, sul dibattito pubblico o sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica” ed “estremamente preoccupato per il persistere, in tutti gli Stati membri, di intimidazioni, minacce, violenze, uccisioni e altri crimini contro individui o organizzazioni che agiscono in qualità di public watchdogs”. Ovvero di guardiani di ciò che è di interesse collettivo.
Come raccontato nell’ultimo numero di FqMillenniuM, in Europa sono decine gli attivisti e i giornalisti che rischiano di essere trascinati in tribunale solo per le proprie azioni in difesa del bene pubblico. Nella raccomandazione approvata nelle scorse ore, il comitato dei ministri ha inserito un elenco non esaustivo di dieci indicatori attraverso cui riconoscere le SLAPP. Alcuni di questi sono: l’abuso di uno squilibrio di potere, l’infondatezza parziale o totale delle argomentazioni di chi intenta la causa, la richiesta di risarcimenti o interventi sproporzionati, eccessivi o irragionevoli e l’uso di tattiche dilatorie. Ecco che allora viene richiesto agli Stati membri di fare di più a tutela di chi si espone e di “attuare con urgenza” le linee guida per dare sostegno alle vitime. Si chiede, ad esempio, di garantire che la magistratura abbia il potere di archiviare velocemente le cause che si rivelano essere delle querele temerarie, e che vi siano leggi che riconoscano un risarcimento dei danni economici e morali subiti dalle vittime di queste cause abusive. Inoltre devono essere posti, nel limite del possibile, massimali per i danni che chi fa causa può pretendere. Infine gli Stati devono adottare sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive per scoraggiare queste cause abusive, prevedendo anche il loro inasprimento per chi usa questa tattica ripetutamente. Questa raccomandazione va nella stessa direzione di quanto previsto dalla legge Ue appena approvata che va proprio a tutela di attivisti, giornalisti e difensori dei diritti umani: prevede garanzie e misure procedurali che si applicheranno alle richieste manifestamente infondate o ai procedimenti giudiziari abusivi in materia civile con implicazioni transfrontaliere.
Tra i primi a festeggiare ci sono stati gli attori della società civile che da anni si battono perché Europa e Stati membri facciano di più per la tutela contro le querele bavaglio. Innnazitutto la Fondazione Daphne Caruana Galizia che ha lavorato con la Coalizione contro le Slapp (CASE): “Insieme”, hanno scritto, “accogliamo con favore la raccomandazione, un passo importante verso la protezione della libertà dei media e della partecipazione pubblica. Attendiamo con ansia la sua attuazione, insieme alla legge Daphne, per porre fine all’abuso della legge per mettere a tacere i critici“. La direttiva appena approvata dall’Ue infatti, porta il nome della giornalista uccisa a Malta ed è considerata “un punto di partenza” per molte battaglie in nome della libertà d’espressione. CASE ha poi ribadito come la legge europea debba essere considerata “una definizione di standard minimi per la protezione anti-SLAPP”. E “la raccomandazione aiuta a definire questi standard e fornisce i dettagli necessari affinché le leggi forniscano una protezione significativa”. La coalizione ha anche messo in guardia su alcune “ambiguità” presenti nel testo. Ad esempio sull’archiviazione anticipata “che potrebbe”, dicono, “se interpretata in modo restrittivo, ostacolare gli sforzi per contrastare l’uso delle SLAPP. Gli Stati membri dovrebbero chiarire e rafforzare queste disposizioni per garantire che la legge sia completa, senza lasciare spazio a scappatoie o elusioni“. Un primo passo per la consapevolezze e l’urgenza è stato fatto, la società civile e gli attivisti chiedono che sia solo l’inizio per dare maggiori tutele a chi si batte per il bene di tutte e tutti.