L’appello di Uzzeo è improntato all’inclusività e all’allargamento di attenzione verso tutto il panorama produttivo cinematografico italiano
David di Donatello, abbiamo un problema? Solo 21 film su 188 sono in nomination e le nomination, oltretutto, si concentrano solo in una manciata di film firmati da figure dello spettacolo già affermate. Inizia così l’accorato e articolato post di un giurato dei David, il fumettista e sceneggiatore Mauro Uzzeo. L’autore spiega di amare il premio e ciò che rappresenta e che vuole lanciare un segnale d’allarme urgente: “Bisogna iniziare a remare presto nella direzione opposta a quella attuale, affinché qualcosa di così prezioso non si trasformi nella compiaciuta celebrazione di chi ha già vinto, ma sia invece rappresentativa degli sforzi che chi fa cinema in Italia compie ogni giorno”.
Uzzeo ricorda che quest’anno i film candidabili ai David erano 188 (“un numero impressionante”) di cui 61 opere prime, ma che alla fine della fiera in nomination ne sono andati 21 e tra queste “C’è ancora domani” ha ottenuto da solo ben 19 candidature sulle 24 totali, “Io Capitano” ne ha ottenute 15, “La Chimera” 13, “Rapito” 11, “Comandante” 10, “Il sol dell’Avvenire“, 7”. Insomma, delle “105 candidature disponibili, quindi, 65 (ben oltre la metà) se le spartiscono soltanto 5 film, quelli di Paola Cortellesi, Matteo Garrone, Alice Rohrwacher, Marco Bellocchio e Nanni Moretti. Film bellissimi, importanti, in alcuni casi meravigliosi, ma anche opere di autori che già incarnano da anni l’immagine stessa del cinema italiano”. È qui allora che inizia il j’accuse che ha ottenuto centinaia e centinaia di like. “Perché, mi chiedo, tutta questa PIGRIZIA, colleghe e colleghi giurati? Perché questa mancanza di apertura, di curiosità, di promozione, verso la totalità del nostro cinema?”.
Per far capire “la pigrizia” dei giurati, Uzzeo mostra quanto c’è di sbagliato, ad esempio, nella categoria per il Miglior Esordio alla Regia. Il fumettista sottolinea lo sforzo di produttori e autori spesso sconosciuti – sono al primo titolo, infatti – definendolo addirittura “suicida” in termini di rientro economico e personale: “Che senso ha quindi permettere a volti giganteschi del nostro cinema, che già hanno tutto il risalto e il riconoscimento che vogliono, di “militarizzare” anche questa categoria? Leggere i nomi di Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Fiorello – autori, lo ripeto, di film bellissimi – è doloroso, perché sono nomi che già rappresentano l’establishment, che sono già tra i massimi esponenti dell’industria audiovisiva italiana”.
E per far capire che un conto è esordire investendo pochissimo e del proprio, e un conto è farlo con i più grandi distributori italiani ed europei, Uzzeo parla di nomination per “esordi cinematografici di lusso, prodotti con budget altissimi” e che “trovarli in questa categoria è un vero e proprio schiaffo in faccia a tutti gli altri esordienti che si sono trovati a gareggiare in uno scontro assolutamente impari che li ha automaticamente esclusi dalla competizione”.
Esempio massimo è C’è ancora domani, “film campione d’incassi in Italia, prodotto dalla più importante casa di produzione italiana, con quella che è probabilmente la più famosa attrice italiana, distribuito in migliaia di copie, merita tutti i premi del mondo, ma non può e non deve partecipare nello stesso campionato di chi si affaccia con tanto coraggio per la prima volta nel mondo del cinema”. Insomma, l’appello di Uzzeo è improntato all’inclusività e all’allargamento di attenzione verso tutto il panorama produttivo cinematografico italiano. “Colleghe giurate, colleghi giurati, sforziamoci di cambiare noi per primi le cose. Apriamo gli occhi. Guardiamoci intorno. Guardiamo bene cosa viene prodotto ogni anno e non sediamoci solo su quei dieci film che sono già stati sotto gli occhi di tutti”.