Il ministro del MiM, prof. Valditara, è stato beccato sui social per le sbavature sintattiche di un post. Un piccolo incidente di percorso per chi scrive e parla molto. Ben più preoccupanti sono invece gli errori ministeriali in matematica. Anche il ministro sembra seguire la fasulla aritmetica politica dispensata a piene mani dal ministro Giorgetti. Una matematica manipolatrice e deviata mediocremente per fini politici.

Il ministro Valditara nella sua ultima memoria sulla scuola, La scuola di talenti, afferma a p. 112 che in un anno e mezzo il salario dei docenti è stato aumentato di circa 300 euro (lordi naturalmente), considerando anche le somme previste del contratto futuro (2022-2024). Se fosse vero si tratterebbe di un aumento consistente, più del 10% dello stipendio e un grosso successo personale per il ministro. Peccato che la realtà sia molto diversa. La condizione economica dei docenti, come di tutti i pubblici dipendenti, in questi due anni di forte inflazione è peggiorata come non mai. Vediamo i fatti.

La somma totale di 300 euro deriva dal calcolo di più componenti. La prima risale alla chiusura del contratto 2019-2021 avvenuta il 18 gennaio 2024. Il contratto si chiudeva con un aumento lordo per i docenti di 130 euro, già quasi interamente corrisposto precedentemente. La quota finale comprendeva anche una somma aggiuntiva di 13 euro ricavati dalla diversa destinazione di circa 300 milioni già stanziati in bilancio. Quindi l’intervento del ministro ha portato ad un incremento di 13 euro, modestissimo e comunque non aggiuntivo nel bilancio ministeriale. Da dove arrivano gli altri 170 euro mancanti?

Andiamo in ordine. Nel 2023, per contrastare l’inflazione, il governo ha predisposto un aumento dell’1,5% per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Il ministro avrebbe dovuto, al contrario, applicare l’indennità di vacanza contrattuale come aveva già fatto il governo Draghi. In questo caso l’incremento sarebbe stato del 3,5%, visto che l’inflazione programmata, non quella reale del 10%, era stimata al 7%. Quindi, tirando le somme, per il 2023 l’incremento del salario è stato otto volte inferiore all’inflazione. Questo piccolissimo bonus peraltro valeva solo per il 2023 e nel 2024 è sparito.

Lo stipendio è stato aumentato per altra via, cioè attraverso la fiscalizzazione degli oneri sociali. Questa è stata riconosciuta dal governo a tutti i dipendenti, pubblici e privati, con un reddito inferiore ai 35.000 euro. Quindi non una misura specifica per la scuola ma per tutti, anche per i privati. Questa quota vale circa 90 euro lordi per i docenti ed è stata confermata anche per il 2024. Siccome è una decisione presa annualmente, che nel complesso vale 10 miliardi, non è dato sapere se verrà confermata per il 2025, 2026 ecc. Questi incrementi poi non contribuiranno alla pensione futura, come sarebbe accaduto nel caso di veri aumenti salariali. Insomma, il governo ha confuso le carte con una forma di perversa finanza creativa. Sta di fatto che non si tratta di somme specifiche stanziate per la scuola. Quindi nessun merito per il ministro Valditara.

Rimangono ancora 50-60 auro per completare il calcolo. Questi soldi sono stati stanziati dalla finanziaria 2024, 5 miliardi in due anni, per il prossimo contratto della Pa. L’incremento degli stipendi sarà per questa via modesto e ben al di sotto dell’inflazione. Possiamo calcolarlo in 50-60 euro lordi al mese. In definitiva, nella gestione Valditara, lo stipendio (lordo) dei docenti aumenterà di circa 150 euro, metà per aumenti contrattuali futuri e metà per fiscalizzazione degli oneri sociali, peraltro incerta per il futuro. Nel frattempo occorre ricordare che l’inflazione cumulata (2022-20224) si è avvicinata al 20%. Invece di avere i 300 euro in più indicati pomposamente da Valditara, ci sarà una perdita definitiva per più di 150 euro. Un vero disastro economico per insegnanti e personale scolastico di cui Valditara porta la responsabilità.

E altrove, cosa accade? Nel frattempo i bancari hanno avuto aumenti a regime del 20% e oltre, e anche l’industria manifatturiera sta rinnovando a queste cifre. Solo la Pa, scuola in testa, sta avendo questa perdita colossale da inflazione. Perdita ancora più ingiustificata perché le entrate pubbliche stanno andando a gonfie vele (+48 miliardi solo nel 2022).

Valditara spesso dice di voler valorizzare la figura economica dell’insegnante. Sbugiardato malamente sui conti, su un punto però ha ragione. Il ministro sostiene che siccome i docenti non scioperano mai, questo è un segno di un ampio consenso per le sue politiche scolastiche, anche retributive. A questo punto, se i docenti non si faranno sentire con azioni molto incisive, sarà sicuramente vero. Questa colpevole inerzia andrebbe abbandonata. In fondo il capitale umano, l’istruzione, è risorsa egualmente fondamentale rispetto al capitale finanziario, il risparmio. Le bugie numeriche del ministro però rimangono e si aggiungono alle molte altre raccontate in un libro distante anni luce dalla scuola del 2024, più dannoso che inutile.

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