Le grida d’allarme sull’inverno demografico si basano su ragionamenti distinti che meritano di essere collegati. Ad esempio, molti dicono che non sia un problema se siamo otto miliardi: ci stabilizzeremo a dieci miliardi. Domanda: come facciamo a stabilizzarci se continuano a dirci che dobbiamo fare più figli? Che ragionamento! “Loro” devono fare meno figli, noi ne dobbiamo fare di più!

In Italia siamo un po’ meno di 60 milioni: dobbiamo aumentare! Quanti abitanti può contenere il nostro paese? Cento, duecento milioni? Nessuno è così matto da auspicarlo: siamo già troppi. L’unico modo per non aumentare è figliare meno. E questo vale anche a livello globale. Ma così siamo un paese di anziani! Beata l’Africa: tanti giovani e pochi anziani! Ehi! ci sono pochi anziani perché la loro vita media è inferiore rispetto alla nostra: i nostri giovani diventano anziani, altrove muoiono prima di diventarlo. È normale che se ci si stabilizza, facendo meno figli, ci sia un periodo in cui gli anziani prevalgono: quando noi figli del boom demografico moriremo, i rapporti si stabilizzeranno.

E, allora, chi paga le pensioni? Le trattenute pensionistiche dovrebbero essere utilizzate per la pensione di chi le ha versate (io ho versato per 50 anni), invece sono state usate per altro, nella speranza di avere sempre più lavoratori a versare, un’aspettativa disattesa. Il Pil cresce e i salari sono i più bassi d’Europa: pochi guadagnano molto sfruttando manodopera pagata poco. E allora i laureati se ne vanno, a centinaia di migliaia, e pagano all’estero i loro fondi pensione. Sono matti, negli altri paesi, a pagarli di più rispetto a noi? O i matti siamo noi, visto che paghiamo la formazione universitaria e poi i “prodotti” di questi investimenti (i laureati) non trovano lavoro, e all’estero lo trovano?

È colpa loro se vanno dove gli stipendi sono più alti? Se i nostri giovani emigrano, ne arrivano altri da zone devastate da guerre e cambiamenti climatici: sono ricattati con i permessi e pagati pochissimo, sfruttati come schiavi: i manovali sono loro.

Il lavoro manuale, comunque, durerà ancora per poco. L’automazione, i robot, fino all’Intelligenza Artificiale, ci stanno “liberando dal lavoro”: ma una volta liberi dal lavoro come ci manteniamo? Se le macchine fanno il nostro lavoro, l’occupazione manuale cala e c’è bisogno di lavoratori altamente qualificati, per progettare, costruire e manutenere le macchine che lavorano al posto nostro. I braccianti con basso livello di istruzione servono meno, avremmo bisogno di lavoratori ad alta qualificazione e con lunga vita attiva e, invece, li espelliamo dai sistemi produttivi.

La decrescita demografica può essere “infelice” se non viene gestita bene, se si continua a pensare all’Italia come produttrice di braccianti, senza capire che non ci sono più giovani disposti a spaccarsi la schiena per quattro soldi. La decrescita è “felice” se si punta sull’alta formazione, basandoci sulla qualità e non sulla quantità. Il bello è che il sistema universitario lo sta facendo, ma il sistema produttivo resta ancorato a vecchi schemi. La prova? I nostri laureati, lo voglio ripetere, trovano lavoro all’estero perché sono ben preparati.

Se avessimo continuato a fare figli come negli anni Cinquanta e Sessanta, il problema demografico non ci sarebbe? Risposta: sarebbe maggiore. Invece di 300.000 giovani scappati dall’Italia negli ultimi dieci anni ne avremmo altrettanti più il surplus demografico dovuto all’incremento, e sarebbero ancora maggiori la disoccupazione e la sottocupazione giovanile. Senza immigrati, visti come invasori, l’agricoltura non avrebbe manodopera, come anche l’edilizia e in parte l’industria.

Le donne stanno disinnescando la bomba demografica con l’istruzione superiore, il miglior anticoncezionale mai concepito, e molte decidono di non far figli perché non hanno fiducia nel paese in cui nascerebbero: loro si sono evolute, il paese no. L’arresto dell’incremento demografico e l’allungamento della vita media sono ottime notizie, ma sembrano pessime a chi “pensa” al paese come quando le madri sfornavano braccianti e soldati.

La capacità portante, cioè il numero massimo di individui di una specie che un ecosistema può sostenere, è un concetto chiave dell’ecologia. Raggiunta la capacità portante la popolazione si stabilizza e i nuovi nati semplicemente rimpiazzano i morti. Vale anche per noi: dato che si muore più tardi, ci vorrà un po’ per arrivare all’equilibrio demografico, squilibrato dal baby boom degli anni Cinquanta e Sessanta. I nostri problemi sono altri. Il primo è l’evasione fiscale, il secondo è la gestione predatoria e clientelare del gettito fiscale, inclusi i contributi pensionistici, in un sottobosco dominato dalla corruzione malavitosa.

Perché abbiamo privatizzato gli asset pubblici regalandoli ai privati? Pochi guadagnano molto e non pagano tasse, molti sono sempre più poveri, chi può se ne va, gli altri sono disincentivati a votare oppure non capiscono. I giovani si sentono europei e non hanno nessuna intenzione di vivere in un paese che non dà prospettive, in mano ad incompetenti corrotti… e il problema è che non facciano figli?

La mia generazione voleva cambiare il mondo e ce l’ha fatta: nessuno ha mai vissuto così bene come noi, ma ha generato sistemi produttivi inadeguati. Buona parte delle nuove generazioni, invece di impegnarsi per cambiare questo mondo, semplicemente cambia mondo.

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