Modificare le norme per la par condicio per far sì che, chi ha ruoli istituzionali, possa avere più spazio di parola. E di fatto favorire la maggioranza al governo. A meno di due mesi dalle elezioni Europee, la prima sfida si gioca sulle regole degli interventi televisivi. E lo scontro tra le forze in campo è già durissimo. Alla vigilia dell’esame in commissione di Vigilanza del regolamento per la competizione elettorale dell’8 e 9 giugno, l’intesa su un testo condiviso appare tutt’altro che scontata. Oggetto del contendere sono gli emendamenti presentati da Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, che mirano a modificare alcune norme della bozza messa a punto dalla presidente della bicamerale Barbara Floridia, sulla base della delibera approvata dall’Agcom per le emettenti private. Interventi che non piacciono neppure a una parte della maggioranza, ovvero a Forza Italia, che sa di avere una rappresentanza minore dentro l’esecutivo. Protestano compatte le opposizioni: “Irricevibile”, hanno scritto in una nota. Per Giuseppe Conte “è uno scempio della libertà di stampa” e per i dem è “peggio dell’editto bulgaro”.
Gli emendamenti – L’illustrazione degli emendamenti è prevista in una prima riunione in programma alle 12 e non è escluso che qualcuno venga giudicato inammissibile dall’ufficio legale della bicamerale. Poi, in serata, dalle 20 si dovrebbe procedere con il voto. Sono 34 gli emendamenti presentati sul provvedimento. La maggioranza chiede innanzitutto di rivedere il meccanismo previsto da Agcom, secondo il quale, nel periodo preelettorale, presenze e interviste televisive degli esponenti politici vengono valutate non solo dal punto di vista ‘quantitativo’, ma anche ‘qualitativo’.
La parità di trattamento all’interno dei programmi, per Agcom va garantita tenendo conto della collocazione oraria delle trasmissioni ma anche degli ascolti: “I tempi dei soggetti – si legge nella delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – sono valutati anche considerando la visibilità dei soggetti politici a seconda delle fasce orarie in cui l’esposizione avviene, sulla base degli ascolti registrati dall’Auditel”. FdI, Lega e Nm, propongono invece di sopprimere il comma e, in subordine, di eliminare i riferimenti all’Auditel. La maggioranza, sempre con l’esclusione di Forza Italia, chiede inoltre di cancellare il comma 5 bis, secondo il quale ad ogni fascia oraria deve corrispondere un diverso indicatore, calcolato anche in considerazione degli ascolti medi registrati da ciascuna rete Rai.
Inoltre gli emendamenti a firma dei deputati FdI Francesco Filini e Maurizio Lupi di Noi moderati e del senatore Giorgio Maria Bergesio (Lega), chiedono di garantire una presenza “equilibrata”, anziché “paritaria” come vuole il testo Agcom, e di sopprimere il comma 4-bis, secondo il quale “ove la Rai trasmetta la diretta di convegni o di comizi elettorali di un soggetto politico deve garantire la messa in onda delle dirette anche degli altri soggetti in competizione al fine di garantire la parità di trattamento”. Nel caso in cui venga mantenuto il testo così com’è, gli esponenti di FdI, Lega e Nm chiedono siano assicurate eventuali dirette di convegni o di comizi elettorali messi in onda sul canale Rainews che, specifica l’emendamento, “saranno precedute da idonea sigla e vanno considerati distinti dalle edizioni dei Tg della testata”.
Altra modifica, richiesta dal centrodestra, riguarda appunto “i rappresentanti delle istituzioni” che vengono esclusi dall’applicazione della legge sulla par condicio qualora “intervengano su materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte”. La delibera dell’Agcom impone la garanzia della “più ampia ed equilibrata presenza e possibilità di espressione ai diversi soggetti politici”, mentre un emendamento di maggioranza propone di “fare in ogni caso salvo il principio della ‘notiziabilità’ giornalistica e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. Infine, un emendamento presentato da Maria Elena Boschi di Iv propone infine di estendere le limitazioni cui sono soggetti i candidati anche a giornalisti e opinionisti, ovvero ai “soggetti e alle persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale che esprimano opinioni di contenuto politico”.
Le opposizioni unite: “Irricevibile” – Le proposte hanno scatenato le proteste compatte delle opposizioni. “È un pacchetto di proposte irricevibile perché distorce il senso stesso della par condicio a uso e consumo di Giorgia Meloni e della sua maggioranza e vuole dare una ‘impunità’ preventiva a chi la viola – affermano in una nota unitaria i capigruppo d’opposizione in Vigilanza Rai -. È un modo subdolo per ribaltare le normali regole democratiche“.
Dopo la nota è intervenuto il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, sottolineando che il suo partito “non consentirà un simile scempio della libertà di informazione e della stampa. Faremo di tutto, dentro e fuori la commissione di Vigilanza, per impedire al governo e alla maggioranza di mettere in atto questo atto di insensibile arroganza”. Proteste anche dal Pd. “Non solo hanno sei reti televisive che fanno riferimento al governo”, ha detto il responsabile informazione del partito Sandro Ruotolo, “poi hanno giornali, occupano le istituzioni culturali del nostro Paese, adesso provano a calpestare anche le regole di correttezza e di terzietà che si approvano alla vigilia delle competizioni elettorali. A 24 ore dal voto nella commissione parlamentare di vigilanza che deve approvare la par condicio, Fdi ha presentato un pacchetto di modiche al regolamento mettendo in discussione la parità di trattamento tra le forze politiche, concedendo ai rappresentanti del governo un surplus di presenze se intervengono a magnificare il loro lavoro istituzionale. Ancora una volta siamo costretti, come Partito democratico, ad alzare la voce contro l’occupazione dei media e l’attacco all’informazione libera. Neanche ai tempi dell’editto bulgaro era così evidente, come lo è oggi, l’anomalia italiana. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza democratica”. Dura condanna anche dal sindacato Usigrai, intervenuto nelle scorse ore: “Gli emendamenti alla delibera Agcom per garantire maggiore spazio ai partiti di maggioranza sono in contrasto assoluto col ruolo imparziale dell’informazione, specie nel servizio pubblico”, hanno detto.
La maggioranza non è compatta (o così sembra) – Alle accuse ha risposto la maggioranza. “Credo che l’opposizione stia facendo disinformazione sulla par condicio”, ha detto all’agenzia Ansa il capogruppo della Lega, Giorgio Maria Bergesio, che ha firmato gli emendamenti contestati. “Dobbiamo tutelare gli utenti, ma anche chi ha dei ruoli politici o di governo, altrimenti mettiamo un bavaglio generalizzato. È corretto distinguere l’attività di governo da quella parlamentare”. Sulla stessa linea l’altro firmatario Maurizio Lupi di Noi Moderati. “La verità è che la sinistra vorrebbe imbavagliare l’intero esecutivo”, afferma, assicurando che la maggioranza voterà tutti gli emendamenti presentati. Chi invece chiede prudenza, ma solo perché le nuove norme danneggerebbero il suo partito, è Maurizio Gasparri: “La maggioranza non può essere cancellata perché viene dato spazio al governo. Occorre trovare una situazione equilibrata: cancellare il governo o cancellare la maggioranza sarebbe irragionevole. Se Crosetto va a Redipuglia a mettere una corona di alloro è una cosa diversa da Crosetto che fa campagna elettorale. Dobbiamo evitare forzature con interpretazioni non realistiche. Domani ne parleremo in Commissione. Non dobbiamo prendere decisioni che comprimano gli spazi della maggioranza, anche perché gli spazi per il governo ci sono sempre stati. Basta chiarirsi, per poi fare scelte sostanziali e non meramente formali”.
Forza Italia non ha però firmato gli emendamenti degli altri partiti di governo e la scelta – secondo esponenti dell’opposizione – sarebbe legata al fatto che la Lega ha una rappresentanza “più pesante” a livello governativo rispetto agli alleati e quindi sarebbe avvantaggiata da un’informazione istituzionale più ampia. Le norme sulle fasce orarie, inoltre, non sarebbero gradite alle emittenti, che le troverebbero anche di difficile applicazione. In ogni modo uno degli emendamenti della maggioranza propone di sopprimere questo criterio, che l’Agcom ha specificato di aver inserito in ossequio alle sentenze in materia, e l’eventuale sua approvazione porrebbe il tema di una modifica della delibera dell’Autorità, a meno di accettare la singolare situazione di una normativa differente per la Rai e per le tv private.