Quarant’anni fa sognavano l’indipendenza della Padania e la secessione dell’Italia. Ma oggi devono celebrare con il loro leader l’avvio dei lavori per il ponte di Messina. Una parabola che tanti militanti leghisti della prima ora fanno ancora fatica ad accettare. “Ci siamo dovuti rimangiare tante cosine” commenta a denti stretti la base leghista che si è ritrovata domenica pomeriggio a Busto Arsizio per celebrare i 40 anni della Lega Lombarda. Era il 12 aprile 1984. Nello studio di Varese della notaia Franca Bellorini entrava un giovane Umberto Bossi insieme alla compagna e ad altri soci per fondare un’associazione con “l’obiettivo dell’autonomia amministrativa e culturale della Lombardia”. Un episodio che insieme a tanti altri viene raccontato nel libro Il Volo Padano scritto dal giornalista Marco Linari. Oltre 400 pagine di conversazione con Francesco Speroni, ex ministro ed ex europarlamentare, da 38 anni iscritto alla Lega. Uno che non ha mai abbandonato il partito, anche in questo momento difficile, alla vigilia delle Europee. “La Lega non sta molto bene da un punto di vista elettorale. È difficile spiegare come sia potuta passare dal oltre il 30 per cento a meno del dieci. Mi auguro che Salvini riesca a riportarla più in alto di quello che è adesso” racconta l’ex ministro che per la presentazione del libro ha richiamato alcuni dei nomi di ieri e di oggi del Carroccio. Dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, al capogruppo leghista in Senato Massimiliano Romeo; dall’eurodeputata Isabella Tovaglieri al candidato alle europee ex leghista e ora in Forza Italia, Marco Reguzzoni. C’è anche Umberto Bossi, non il “senatur”, ma un bambino di tre anni chiamato così per rendere omaggio al “capo”. E da queste parti, quando parli del “capo”, tutti pensano all’Umberto. Non a Salvini.
Sul palco intanto scorrono le foto d’archivio dei primi 40 anni della Lega. Da un Bossi in canottiera a uno Speroni che offre una salamella a forma d’Italia tagliata in due a Salvini. Il nome del leader leghista viene evocato una sola volta in oltre due ore di dibattito. Il governatore Fontana nega che ci siano due leghe: “Non c’è una Lega di Bossi e una di Salvini, questo è l’auspicio che hanno da tanti anni i nostri avversari, ahi loro”. Ma tra i militanti della base leghista il segretario della Lega “deve cambiare marcia”. Non è ancora finito. “Ma bisogna cambiare linea” come racconta uno degli storici militanti leghista, Elio Fagioli. Un “ritorno alle origini” a partire dagli slogan di allora. Lo storico motto “Sono Lombardo, voto Lombardo” è ancora “attuale. Parola del capogruppo leghista Romeo che chiude il suo intervento così.