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Elon Musk indagato in Brasile: “Ostruzione alla giustizia e incitamento al crimine”. Coinvolto in un’indagine sulle ‘milizie digitali’

Ostruzione alla giustizia e incitamento al crimine“. Sono questi i reati ipotizzati in un’inchiesta su Elon Musk aperta dal Giudice della Corte Suprema del Brasile Alexandre de Moraes. Dopo che il proprietario di X ha riaperto gli account di cui il magistrato aveva disposto la chiusura, per la loro vicinanza al movimento dell’estrema destra che ha sostenuto la rivolta pro Bolsonaro dopo la sua sconfitta alle elezioni, arrivano le accuse di Moraes: “Ha dato il via a una campagna di disinformazione“. X, ha aggiunto, sta commettendo un abuso di potere economico per “influenzare illegalmente l’opinione pubblica”. Il Ceo di Tesla e SpaceX è stato infatti coinvolto in un’indagine penale sulle azioni antidemocratiche delle cosiddette “milizie digitali”, cioè il gruppo che gestiva i social network dell’ex presidente Jair Bolsonaro per una presunta “dolosa strumentalizzazione criminale di X”.

Musk ha dichiarato che avrebbe sfidato gli ordini del tribunale, che considera incostituzionali, e revocato le restrizioni imposte su alcuni account della piattaforma in Brasile, vale a dire il blocco di alcuni account popolari, attaccando il magistrato in diversi suoi post, e chiedendone l’impeachment. Secondo Musk, “i brasiliani, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche, hanno diritto alla libertà di espressione, al giusto processo e alla trasparenza delle autorità”. Il patron di X, inoltre, dichiaratosi ‘assolutista della libertà di parola’, sul suo social ha accusato il giudice di aver tradito “sfacciatamente e ripetutamente” la costituzione e il popolo del Brasile. “Queste sono le richieste più draconiane di qualsiasi Paese sulla Terra!”, ha detto Musk, spiegando che la diatriba avrebbe probabilmente costretto a chiudere alcuni uffici di X in Brasile. “I principi contano più del profitto”, ha scritto il magnate.

“I social network non sono una terra senza legge. Non sono una terra di nessuno” si legge nella decisione con cui il giudice ha aperto l’indagine. Nel documento si ricorda che “il 6 aprile (sabato) Musk ha iniziato una campagna di disinformazione sulla Corte suprema, ribadita il giorno successivo (domenica 7 aprile) “istigando alla disobbedienza e all’intralcio alla giustizia“, e annunciando la revoca “del blocco dei profili criminali e di quelli che diffondono notizie fraudolente, oggetto di indagine”. Azioni che secondo i magistrati evidenziano “l’utilizzo di meccanismi illegali da parte di X, nonché la presenza di forti indizi di dolo” da parte di Musk.

“La condotta di X costituisce, in linea teorica, non solo un abuso di potere economico, cercando di incidere illegalmente sull’opinione pubblica, ma anche una palese istigazione a mantenere diverse condotte criminali praticate dalle Milizie digitali, con l’aggravante dei rischi per l’incolumità dei membri della Corte suprema, come si può facilmente evincere dai vari messaggi di odio postati a sostegno di quelli di Musk”, si prosegue nelle sette pagine di provvedimento. Tra l’altro il giudice intima che “il social network si astenga dal disobbedire agli ordini giudiziari, compreso il ripristino dei profili bloccati dalla Corte”, prevedendo una multa giornaliera di circa 20mila dollari (100mila real) per ogni account riattivato.