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Ponte Morandi, l’ad di Autostrade Tomasi chiede scusa alle famiglie delle vittime: “Non c’è giustificazione per quello che è successo”

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“Esprimo il dolore mio personale e di tutta la società per quello che è successo, certamente non c’è una giustificazione. Le scuse sono mie ma anche di tutto il personale, ben sapendo le responsabilità che ha una società che gestisce un bene pubblico”. Così, al termine di un incontro organizzato dall’emittente ligure Primocanale, l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Roberto Tomasi ha chiesto scusa ai familiari delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi, il viadotto dell’A10 collassato a Genova il 14 agosto del 2018.

Tomasi, 56 anni, è alla guida dell’azienda dal febbraio del 2019: già direttore generale con delega alle nuove opere, è stato scelto come volto simbolo della nuova governance dopo le dimissioni di Giovanni Castellucci, manager di fiducia della famiglia Benetton, tra i principali imputati del processo per il disastro del Morandi. “Quello che mi sento di dire è che la società è cambiata profondamente e sta investendo sulla sicurezza. Chiedo fiducia da parte dei cittadini e certamente dei parenti delle vittime, anche se mi rendo conto che è difficile con un dolore così importante. Faremo tutte le attività necessarie per poter ammodernare le infrastrutture, nonostante tutte le critiche che andremo a ricevere, perché è fondamentale investire in sicurezza in Liguria ma anche in tutto il Paese”.

Alla domanda sul perché le scuse da parte di Aspi non siano arrivate prima, Tomasi risponde: “Credo di aver chiesto scusa e se non è stato fatto me ne dispiaccio, ma credo di averlo fatto con tutta la determinazione del caso. Non avevamo alcuna giustificazione per quello che era capitato, e quindi questa era di fatto una scusa per quello che era successo, ma credo anche che ci deve essere riconosciuto il grandissimo sforzo che stiamo facendo in questa fase per cercare di ridare un’infrastruttura al Paese sapendo che per trent’anni in questo paese di infrastrutture non si è più parlato”.

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