“Se per un accidente la centrale restasse a corto di energia elettrica dalla rete e venissero per errore colpiti i generatori di emergenza o se in caso di sabotaggio venissero meno ad esempio i sistemi di raffreddamento, allora lo scenario diventerebbe preoccupante” così Emilio Santoro, fisico nucleare ed ex-direttore responsabile del reattore di ricerca TRIGA RC-1 del Centro Enea Casaccia ha commentato le recenti notizie secondo le quali l’edificio del reattore 6 della centrale di Zaporizhzhia sarebbe stato colpito da un attacco con droni, “danneggiando l’involucro di un reattore”. Nello specifico, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha dichiarato domenica che i suoi esperti sono stati informati dell’attacco dei droni e che “tale detonazione è coerente con le osservazioni dell’AIEA”.
Danni all’involucro? – “A meno di immaginare uno scenario in cui russi o ucraini attaccano deliberatamente gli edifici della centrale di Zaporizhzhia, con un armi pesanti e ripetutamente – scenario per me davvero al limite del surreale spiega Santoro – non vi sono rischi derivanti da colpi accidentali inferti agli edifici che fungono da strutture esterne dei reattori della centrale. Bisogna fare molto attenzione alle parole che si usano quando ci si occupa di centrali nucleari – ha continuato Santoro – parlare di danni all’involucro del reattore fa pensare a problemi all’interno della centrale, a una lesione al primissimo ‘contenitore’ per così dire del reattore”.
“Imprevedibili esiti se ci fosse sabotaggio” – “In questo caso invece – come è facile intuire – si parla di danni agli edifici esterni dei reattori che sono solo l’ultima ‘armatura’ che avvolge i reattori stessi. Nel caso di reattori di questo tipo il principio di costruzione è quello della difesa in profondità o se vogliamo di una schermatura ‘ a cipolla’ per la quale sono presenti diversi strati di contenimento per limitare eventuali problemi legati al reattore, dei quali solo l’ultimo è l’edificio esterno che – a quanto si apprende dai rapporti che vengono dal campo – sarebbe stato danneggiato da un attacco di droni”. A questo si aggiunge il fatto che i sei reattori di Zaporizhzhia sono stati resi inattivi da mesi, anche se necessitano ancora di energia e di esperti sul posto per gestirne i sistemi di raffreddamento e altri elementi essenziali per tenere sotto controllo la radiazione che pure rimane. “Ed è su questo punto che sorgono le preoccupazioni di cui sopra – conclude Santoro – anche se con sforzi adeguati di esperti all’altezza, come accaduto in Giappone, anche uno scenario del genere potrebbe essere senza conseguenze disastrose. Certo se invece l’impianto sabotato venisse lasciato a se stesso gli esiti sarebbero del tutto imprevedibili”.
Potenziale catastrofe nucleare – La centrale è finita nel fuoco incrociato da quando Mosca ha inviato truppe in Ucraina nel 2022 e ha sequestrato la struttura poco dopo. L’AIEA ha più volte espresso allarme riguardo alla centrale nucleare, la più grande d’Europa, nel timore di una potenziale catastrofe nucleare. Sia l’Ucraina che la Russia si accusano regolarmente a vicenda di aver attaccato l’impianto, che è ancora vicino alla prima linea. Domenica il capo dell’agenzia di controllo atomico delle Nazioni Unite ha condannato un attacco di droni su uno dei sei reattori nucleari della centrale, affermando che tali attacchi “aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare”. In un comunicato sulla piattaforma social X, Rafael Mariano Grossi ha confermato che vi sono stati almeno tre colpi diretti contro le principali strutture di contenimento del reattore ZNPP. La Russia ha incolpato l’Ucraina per l’attacco, ma l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite non ha indicato un responsabile per l’avvenuto.
L’Agenzia ha affermato che si tratta del primo attacco del genere dal novembre 2022, quando stabilì cinque principi fondamentali per evitare un grave incidente nucleare nel settore. I funzionari dell’impianto hanno detto che il sito è stato attaccato domenica da droni militari ucraini, compreso un attacco sull’edificio esterno della sesta unità di potenza dell’impianto. Secondo le autorità dell’impianto, non ci sono stati danni gravi o vittime e i livelli di radiazioni nell’impianto erano normali. Per quel che riguarda questi attacchi lo scenario è del tutto diverso da quello ipotizzato in relazione ad un collasso delle forniture elettriche, anche di emergenza, o di sabotaggio.
Gianmarco Pondrano Altavilla