Scintille a Coffee break (La7) tra Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali alla Università Cattolica di Milano, e l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio sull’invio di armi a Kiev. Notoriamente agli antipodi sulla guerra in Ucraina, Parsi e Tarquinio dibattono vivacemente sull’art. 11 della Costituzione italiana.
Tarquinio premette il suo intervento esprimendo il proprio dissenso nei confronti delle parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo cui la pace si costruisce con la deterrenza. E sottolinea: “Siamo un mondo inzeppato di armi dove la politica e la diplomazia lasciano sempre più spesso spazio a quello che Papa Francesco ha definito ‘deriva bellica’, legittimando l’uso delle armi che la nostra Costituzione ripudia e che gli stessi trattati europei mettono all’angolo sulla carta come strumento di risoluzione internazionale”.
Non ci sta Parsi che replica: “Mi stupisco che dei dati di fatto siano stati così semplicisticamente ribaltati. La Costituzione italiana nell’art.11 non prevede nessun divieto a inviare armi a un paese aggredito. Basta leggere l’articolo: non c’è una parola a riguardo nell’art.11, in nessun comma. Al primo comma l’art.11 recita che l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali ma partecipa, con gli strumenti di diritto internazionali e delle istituzioni di cui fa parte, alla difesa collettiva“.
“No – ribatte Tarquinio – alla costruzione della pace. Quell’articolo è stato scritto da Giorgio La Pira, lo so bene”.
“Sai benissimo che quel comma è esattamente quello che ho detto – replica Parsi – Tanto è vero che mai la Corte costituzionale ha messo in discussione questo punto, per cui dire che noi stiamo sostenendo l’Ucraina in violazione della Costituzione è un falso“.
“Questo è semplicismo”, commenta Tarquinio.
“Non è semplicismo – ribadisce Parsi – Quando mai la Corte costituzionale si è espressa su questo? Se fosse come dite voi, ci sarebbe un’omissione gravissima da parte della Corte costituzionale. Voi state dicendo che governo, Parlamento e Corte costituzionale violano la Costituzione, e quindi abbiamo la vostra saggezza contro le istituzioni democratiche della Repubblica. State dicendo una cosa che non è vera e io ribadisco: questo fatto non è vero”.
“La Costituzione italiana dice cose molto chiare – replica Tarquinio – e Papa Francesco le ha citate il 27 febbraio 2022 parlando al mondo“.
“Non mi sembra che il Papa sia un costituzionalista“, obietta Parsi.
“L’art. 11, ripeto, è stato scritto da Giorgio La Pira – continua Tarquinio – E chi sa un po’ di storia sa di chi parliamo. Vittorio Emanuele Parsi sa benissimo che mi batto da decenni contro l’invio di armi in qualunque teatro di guerra e che pretendo l’applicazione della legge 185/90 sul commercio delle armi, che è stata bypassata in tutti i modi e che adesso l’attuale governo (ma anche altri ci hanno provato negli ultimi anni) vuole abrogare e sovvertire radicalmente”.
Il giornalista aggiunge: “Per quanto riguarda la vicenda ucraina, ho sempre detto sin dall’inizio che l’Italia, con Francia e Germania, avrebbe dovuto assumere un ruolo diverso e importante, cioè quello di mediatore. Ricordo che in mezzo c’è il popolo ucraino che da 2 anni muore e che ci sono centinaia di migliaia di morti. E io non credo affatto che gli ucraini stiano facendo questa guerra con gioia, anche perché ne conosco tanti e molti si sono confidati con me – conclude – Bisogna farla finita di fare, come ha detto Jeffrey Sachs, la guerra fino all’ultimo ucraino o, come dico più modestamente io, la guerra col petto degli altri“.