È finita la tregua dei carburanti, il prezzo di benzina e gasolio torna a mordere i portafogli. Il petrolio costa di più, negli ultimi due mesi è aumentato di circa 10 dollari al barile, tornando sopra quota 90 dollari. Tensioni in Medio Oriente, decisioni dell’Opec e i problemi di transito nel mar Rosso, e forse anche un sussulto di ripresa economica, sono i fattori che spingono le quotazioni. In più, gli attacchi ucraini alle raffinerie russe ne hanno marginalmente ridotto la capacità di raffinazione, con conseguenze sulle quantità di gasolio esportato. Sta di fatto che in autostrada, come segnala Assoutenti, si trovano distributori che riforniscono, in modalità servito, a 2,5 euro al litro. Una soglia che è stata già superata sulla A1 Milano-Napoli (venerdì 5 aprile) e sulla A21 Torino-Piacenza (sabato 6 aprile), con la benzina venduta in entrambi i casi a 2,539 euro al litro; 2,468 euro/litro sulla A4 Milano-Brescia sabato 6 aprile”. Al di là di questi casi limite, il prezzo medio della benzina in modalità self è di 1,91 euro al litro, il più alto da 6 mesi, con una spesa aggiuntiva per un pieno di oltre 7 euro. Il gasolio si vende in media a 1,811 al litro, sempre in modalità self.

La materia prima, si diceva, è il motore dei rincari. Ma come è noto la metà ed oltre del prezzo del carburante è rappresentato da tasse, accise ed iva. Le prime fisse, la seconda con un gettito che aumenta al crescere del prezzo industriale, con beneficio per lo Stato che incassa di più. Quindi è solo per metà nel vero il ministro dell’Economia Giorgetti quando afferma, come oggi in conferenza stampa, che: “È evidente a tutti che il prezzo della benzina non dipende dalle decisioni del governo”. Il prezzo non dipende dal governo ma il governo incassa di più, man mano che sale. Nulla gli impedirebbe di “restituire” parte del gettito. Nessuno dimentica le invettive di una Giorgia Meloni d’opposizione contro le accise. Ma di questi tempi, in cui si cerca ogni spicciolo per tentare di tenere in carreggiata i conti pubblici, è pressoché impossibile che ciò accada. “Il provvedimento attuale non prende in esame” il tema dei rincari dei carburanti, ha infatti confermato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo riferendosi alle misure adottate oggi in Cdm. Giorgetti ricorda che “Esiste una disposizione che in relazione a modifiche dei prezzi fa scattare un adeguamento” e che “Se si verificano le circostanze previste partirà”. Troppo poco, troppo tardi. Anche perché c’è il rischio che un protratto aumento di carburanti e costi di trasporti faccia rialzare la testa all’inflazione, complicando il percorso di riduzione dei tassi di interesse della Bce.

“La benzina è tornata ai livelli insostenibili di ottobre scorso, con migliaia di pompe con tariffe sopra i due euro al litro. Attenzione però: da ottobre a oggi i prezzi medi non si sono mai realmente abbassati, e per gli italiani la mazzata è rimasta costante. Il ministro Giorgetti, novello Pilato, dice che non è colpa del governo. Il ministro Urso, artefice della inutile genialata dell’obbligo del cartello prezzo medio per i benzinai, è “desaparecido” sulla questione”. Così in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Attività Produttive di Senato e Camera.

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