Un boato, poi il fumo denso che si alza dalla centrale e dal lago, le sirene dei mezzi di soccorso che risuonano nella valle, il via vai delle ambulanze fuori dai cancelli. L’incendio e l’esplosione alla centrale idroelettrica Enel di Bargi hanno sconvolto il lago di Suviana, una comunità che ruota intorno alla diga e all’impianto per la produzione idroelettrica e che vive anche di turismo, visto che l’area è dentro un parco regionale a cavallo dell’Appennino tosco-emiliano.

Le testimonianze – A fatica i vigili del fuoco si sono calati sotto il livello del lago per la ricerca dei dispersi e le loro testimonianze sono drammatiche, come quelle di chi gestisce le attività a ridosso del lago, frequentate in mezzo alla settimana proprio dai lavoratori dell’impianto. “Un disastro impressionante”, hanno raccontato i primi soccorritori, quando ancora non erano riusciti ad entrare all’interno dei locali colpiti dall’esplosione. “C’erano continue esplosioni. Mi tremano le gambe, non ce la faccio più”, ha raccontato in un audio un vigile del fuoco calatosi nel cuore della centrale, colpito dall’incidente. “Abbiamo sentito un’esplosione e poi del gran fumo uscire dalla centrale – racconta Simone Cappi, titolare del ristorante La Spiaggetta che si trova sul lago, a circa 300 metri dal luogo dell’esplosione – È incredibile ciò che è successo. I soccorritori sono arrivati in forza, abbastanza velocemente, c’è un gran lavoro da fare”. I soccorritori gli hanno chiesto di portare dell’acqua. Nella centrale, racconta ancora il ristoratore, stavano facendo dei lavori: “È un anno e mezzo che stanno rinnovando tutto”.

Il fumo e il buio a 40 metri di profondità – Decine i vigili del fuoco impegnati nelle attività di soccorso e ricerca dei dispersi. “C’è parecchio fumo, abbiamo fatto fatica ad entrare nei locali. Per prestare soccorso servono visibilità e basse temperature”, ha detto nei primi momenti del disastro il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Bologna Calogero Turturici. “Tutti i locali sono completamente invasi dal fumo – conferma Luca Cari, dirigente della comunicazione d’emergenza del comando generale dei vigili del fuoco – gli uomini stanno intervenendo con gli autoprotettori perché altrimenti sarebbe impossibile lavorare in sicurezza”. Dalle prime informazioni sarebbe esplosa una turbina della centrale, all’ottavo piano ribassato mentre un piano più sotto si è registrata un’inondazione dovuta a un tubo di raffreddamento della turbina che ha allagato il locale per parecchi metri, il tutto a 40 metri di profondità. Ecco perché al lavoro ci sono oltre ad una sessantina di pompieri anche i sommozzatori. E stanno arrivando le squadre Usar, specializzate nelle ricerche tra le macerie. La speranza di trovare qualcuno in vita è debole ma ancora c’è, visto che all’appello mancano 3 persone. “Potrebbe essere che dopo l’esplosione abbiano trovato ricovero da qualche altra parte della piastra”, ha detto il direttore regionale dei Vigili del fuoco, Francesco Notaro.

Il procuratore: “Ora le ricerche, poi le iscrizioni” – Sul posto sono arrivati tanti amministratori locali insieme al prefetto, al procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato. “Adesso è il momento della ricerca, poi sarà il momento di capire che cos’è successo”, ha detto il capo degli inquirenti bolognesi. L’obiettivo ora, spiega Amato, è “mettere in sicurezza l’impianto e soprattutto fare la ricerca delle persone che sono disperse. Poi vedremo con i tempi e i modi giusti di capire quello che è successo”. Per quanto riguarda i prossimi passi, ha detto Amato, “in questa fase stiamo cercando di capire che cos’è successo, faremo un’iscrizione di natura tecnica del fascicolo nei prossimi giorni per eseguire gli accertamenti urgenti che sono in primo luogo quelli sulle salme, verificheremo se è necessario o no procedere alle autopsie e poi dopo faremo gli approfondimenti”. Insomma, “dovremo capire quello che è successo e successivamente porremo le domande conseguenti”.

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