di Leonardo Botta
Ricetta: Come buttare milioni di voti della sinistra pacifica e ambientalista.
Preparazione: Prendete il partito dell’Alleanza Verdi-Sinistra, faticosamente costruito da Fratoianni e Bonelli (senza offesa: due brave e oneste persone, ma certo non Berlinguer o Nenni) che, sia lode al signore, conserva un discreto consenso elettorale che oscilla, nei sondaggi, tra il tre e il quattro percento; un consenso buono per superare il quorum alle elezioni politiche ma, forse, non per racimolare seggi alle prossime europee (per le quali la soglia è fissata al 4%).
Aggiungete Unione Popolare, il movimento guidato da Luigi De Magistris che dal 2022 ha messo insieme varie sigle (DeMa, Manifesta, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista), per il quale simpatizza mediamente un italiano su cento. O meglio, simpatizzava: da qualche settimana De Magistris ha lasciato l’incarico di portavoce, lasciando il movimento in balia di se stesso e forse di pochi irriducibili sostenitori.
Mischiate tutto con Pace Terra Dignità, il soggetto politico fresco come l’uovo di giornata, fondato da Michele Santoro con un dichiarato animo pacifista di cui dio solo sa quanto ci sia bisogno nel tempo delle guerre in Ucraina, Gaza e in tanti luoghi del globo terracqueo meno noti alle cronache ma altrettanto funestati da atroci conflitti. I sondaggi danno, in questo momento, Pace Terra Dignità intorno a un pur interessante 2%.
Anzi, non mischiate affatto: pare infatti che (a meno di auspicabilissimi cambi di scenario) questi contenitori della sinistra italiana correranno ciascun per sé alle europee, scorrazzando in giro per l’Italia decine e decine di candidati quando è noto che i seggi a Bruxelles disponibili per quell’area politica sono non più di tre o quattro.
Ora, non ci vuole la zingara per indovinare che il movimento di Santoro, candidandosi all’europarlamento, sottrarrà voti prevalentemente alle altre liste di sinistra, soprattutto ad AVS che balla pericolosamente intorno alla soglia di sbarramento (magari toglierà qualcosa anche al Pd, ma certo non a Fratelli d’Italia o alla Lega).
Per cui il probabile, sciagurato risultato sarà ritrovarsi all’indomani delle elezioni con un pugno di mosche in mano. E questo, nell’Europa sempre più governata dai partiti nazionalisti e dalle diplomazie (schiacciate come sono tra atlantismi acritici e simpatie putiniane) incapaci di intavolare negoziati per fermare questa folle corsa agli armamenti (compresi, temo, quelli arricchiti di uranio), è proprio un guaio.
Così, mentre Renzi (di cui tutto si può dire ma non certo che sia un fesso) mette d’accordo i liberali con +Europa e financo con Cuffaro e lady Mastella, per costituire un cartello elettorale che ha concrete possibilità di raccogliere più del 4% di voti, questi generali della sinistra con scarso esercito (lo so, la metafora bellica è un tantino fuori luogo), piuttosto che mettere insieme i propri contingenti, forse preferiranno marciare divisi per il sol gusto di portare ciascuno la propria bandiera in una gloriosa sconfitta.
Parafrasando Totò: “E poi dice che uno si butta a destra!”.