Aumentare le pene per il reato di produzione, traffico e detenzione di stupefacenti di lieve entità per garantire il carcere preventivo. In vista delle elezioni europee di giugno Fratelli d’Italia accelera sul tema della sicurezza: il partito di Giorgia Meloni giovedì scorso ha chiesto e ottenuto di assegnare alla commissione Giustizia della Camera una proposta di legge contro lo spaccio “di lieve entità” firmata dalla deputata Augusta Montaruli, fedelissima della premier ed ex sottosegretaria all’Università, costretta alle dimissioni per una condanna definitiva a un anno e sei mesi per peculato.
La proposta era stata depositata da Montaruli il 12 aprile 2023 provocando le polemiche del centrosinistra, ma adesso Fratelli d’Italia vuole incardinare il provvedimento in Parlamento per non farsi scavalcare a destra dalla Lega sulla sicurezza. La proposta di due articoli, a prima firma Montaruli ma sottoscritta anche da dirigenti di primo piano nel partito come il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, Sara Kelany e Carolina Varchi, prevede di andare a colpire non tanto i grandi traffici internazionali di droga ma gli spacciatori da strada, coloro che commettono reati di “lieve entità”. Montaruli chiede l’aumento della pena massima per questo reato: oggi, secondo l’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti, la pena sarebbe da 6 mesi a 4 anni e una multa da 1.032 a 10.329 euro ma per la deputata è troppo poco e la pena massima deve essere aumentata a cinque anni. Il motivo è semplice: in questo modo si potrà garantire il carcere.
Le attuali pene, si legge nella relazione illustrativa alla proposta di legge, rendono “al momento impossibile applicare la misura cautelare in carcere”. Ma questa “si rende tuttavia necessaria allor quando la condotta tipica del reato per le modalità dell’azione determini, nonostante la lieve entità, un fenomeno criminoso comunque grave con il ritorno dello spacciatore, impropriamente definito ‘piccolo spacciatore’, sulla strada”. Per questo Montaruli vuole dare alla magistratura “un ulteriore strumento per arginare la reiterazione del delitto quando gli elementi de facto a seguito di una puntuale e attenta valutazione siano tali da richiederne l’applicazione”. Il secondo articolo, inoltre, introduce la confisca anche per i proventi dello spaccio di “lieve entità”, oggi esclusa dal Testo unico sugli stupefacenti: “La norma attuale risulta irragionevole – si legge nella relazione illustrativa – dal momento che la lieve entità del fatto, seppur caratterizzata da una minore circolazione del denaro, non considera che esso deriva comunque da una condotta criminosa che non può che assumere contorni sempre più gravi quando non viene sottratto all’agente il fine ultimo del delitto ovvero una forma di guadagno proveniente da reato”.