La Dda di Catanzaro chiede di utilizzare alcune intercettazioni ambientali nei confronti di un parlamentare indagato che poi non è stato eletto? Autorizzazione concessa in sette (7) righe. Non una di più e senza voti di assemblea che avrebbero impantanato una maxi-inchiesta o quantomeno rallentato la posizione giudiziaria del politico. Non è il Parlamento italiano ovviamente che ha deciso senza battere ciglio, dando per scontato di fornire al procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla e ai sostituti della Dda Paolo Sirleo e Domenico Guarascio tutti gli elementi necessari per sostenere l’accusa durante il processo che inizierà il 6 maggio prossimo.

La firma sotto l’autorizzazione è quella di Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, mentre la vicenda è quella dell’ex europarlamentare del Pd Massimo Paolucci finito, l’anno scorso, nell’inchiesta “Glicine-Acheronte” coordinata dall’allora procuratore Nicola Gratteri, oggi capo della Procura di Napoli. Si tratta dell’inchiesta che ha svelato, secondo il pm, un diffuso sistema clientelare in grado di influenzare le istituzioni e il voto nel territorio di Crotone, in cui sono coinvolti, a vario titolo, anche altri politici del Pd come l’ex governatore Mario Oliverio, il suo segretario particolare Giancarlo Devona, l’ex assessore e deputato Nicola Adamo, l’ex consigliere regionale Sebi Romeo. Ma anche gli ex consiglieri regionali Enzo e Flora Sculco (padre e figlia) e gli ex assessori Antonella Rizzo di Liberi e uguali (componente della giunta Oliverio) e Alfonso Dattolo, un tempo componente della precedente giunta di centrodestra (guidata da Giuseppe Scopelliti, non indagato) ma oggi collaboratore della “Ecosystem”, società impegnata nel settore dei rifiuti.

Durante le indagini, nell’aprile 2019, proprio nella sede di quest’azienda, a Lamezia Terme, i carabinieri avevano intercettato l’ex europarlamentare del Pd Massimo Paolucci. In piena campagna elettorale, era emerso che Paolucci era stato sostenuto dall’ex assessore Antonella Rizzo che – scrivono gli inquirenti – “sfruttando la sua posizione di assessore all’Ambiente, richiedeva voti” ai dirigenti delle società del settore dei rifiuti i “quali – si legge nelle carte – le garantivano che si sarebbero attivati per fare votare il candidato dai dipendenti delle società da questi gestite”. “Sicuramente Massimo – erano state le parole della Rizzo in quel tour elettorale – può essere un facilitatore anche dal punto di vista normativo”. Dal loro canto, i pm non hanno dubbi: Paolucci “offriva utilità quale tornaconto per il voto che in quella circostanza gli veniva promesso dai soggetti incardinati nel settore dei rifiuti, i quali nell’occasione garantivano pacchetti di voti anche di propri dipendenti per il Paolucci medesimo”.

Ritornando al processo che inizierà nelle prossime settimane, fino a qualche mese fa le intercettazioni dei carabinieri erano utilizzabili solo per gli altri indagati ma non per l’ex europarlamentare che, nell’aprile 2019, era ancora in carica. Da qui la richiesta alla presidente Metsola che il 21 dicembre scrive a una nota indirizzata al procuratore Capomolla, inserita nel fascicolo dell’inchiesta “Glicine-Acheronte”. “La ringrazio per la sua lettera del 23 ottobre 2023, ricevuta dalla nostra amministrazione in data 5 dicembre 2023, con la quale richiede la mia autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni ambientali nei confronti di Massimo Paolucci, ex deputato al Parlamento europeo. – sono le parole della presidente del Parlamento europeo – Poiché il signor Paolucci non è più deputato al Parlamento europeo, non gode più di immunità parlamentare, ad eccezione delle opinioni o voti espressi nell’esercizio del suo mandato. Concedo pertanto la mia autorizzazione all’utilizzazione delle intercettazioni in questione nei confronti del signor Massimo Paolucci, conformemente all’articolo 6 della legge 140/2003”.

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