Sono 213 i casi di morbillo segnalati dal 1° gennaio al 31 marzo. Di cui 181, cioè l’85% confermati. Il 2024 segna un incremento e a confermalo è l’Istituto superiore di sanità nell’ultimo bollettino curato dalla sorveglianza epidemiologica nazionale su morbillo e rosolia. A gennaio, 34 sono state le infezioni notificate, 96 nel mese di febbraio e 86 a marzo. Mentre quasi 9 contagiati su 10 (88,2%) non risultavano vaccinati.
Sul totale dei casi di morbillo registrati da inizio 2024 fino alla fine di marzo, 18 sono importati. E rappresentano l’8,4%. Il 68% dei contagi, cioè 146 sul totale di 213, è stato segnalato da tre regioni: Lazio (che riporta l’incidenza più alta), Sicilia e Toscana. Mentre l’età media degli infettati è pari a 31 anni, ma incidenza elevata è stata riscontrata anche tra coloro che hanno un’età da 0 a 4 anni: sono 11 i contagiati che avevano meno di un anno di età.
La trasmissione, inoltre, è avvenuta in ospedale in 20 casi (11 i casi tra gli operatori sanitari). Mentre il 26,3%, corrispondente a 56 casi, ha riportato almeno una complicanza, inclusi 23 casi di polmonite e un caso di encefalite in un giovane adulto, non vaccinato. Nello stesso periodo non sono stati segnalati casi di rosolia.
“I dati confermano che purtroppo in questo 2024 è partita un’epidemia – dice Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova – abbiamo numeri significativi, 213 casi in 3 mesi, rispetto al 2023 con pochi casi. È solo l’inizio, il peggio deve arrivare e temo che sarà a cavallo dell’estate“. E sulla malattia, Bassetti mette in guardia: “Mi colpisce che nessuno si preoccupi per le complicazioni, non è una malattia tranquilla e gestibile, se la prendi in età adulta può essere grave“. E quindi come muoversi? “La vaccinazione è lo strumento di protezione che il Servizio sanitario nazionale deve mettere in campo. Non è più iniziativa del singolo, ma serve l’intervento dello Stato che deve tutelarsi con le vaccinazioni”.
Stessa strada, quella della vaccinazione, consigliata anche da Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano: “Non vedo altra opzione. C’è la necessità di promuovere campagne per ripristinare la protezione vaccinale”. E commentando l’ultimo bollettino diffuso dall’Istituto superiore di sanità, Pregliasco aggiunge: “Serve informazione e un impegno proattivo da parte dei Dipartimenti di prevenzione. Una chiamata alla vaccinazione per le categorie a più alto rischio di contagio”.