Continuano i malumori in Europa per la nomina a inviato speciale per le piccole e medie imprese di Markus Pieper, esponente di peso della Cdu tedesca e membro dello stesso partito di Ursula Von der Leyen. Come rivelato da il Mattinale europeo, newsletter curata dai giornalisti David Carretta e Christian Spillmann, a essere finita sotto accusa è stata proprio la presidente della commissione Ue. Il caso Pieper è deflagrato dopo la pausa pasquale, quando è emerso che l’Alto Rappresentante Josep Borrell, i commissari Paolo Gentiloni e Nicolas Schmit, socialisti, e Thierry Breton, liberale, hanno scritto una lettera per contestare formalmente le modalità della nomina. E dopo quella prima lettera, i quattro ne hanno scritta un’altra ieri 8 aprile per chiedere “una discussione più ampia sulla trasparenza e sulla collegialità del processo” di scelta. Il portavoce della capa dell’esecutivo, Eric Mamer, oggi ha detto che Von der Leyen “è pronta al fatto che domani il collegio dei commissari discuta delle procedure di nomina degli alti funzionari”.
La nomina risale al 31 gennaio scorso. Come ricostruito dall’agenzia Adnrkonos, Pieper è un tedesco che ha fatto carriera a Bruxelles: prima della nomina a inviato per le Pmi, era segretario della delegazione della Cdu al Parlamento Europeo. I dubbi sulle modalità della nomina si fondano su diversi fatti. Anzitutto, è avvenuta poco prima che la Cdu appoggiasse Von der Leyen come Spitzenkandidatin, candidata di punta della Commissione, cosa che solleva il sospetto di un conflitto di interessi, se non di un vero e proprio ‘do ut des’. Inoltre, Pieper non era il candidato più qualificato per quel posto: secondo il Mattinale, che non è mai stato smentito, le altre due candidate, due donne, avevano ottenuto entrambe punteggi più elevati durante il processo di selezione. Si trattava di Martina Dablajovà, eurodeputata liberale ceca, e della svedese Anna Stellinger, vicedirettrice generale della ‘Confindustria’ svedese. Entrambe hanno ottenuto risultati migliori di Pieper, che sarebbe stato indietro di almeno il 30% nei punteggi dei valutatori. Tutti e tre i nomi sono stati comunque inseriti nella short list. I colloqui con i tre candidati, sono stati fatti dai commissari Hahn e Breton e, per la presidente, dal suo capo di gabinetto, Bjoern Seibert. Il 31 gennaio il commissario Ue al Bilancio, l’austriaco Johannes Hahn, austriaco e anch’egli del Ppe, ha proposto il nome di Pieper: la nomina è passata senza obiezioni da parte dei commissari presenti. Ma Breton, commissario all’Industria e Mercato Interno, non era presente alla riunione, perché impegnato in un Consiglio Difesa informale. Secondo il Mattinale, neppure il suo gabinetto era stato informato della decisione di nominare Pieper.
Sul caso iniziano le reazioni politiche. “L’assegnazione delle posizioni chiave nelle istituzioni richiede trasparenza e merito”, ha scritto su X la presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo Valérie Hayer. “Qualsiasi nomina deve tenere conto dell’equilibrio geografico e dell’uguaglianza di genere. Non appartenenza al partito. Le nostre istituzioni traggono sempre vantaggio dalla trasparenza”. Proteste anche da Sabina Pignedoli (M5s): “Il caso Piepergate rischia di danneggiare enormemente la credibilità dell’Unione Europea a poche settimane dalle elezioni. Le nomine decise dalla Commissione Europea, che è un collegio di esponenti a loro volta nominati e non scelti direttamente dei cittadini, devono essere trasparenti e senza nessuna ombra”.
La procedura di nomina seguita per Pieper, ha spiegato nei giorni scorsi il portavoce di Von der Leyen, è quella prevista per i funzionari ‘hors classe’ e “i risultati del processo non sono resi pubblici. Ma la presidente ha piena fiducia nel fatto che la nomina è stata fatta seguendo le procedure”. Alle elezioni europee mancano ancora due lunghi mesi ed è probabile che gli attacchia a Von der Leyen continueranno. Sono iniziati il giorno stesso che, a Bucarest, è stata indicata come Spitzenkanditatin dal Ppe: malgrado fosse l’unica candidata, nel congresso presieduto da Manfred Weber (bavarese della Csu, già Spitzenkandidat nel 2019, stroncato in Consiglio Europeo da Emmanuel Macron e Angela Merkel) si è proceduto alla votazione. La politica tedesca alla Romexpo di Bucarest ha ricevuto 400 voti favorevoli, 89 contrari, 10 voti invalidi o nulli su 499 voti espressi, ma gli aventi diritto al voto erano ben 737: di questi, 591 si erano registrati per il voto, ma solo 499 hanno effettivamente votato. Non esattamente una partenza a razzo, per la campagna elettorale.