di Sonia Surico
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla produzione di un francobollo commemorativo con l’effigie di Silvio Berlusconi a un anno dalla sua scomparsa. Un colpo basso della politica o una mossa geniale per ricordare ai cittadini chi ha manipolato il palcoscenico politico per decenni?
L’approvazione di questa proposta ha scatenato una valanga di polemiche, con molti che la considerano una beffarda acrobazia di revisionismo storico. Ma al di là del clamore, l’idea è diventata realtà, e il governo si è affrettato a giustificarla con una dichiarazione ufficiale: “Un grande italiano che ha servito e onorato la Repubblica in tutti i ruoli che ha ricoperto: imprenditore, uomo di sport, leader politico e statista”. Ma sarebbe più onesto ricordarlo anche per i suoi scandali politici che hanno scosso l’Italia per decenni.
Silvio Berlusconi è stato senza dubbio uno dei protagonisti indiscussi della politica italiana degli ultimi 40 anni. Il suo impero mediatico ha plasmato le menti e influenzato le masse come pochi altri. Tuttavia, è stato anche condannato in via definitiva per frode fiscale, e non solo, mettendo in discussione non solo una certa integrità morale, ma anche la sua idoneità a essere celebrato come un “grande italiano”.
È un insulto alla memoria, una macchia indelebile sulla nostra coscienza nazionale.