Finisce quasi in un nulla di fatto, cioè senza risposte sul destino degli stabilimenti italiani, l’incontro con i sindacati convocato dall’ad di Stellantis Carlos Tavares alla vigilia del primo sciopero unitario del settore auto piemontese negli ultimi 15 anni. In compenso, subito dopo le due ore di quello che dal suo punto di vista è stato un “incontro costruttivo” il manager portoghese definisce “fake news” le notizie sulla fuga del gruppo dall’Italia. Ma al solito accompagna le rassicurazioni – “Voglio essere chiaro con gli amici di Mirafiori e del Piemonte: noi qui ci sentiamo a casa, siamo leader di mercato. Non abbiamo alcuna intenzione di andarcene” – con l’ennesimo avvertimento al governo. Stavolta nel mirino c’è l’intenzione dichiarata del ministro dell’Industria Adolfo Urso di portare in Italia un secondo produttore, probabilmente cinese: “Siamo in grado di tenere testa ai competitor cinesi, se qualcuno vuole introdurre competitor cinesi sarà responsabile delle decisioni impopolari che dovranno essere prese”.
Poco dopo Tavares – il cui compenso per il 2023 potrebbe arrivare a 36,5 milioni di euro, anche se i consulenti dei grandi investitori hanno raccomandato agli azionisti di Stellantis di votare contro l’aumento – ha chiarito meglio il concetto: “L’arrivo di un competitor porta a ridurre la quota di mercato di chi è leader come noi in Italia. Se siamo sotto pressione possiamo accelerare la produttività per ridurre i costi. Inoltre se perdiamo quote di mercato servono meno stabilimenti. Introdurre la concorrenza cinese è una grande minaccia per Stellantis. Noi combatteremo, ma quando si combatte possono esserci vittime. Non aspettatevi che usciremo vincitori senza cicatrici“. Il senso della frase, insomma, è una minaccia. Espressa con chiarezza anche ai sindacati.
Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom con la delega all’automotive, che ha partecipato al tavolo con l’ad, ha infatti raccontato: “Tavares ha subito evidenziato come un secondo costruttore in Italia, in particolare se fosse cinese, non farebbe altro che togliere quote di mercato a Stellantis, quindi in qualche modo, dal punto di vista occupazionale, renderebbe la situazione ancora più critica“. Tradotto: il gruppo potrebbe usarlo come un alibi per ridurre ulteriormente i posti di lavoro in Italia. Quanto agli annunci sui modelli che saranno prodotti nelle fabbriche italiane, Tavares “non ha dato risposte risolutorie per Mirafiori, come per gli altri stabilimenti. Siamo all’inizio di un triennio che sarà importante per tutte le case costruttrici per capire se l’industria dell’auto in Europa vada in modo diretto verso l’elettrico oppure, a fronte dell’appuntamento con le europee, se ci possano essere dei rallentamenti. Bisogna arrivare alla fine delle tornate elettorali per capire dove si andrà nel prossimo triennio, quindi anche oltre il 2030. Tavares ha spiegato che, anche per questi motivi, non si può dare una strategia definita oltre il 2030, ma solo idee e ambizioni. Non ha dato indicazioni su nuovi modelli, né novità sostanziali“.
Non è arrivato dunque l’atteso annuncio sulla produzione della 500 ibrida a Torino. In compenso poco dopo, inaugurando il reparto di produzione di cambi eDct, Tavares ha assicurato che la Panda con motore endotermico a Pomigliano “sarà prodotta fino al 2030, investiremo per adeguarla alle normative sulle emissioni“. Si allungherebbe dunque di tre anni l’orizzonte ufficializzato finora.
A una domanda sull’inchiesta che riguarda la famiglia Elkann e coinvolge l’ad di Exor, John, il manager si è limitato a dire che “il ceo di Stellantis può rispondere per l’attività dell’azienda e la sua reputazione che è ottima, è un’azienda fortemente etica, paghiamo le tasse ovunque operiamo, non abbiamo nessun problema con il fisco. La governance di Stellantis e il lavoro del cda sotto la presidenza di Elkann funzionano benissimo danno stabilità all’azienda, i manager possono lavorare. La governance è molto valida. Devo ringraziare Elkann per come presiede l’azienda. I nostri dipendenti hanno benefici da una governance stabile. Il resto riguarda la sfera privata di Elkann che non posso commentare”.