Comincerà l’8 maggio la discussione delle parti nel processo d’appello per la strage di Bologna per Paolo Bellini, condannato in primo grado all’ergastolo come esecutore materiale dell’attentato, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, accusati rispettivamente di depistaggio e false informazioni al pm. Si partirà con la requisitoria del Pg Nicola Proto.

La Corte d’appello di Bologna ha respinto tutte le richieste di rinnovazione istruttoria avanzate nelle scorse udienze dai legali degli imputati: tra queste il confronto tra l’ex terrorista e l’ex moglie Maurizia Bonini. I magistrati hanno sottolineato, nell’ordinanza, che le difese non hanno mai depositato le domande. Ma non solo, Bellini è stato arrestato per le minacce alla donna che era stata comunque sentita nel contraddittorio delle parti nel processo di primo grado.

Periti e consulenti che hanno analizzato il video girato il 2 agosto 1980 in stazione a Bologna dal turista Harald Polzer, dopo l’accoglimento di una richiesta della difesa lo scorso marzo, si sono confrontati durante l’udienza. I giudici avevano chiesto ai periti Eugenio Premuda e Giacomo Manghi di stabilire da quale posizione siano state fatte le riprese in stazione la mattina della strage, per capire soprattutto se le immagini in cui appare l’anonimo identificato come Bellini siano state riprese dal treno, come sostengono Procura generale e parti civili, oppure se siano state fatte da terra, come dice la difesa dell’imputato.

Secondo i due esperti le riprese sono state effettuate dal treno, considerando che “la posizione esterna sopraelevata rispetto al binario, da un’altezza di circa due metri e mezzo, è compatibile con quella da cui è stata fatta la ripresa dell’arrivo del treno in stazione”, immagine che quindi poteva essere stata girata solo a bordo del treno. Con questa analisi concordano i consulenti nominati dalla Procura generale e dalle parti civili, tra cui Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna. Diametralmente opposta la visione del consulente Antonio Ricossa, nominato dagli avvocati di Paolo Bellini: secondo l’esperto, infatti, Polzer non avrebbe potuto fare le riprese da bordo treno come invece sostenuto dalla difesa.

“L’udienza di oggi e le decisioni assunte dalla Corte di assise di appello di Bologna costituiscono una svolta nel processo di secondo grado relativo ai mandanti della strage di Bologna, poiché l’esito della perizia sulla posizione che il turista Polzer aveva quando ha ripreso la sequenza in cui è immortalato Paolo Bellini affossa definitivamente la tesi difensiva”quanto affermano i legali di parte civile che assistono i familiari delle vittime della strage di Bologna, gli avvocati Andrea Speranzoni, Lisa Baravelli, Alessia Merluzzi e Alessandro Forti.

La perizia disposta dalla Corte, infatti, “ha dimostrato che l’operatore si trovava sul vagone 11 del treno giunto sul primo binario 12 minuti prima dello scoppio della bomba”. Sconfessando, spiegano i legali, la “tesi difensiva di una signora posta alle spalle di Bellini con un orologio da polso che indicherebbe le ore 13.15. Il vagone 11 risulta essere stato staccato dal convoglio fra le 10 e 25 e le 10.40 circa. Polzer dopo questo orario non poteva più essere più lì“. Inoltre il rigetto “ben motivato” di ogni istanza di rinnovazione istruttoria “tentata dalle difese degli imputati e la fissazione dell’udienza di discussione per l’8 maggio prossimo certifica la completezza dell’istruttoria”.

Gli avvocati di parte civile, infine, si dicono “colpiti” nel leggere l’ordinanza della Corte laddove, nel respingere la richiesta di confronto fra l’imputato e la ex moglie Maurizia Bonini, evidenzia, tra altri motivi, “le gravissime minacce di morte pronunciate dall’imputato Bellini nei confronti dei Bonini, dopo la sentenza minacce che potrebbero gravemente condizionare l’attendibilità e la genuinità di qualsivoglia dichiarazione testimoniale resa dai Bonini in contraddittorio diretto con l’imputato”.

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