“Da oggi la Rai assomiglia di più all’Eiar” dell’epoca fascista, protesta il sindacato dei giornalisti Fnsi. “Dalla maggioranza un atto di forza senza precedenti”, attacca il Pd. E il M5s rilancia: “Atto di arroganza inaccettabile”. Resta altissima la tensione dopo che Fdi e Lega sono riuscite a far approvare le modifiche al regolamento per la Par condicio che garantiscono al governo più spazio di parola sulle reti in vista delle prossime elezioni europee. Un colpo di mano approvato senza i voti delle opposizioni che ora protestano insieme al sindacato dei giornalisti. Una ricostruzione che Fdi nega, accusando Pd e M5s di “mistificare” quanto avvenuto. Ma a smentire il partito di governo è la cronaca: è stato infatti approvato l’emendamento, rivisto, che inserisce “la necessità di garantire una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. E questo nonostante la delibera Agcom di partenza, prevedesse già uno spazio “fuori sacco” per le comunicazioni del governo. Così, di fatto, si allargano le maglie.
Già nei giorni scorsi tutte le forze che non siedono all’esecutivo si erano schierate compatte contro le proposte di modifica di una parte della maggioranza. Addirittura Forza Italia aveva frenato gli alleati, temendo di venire danneggiata da un maggiore spazio di parola per il governo. Ma nessuna perplessità ha fermato quello che viene ormai definito il lodo Fazzolari, ovvero la proposta di modifica voluta da Chigi ed elaborata dal sottosegretario alla presidenza. Per i dem siamo di fronte a una prima volta assoluta: “Non era mai successo”, ha scritto Sandro Rutolo, responsabile informazione dei dem, “che una maggioranza di governo per dare più spazio in Tv ai suoi ministri e sottosegretari si votasse da sola, dopo averlo stravolto, il regolamento della par condicio messo a punto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni”. E ancora: “Quello che è successo ieri sera non ha precedenti. Per la prima volta da quando è stato varato il regolamento nel 1993, la par condicio non garantisce più il corretto svolgimento della campagna elettorale nella Tv pubblica perché consente a ministri e sottosegretari di aggiungersi ai rappresentanti della maggioranza negli ultimi giorni della campagna elettorale, in questo caso per le elezioni Europee dell’8 e 9 giugno, con la scusa delle loro attività istituzionali. Un atto di forza grave e pericoloso. I rappresentanti della maggioranza in commissione sono andati oltre la decenza”. Ruotolo ha concluso rivolgendosi alla presidente del Consiglio: “Prendiamo atto che la presidente Meloni considera la Rai cosa sua. Da oggi avremo due regolamenti per la par condicio. Uno redatto dall’Agcom per le emittenti private e l’altro scritto nelle stanze di palazzo Chigi per l’emittente pubblica. Dunque, la questione del controllo politico sull’informazione nel nostro Paese è sempre più drammatica. L’articolo 21 della Costituzione è a rischio. Non si cambiano le regole mentre è in corso la campagna elettorale“.
Proteste sono arrivate anche dal M5s, dopo che lo stesso Giuseppe Conte aveva parlato di “scempio della libertà di stampa”: “E’ stata scritta una brutta pagina per il Parlamento e per il servizio pubblico”, ha scritto il capogruppo in commissione Dario Carotenuto. “La maggioranza si è posta con un atteggiamento inaccettabile rifiutando qualsiasi tentativo di mediazione su alcuni dei problemi che abbiamo sollevato, il che è del tutto inaccettabile per la natura di un provvedimento come la par condicio, che dovrebbe servire a garantire il pluralismo e a tutelare i cittadini. Tutte le opposizioni sono state unite nella richiesta di ragionevolezza che la maggioranza ha praticamente ignorato, procedendo con un atto di arroganza che è assolutamente inaccettabile”.
Il sindacato dei giornalisti Fnsi poi, ha messo sotto accusa anche un altro emendamento: quello che prevede la possibilità di mandare in onda i comizi fuori dai tg e quindi escluderli dalla par condicio se introdotti da una sigla diversa. “Basterà una sigletta e il governo potrà fare propaganda senza limiti”, ha scritto il presidente Fnsi Vittorio Di Trapani. “E intanto RaiNews rischia di diventare un maxi rullo di comizi elettorali, calpestando l’autonomia editoriale di una testata giornalistica e della sua redazione”. Denunce a cui si è associato anche il sindacato Usigrai: “Il servizio pubblico ridotto a megafono del governo. Ministri e sottosegretari non avranno alcun vincolo di tempo nei programmi e potranno dire ciò che vorranno purché riferito all’attività istituzionale. Con la norma approvata dalla maggioranza di governo in commissione di Vigilanza, nei programmi di approfondimento giornalistico della Rai si ritorna all’Istituto Luce. Ai soli rappresentanti del governo sarà garantita una puntuale informazione sulle attività istituzionali governative. Tutto questo alla vigilia del voto per le Europee. Non solo viene aggirata la par condicio, ma anche il contraddittorio con l’opposizione”.
Per Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi Sinistra la destra è “antidemocratica”: “Quando erano all’opposizione le regole sulla par condicio andavano bene, ora che sono al governo le cambiano per occupare ancora di più spazi nel servizio pubblico con la scusa della comunicazione istituzionale”. E ha chiuso: “Per la prima volta dal 2000 la commissione di Vigilanza approva una delibera non in linea con quella dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Un precedente pericoloso e grave, ma soprattutto la conferma che quella che governa il Paese è una destra antidemocratica che considera la Rai, il servizio pubblico, cosa sua“.