Cinema

Addio a O J Simpson, dalle gang di quartiere al cinema: vita, processi e morte dell’ex star del football

Addio ad O.J Simpson. La celebre star del football americano NFL, poi attore drammatico e comico, infine protagonista da imputato per omicidio di moglie e presunto amante in un processo seguito da tutti gli americani, è morto dopo una lunga lotta contro il cancro. Aveva 76 anni. Lo hanno dichiarato i suoi figli, utilizzando il suo profilo su X. Simpson era nato in una famiglia borghese di San Francisco anche se da bambino finì nel giro delle peggiori gang di quartiere.

Furono gli anni del college a farlo sbocciare sportivamente. Nel 1969 a 22 anni fu acquistato dai Buffalo Bills dove giocò fino al 1977 diventando uno dei running back più popolari e veloci della storia della NFL. Gli ultimi due anni di carriera, il 1978 e il 1979, li fece nella sua città natale con i 49ers. OJ detiene del resto ancora oggi il record di yard corse in una stagione di 14 partite (dal 1978 le squadre sono 16). Mentre diventava una star del football, Simpson intraprese la carriera d’attore peraltro in un momento dove gli attori afroamericani erano ancora parecchio centellinati e l’exploit agli Oscar di Sidney Poitier (1965) viveva ancora dello stato di eccezione.

Tra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta fa brevissime apparizioni in serie tv, poi nel 1974 si guadagna un posto tra Lee Marvin e Richard Burton in The klansman, film immerso nel razzismo del Ku Klux Klan e nella storia dei diritti civili. Poi ancora centra la presenza in tre titoli che fanno centro al botteghino: il film catastrofico Inferno di cristallo in compagnia di Paul Newman e Steve McQueen; Cassandra Crossing altro thriller catastrofico con un virus pandemico che si sposta su un treno e il set da dividere con Sofia Loren e Richard Harris; infine Capricorn One, altro thrillerone cospirativo su un finto allunaggio.

Negli anni settanta Simpson è quindi un volto popolare sia tra le gente di colore che tra i bianchi. L’incoronamento a tutto tondo di questo afroamericano oramai ricco, sposato con una bella donna wasp, bianca e bionda, arriva nel 1988 quando interpretata il primo dei due tre film della trilogia di La pallottola spuntata con Leslie Nielsen. OJ è il detective pasticcione Nordberg. Celebre la sequenza della retata in cui pur ricevendo una scarica di decine di colpi di arma da fuoco da un gruppo di criminali Nordberg continua a lamentarsi sbattendo sugli spigoli delle porte, bruciandosi una mano appoggiata su una stufa, appiccicando il vestito ad una porta appena verniciata e lasciando due dita sotto una finestra che si chiude.

Insomma, Simpson corona una carriera di successo prendendosi un po’ in giro, come tanto buon cinema demenziale del periodo. Si scherza invece meno quando nel 1994 la sua ex moglie Nicole Brown e il suo amante Ron Goldman vengono trovati uccisi nella casa di lei a pugnalate. Subito l’attenzione della polizia, la raccolta di prove e l’esame del DNA portarono al mandato di cattura per l’ex marito della vittima (Simpson e Brown avevano avuto un matrimonio turbolento tra il 1985 e il 1992 anche se si frequentavano dal 1979 quando Simpson era ancora sposato con la prima moglie). Simpson però non si consegnò alla polizia come concordato e fuggì su un auto bianca. Al suo inseguimento finirono decine di auto della polizia, ma soprattutto decine di elicotteri delle televisioni modello Apocalypse Now, tanto che l’inseguimento fu una delle prime breaking news in diretta della storia della tv. Una volta arrestato la seconda puntata del Simpson show andò in onda dall’aula del tribunale di Los Angeles dove l’ex star NFL venne difesa dal cosiddetto “Dream Team” di avvocati tra cui l’afroamericano Johnny Cochran e il celebre Robert Shapiro.

La battaglia tra innocentisti e colpevolisti, di fronte peraltro a molte prove a sfavore di Simpson, venne seguita in diretta mondiale, dal pubblico statunitense che i sondaggi dell’epoca videro dividersi in parti uguali con la popolazione afroamericana a favore dell’innocenza e quella bianca a favore della colpevolezza. Il Dream Team riuscì però a far assolvere Simpson dalle accuse a suo carico. Nel 1997 in un procedimento in sede civile per morte ingiusta e percosse contro Goldman e la Brown, Simpson venne però condannato a un risarcimento che non pagò mai per intero, trasferendosi infatti in Florida dove i beni non possono essere toccati per risarcire querelanti per cause civili.