Ha fatto distruggere i video che incriminavano il calciatore Demba Seck, da lui indagato per revenge porn nei confronti di una ragazza. E ha convinto con affermazioni false la vittima a ritirare la querela, allo scopo – secondo l’accusa – di favorire il giocatore della sua squadra del cuore, permettendogli di evitare il processo. Per questo Enzo Bucarelli, 54enne pm in servizio alla Procura di Torino, è stato trasferito d’ufficio in via cautelare dalla Sezione disciplinare del Csm e dovrà spostarsi a Genova con le funzioni di giudice civile, in attesa della conclusione del procedimento penale contro di lui: dal 5 febbraio scorso, infatti, è imputato a Milano – sede competente sui reati contestati alle toghe piemontesi – per depistaggio e frode processuale.
I fatti risalgono al febbraio del 2023, quando a Bucarelli, grande tifoso del Toro, fu assegnato il fascicolo nato dalla denuncia di una giovane donna che aveva avuto una breve frequentazione con Seck, ai tempi attaccante del club granata (ora è in prestito al Frosinone). La ragazza, V.G., aveva raccontato che, dopo aver interrotto la storia con il calciatore, aveva ricevuto da lui su Whatsapp due video dei loro rapporti sessuali, girati di nascosto e accompagnati da un messaggio minatorio. Il pm a quel punto perquisiva Seck e trovava i filmati sul suo smartphone, insieme alla prova che fossero già stati trasmessi a suoi amici (e accolti da risate e dai commenti “Che animale” e “Figa questa però”). Eppure, invece di sequestrare il telefono e clonare il suo contenuto per sostenere l’accusa, “chiedeva all’indagato di cancellare i filmati, comunicando alla persona offesa, il giorno dopo, che tali video non erano stati diffusi e suggerendole inoltre di addivenire a un accordo transattivo con il calciatore, con contestuale remissione della querela”, si legge nell’ordinanza di trasferimento cautelare emessa il 10 aprile dalla Sezione disciplinare. Transazione e ritiro che in effetti avvennero, salvando Seck dal rinvio a giudizio.
L’episodio era stato descritto così dalla stessa V.G. all’edizione torinese di Repubblica, che per prima ha raccontato la storia: “Dopo la denuncia sono stata contattata dal pm, che mi ha detto che non c’era stata alcuna divulgazione dei video. In quella occasione mi consigliava di procedere oltre e di definire con una transazione la vicenda, individuando quale cifra dell’eventuale risarcimento una somma che poteva attestarsi tra i cinquecento e i tremila euro”. Dall’ordinanza del Csm emergono poi altri dettagli, ricavati dal racconto reso ai pm di Milano da un appuntato dei Carabinieri che partecipò all’incontro: “Il dottor Bucarelli disse espressamente alla G. che i video non erano stati inoltrati (…) e poi ha rappresentato le diverse possibilità: da un lato andare a processo con la prospettiva di un’esposizione mediatica, vista la notorietà del calciatore, dall’altro valutare una remissione di querela”, incoraggiandola inoltre a “non chiedere cifre astronomiche, andando a fare una estorsione”, ma chiedendo “una cifra giusta per la vicenda”. Infine un elemento di colore: “Sulla parete dell’ufficio in cui è avvenuto il colloquio tra il magistrato e la persona offesa”, si legge nell’ordinanza, “era affisso con grande evidenza“ lo stemma del Toro, squadra in cui in quel momento giocava l’indagato. Giusto per rendere chiare le simpatie dell’inquirente.
Non solo. La volontà di Bucarelli di agevolare Seck, scrive la Sezione disciplinare, è dimostrata anche dalla “condotta complessiva” tenuta dal magistrato durante l’indagine. Dagli accertamenti svolti dalla Procura di Milano, infatti, emerge che il 20 febbraio 2023, il giorno prima della perquisizione nei confronti del calciatore, il pm ebbe “molteplici interlocuzioni telefoniche” con Marco Pellegri, team manager del Toro, in cui lo “informava dell’imminente perquisizione, in palese violazione della natura di atto a sorpresa”. Un trattamento di favore che non era passato inosservato, come si evince dai messaggi inviati da Pellegri al tecnico del Toro Ivan Juric: “Il pm è un mito, sta cercando di aiutarci. I due poliziotti sono più fiscali”. E ancora: “Se non fa il coglione la mettiamo a posto… lui molto disponibile e comprensivo… deve solo requisire il cellulare per un giorno, devono scaricare quello che ha dentro” (procedura che poi, come sappiamo, non venne nemmeno svolta). Secondo il Csm, in conclusione, il comportamento di Bucarelli ha “determinato un grave pregiudizio per l’immagine della magistratura: le condotte di manipolazione del quadro probatorio e di impropria sollecitazione della persona offesa al fine di indurla alla remissione della querela, investendo il cuore della funzione del magistrato inquirente, determinano un vulnus alla credibilità dell’incolpato e all’ufficio di cui lo stesso fa parte”.