La maggior parte dei 129 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas dal 7 ottobre scorso potrebbe essere morta. Secondo le fonti americane, alcuni sarebbero morti per malattia e ferite riportate durante il rapimento, altri sarebbero rimasti uccisi proprio durante i raid israeliani a Gaza, che proseguono in queste ore e che nella giornata di oggi hanno colpito anche un convoglio dell’Unicef mentre entrava nel nord della Striscia di Gaza, secondo quanto riferito dalla stessa associazione. Un operatore ha riferito alla Cnn che l’attacco mostra “quanto sia pericoloso” per le agenzie umanitarie operare nell’enclave in questo momento. Intanto Netanyahu si è detto pronto a una guerra su più fronti: “Siamo nel bel mezzo di una guerra a Gaza che continua con forza. Inoltre stiamo continuando a fare sforzi incessanti per la restituzione dei nostri ostaggi, ma siamo preparati per scenari che coinvolgono sfide in altri luoghi“. Il riferimento sembra essere alle minacce dell’Iran di rispondere al raid che ha colpito il suo consolato a Damasco, risposta che secondo l’intelligence usa potrebbe arrivare proprio nei prossimi giorni.

Gli ostaggi nelle mani di Hamas
Funzionari americani hanno riferito al Wall Street Journal di temere che gran parte degli ostaggi israeliani tenuti ancora prigionieri da Hamas a Gaza siano morti. Il report arriva nel mezzo dei colloqui per un accordo sulla tregua, con alcune fonti di Hamas che nei giorni scorsi hanno indicato di non essere in grado di rintracciare i 40 ostaggi vivi che Israele chiede nelle trattative. Si ritiene che a Gaza siano rimasti 129 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. L’Idf ha confermato la morte di 34 di questi ma, scrive il Wsj, “funzionari israeliani e americani stimano in privato che il numero di morti potrebbe essere molto più alto“. Per giovedì sera alle 19.30 (18.30 italiane) è atteso un gabinetto di guerra israeliano. Israele è in attesa ancora di una risposta ufficiale di Hamas alle proposte dei mediatori degli Usa, dell’Egitto e del Qatar per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Nel frattempo è salito ad almeno 33.545 il numero dei palestinesi che sono stati uccisi e a 76.094 quello dei feriti da quando è iniziata l’offensiva militare israeliana, ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza City. Nelle ultime 24 sono 63 le persone uccise e 45 quelle rimaste ferite nell’enclave.

Colpito un convoglio di Unicef
“Ieri un veicolo dell’Unicef che aspettava di entrare nel nord di Gaza è stato colpito da proiettili veri“: lo fa sapere l’agenzia Onu per l’Infanzia in un post su X, aggiungendo che “l’episodio è già stato sollevato presso le autorità israeliane competenti“. Tess Ingram, portavoce dell’Unicef, ha aggiunto che il convoglio stava aspettando in un’area di attesa prima del checkpoint nel nord di Gaza quando “sono scoppiati colpi di arma da fuoco nelle vicinanze”. Ingram ha detto che poi sono stati sparati colpi dalla direzione dell’incrocio “contro i civili che poi sono fuggiti nella direzione opposta”. L’auto su cui viaggiava Ingram è stata colpita da tre proiettili. “Purtroppo, gli operatori umanitari continuano ad affrontare rischi nel fornire aiuti salvavita”, aggiunge l’Unicef, “a meno che gli operatori umanitari non siano protetti, gli aiuti umanitari non possono raggiungere le persone bisognose”. Risale al 2 aprile l’attacco al convoglio dell’organizzazione umanitaria World Central Kitchen, colpito da un drone delle forze di difesa israeliane con “ripetuti spari”.

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